Nel vivo della stagione balneare. Morabito: “Messina dica se vuole puntare sul settore”

La stagione 2013, per i lidi balneari, era iniziata nel peggiore dei modi. La Regione aveva deciso un aumento dei canoni concessori del 600 %. Una scelta che aveva creato una scia di polemiche, sfociate poi in un ricorso al Tar per impugnare la legge. A proporlo, Federbalneari, l’associazione di categoria che riunisce le imprese del turismo balneare italiano. Quest’anno, invece, buone notizie. “La norma è stata parzialmente ritirata – afferma il coordinatore provinciale di Federbalneari, Santino Morabito, che è anche presidente della V circoscrizione -. Un recente decreto assessoriale ha attribuito l’aumento del 600 % solo alle occupazioni demaniali temporanee. Gli stabilimenti balneari non rientrano fra queste, perché sono a durata stagionale o annuale. L’aumento è stato solo del 10 % più la rivalutazione Istat, cioè il massimo previsto dalla normativa regionale. Così va bene, siamo disponibili ad accettarlo. Un aumento del 600 % da un anno all’altro, invece, non stava né in cielo né in terra”.

Non si tratta, però, dell’unica difficoltà nei rapporti con gli organi amministrativi. “In questi anni – prosegue Morabito – siamo riusciti ad intraprendere un’interlocuzione importante con l’Ufficio Demanio Marittimo regionale che ha anche una sede a Messina e contribuisce a snellire le procedure. I problemi rimangono, invece, con il Comune. Per affrontarli, su nostra richiesta, tre mesi fa è stato convocato un tavolo con sindacati e dirigenti degli enti coinvolti nel rilascio delle autorizzazioni per la stagione balneare”.

Ma quali sono questi problemi? “In tutta Italia – spiega Morabito – le licenze collaterali non legate alla balneazione, quelle che riguardano la somministrazione di cibi e bevande o le attività sportive, sono collegate alla concessione demaniale. A Messina no. In più, diversamente da altre parti, non ci sono autorizzazioni pluriennali e i concessionari sono costretti a rifare ogni anno la trafila, con spreco di tempo e denaro. Abbiamo chiesto spiegazioni al dipartimento Urbanistica ma ancora oggi non abbiamo avuto alcuna risposta. C’è un fondamento giuridico che legittimi questa vessazione nei confronti degli imprenditori della balneazione? Secondo noi no. Servirebbe almeno un canale preferenziale, un modo per ottenere le autorizzazioni in tempi brevissimi. Ci è stato risposto di presentare la domanda con diversi mesi di anticipo. Ma è una sciocchezza enorme. Il Comune chiede l’attestazione dell’impianto elettrico a norma, la dichiarazione del collaudo delle opere, tutti adempimenti che si possono compiere solo quando si monta la struttura. E si fa a fine maggio, mica a febbraio. Dunque presentare la domanda in periodo invernale, a meno che non si dichiari il falso, è impossibile”.

D’estate, la movida messinese si sposta dal centro storico ai lidi. Amati dai tanti giovani che li affollano, meno dai residenti della riviera, che lamentano disordine in strada e musica a tutto volume fino a tarda notte. Ed è qui che Morabito chiede chiarezza sulle intenzioni della città. “E’ evidente che si debba trovare la formula giusta per contemperare interessi legittimi. Però bisogna capire se questo è un settore sul quale si vuole puntare oppure no. A Rimini, nessuno si lamenta per la movida in spiaggia perché sanno che porta ricchezza a caduta sull’intera città. Vogliamo investire sulle attività legate al turismo e alla fruizione del mare? E’ una vocazione territoriale della quale la politica messinese non si è mai interessata, lasciando le spiagge al proprio destino. Si dica allora su quali settori si vuole puntare, così gli imprenditori si regoleranno diversamente. Al momento i circa 30 lidi messinesi danno lavoro stagionale a centinaia di persone. E il fatturato deriva all’80 % dalle attività notturne perché con 3 o 4 euro al giorno per sdraio e ombrellone non ci si paga neppure le spese della concessione”.

Altro argomento caldo è quello della pulizia, soprattutto delle aree confinanti con i lidi. “A noi concessionari – continua il presidente di Federbalneari -, fa capo la manutenzione ordinaria delle spiagge limitrofe. Mi risulta che venga effettuata. Nel mio lido, mando a fare pulizia una volta a settimana ma non è possibile che ci si debba sostituire alla pubblica amministrazione. Considerati i comportamenti sbagliati della popolazione, le spiagge dovrebbero essere pulite tre volte al giorno. Non abbiamo né i mezzi per farlo né le strutture per conferire i rifiuti né abbastanza bagnini. A Capo Peloro, la domenica sera, la spiaggia pubblica viene lasciata nella sporcizia più totale. Servono mezzi e squadre di Messinambiente. E’ impensabile che un bagnino possa pulire quello che lasciano migliaia di cittadini. Si raccolgono centinaia di chili di spazzatura”.

I temi di discussione non finiscono neppure al termine della stagione balneare, ma proseguono anche nella stagione fredda. Molte strutture rimangono montate per tutto l’inverno e spesso rimangono solo residui contornati da rifiuti, a rovinare lo splendido panorama sullo Stretto. “Anche qui bisogna fare delle distinzioni –dichiara Morabito -. Anzitutto, il cemento in spiaggia è vietato. Se c’è, gli organi di controllo devono verificare e prendere i dovuti provvedimenti. Il materiale autorizzato è solo quello amovibile. Addirittura in area di riserva e preriserva, a Capo Peloro, possono essere utilizzati solo legno e corda. Situazioni diverse vanno denunciate. Ci sono poi tutta una serie di strutture che rimangono in piedi d’inverno solo per risparmiare i costi dello smontaggio. In questo caso, chi ha il compito di vigilare dovrebbe essere severissimo perché si tratta di concorrenza sleale e deturpazione del patrimonio ambientale. Quando le strutture vengono abbandonate al loro destino vanno colpite, poiché le norme devono funzionare a garanzia di tutti”.

Non manca, infine, una stoccata al Comune anche in questo caso. “La legge quadro regionale che ha disciplinato l’utilizzo del Demanio marittimo stabilisce che è facoltà del concessionario lavorare anche d’inverno. Entro la fine della stagione balneare, il 15 ottobre, chi vuole destagionalizzare la propria attività deve fare una semplice comunicazione al Demanio, dicendo che intende avvalersi dell’articolo 3 della legge 15, per mantenere la licenza in corso di validità. Il Comune di Messina ha posto dei paletti, visto che non è stato approvato il piano spiagge. Ma è una previsione infondata, come è stato ribadito anche dal Consiglio di Stato. Le inadempienze della pubblica amministrazione non possono ricadere su cittadini e imprese. Se il Comune non ha un piano spiagge dal 2006, non è un problema né una colpa degli imprenditori. Il caso è poi regolato specificamente con una legge di salvaguardia. Le licenze possono essere concesse a patto che ci si impegni ad adeguarsi successivamente all’approvazione del piano. A Messina non accade e restano montate strutture sistemate e pronte per lavorare, che però non possono farlo”.

(Marco Ipsale)