Il blues siciliano di Mimì Sterrantino e Marco Corrao

Il blues siciliano di Mimì Sterrantino e Marco Corrao

Redazione cultura

Il blues siciliano di Mimì Sterrantino e Marco Corrao

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martedì 20 Novembre 2018 - 07:05

L’album “Liggenni” propone la fusione di differenti sonorità appartenenti al mondo folk

È uscito ieri, in versione digitale e in vinile a tiratura limitata, Liggenni, nuovo disco di Mimì Sterrantino e Marco Corrao.

I due cantautori appartengono a due diverse aree del messinese. Domenico Sterrantino, detto Mimì, nato nel 1984 in Svezia, si è trasferito insieme alla famiglia già dopo pochi mesi a Castelmola. Ha ereditato dal padre, cantautore folk, la passione per la musica, e dalla madre svedese quell’impostazione cosmopolita che gli ha permesso di unire l’amore per i cantautori folk siciliani a quello per la musica internazionale. Proviene invece dalla zona tirrenica Marco Corrao, classe ’81, cantautore e musicista con all’attivo prestigiose collaborazioni con artisti come Eugenio Finardi, Moni Ovadia, Giuseppe Milici, Francesco Cafiso, Giorgio Rizzo, Michele Gazich, Pippo Guarnera.

Liggenni propone otto brani inediti per otto leggende che arrivano dalla Sicilia crocevia di due mari e due anime, e che raccontano di una terra caratterizzata da esoterismo, misticismo e paganesimo. A farla da padrone sono le storie della tradizione scritta ma soprattutto a quella orale, quelle che ancora oggi i nonni raccontano.

Per questo motivo si può definire Liggenni un’operazione documentale sospesa tra passato e presente: dal passato prende la tradizione del racconto, quella dei cantastorie, dal presente l’approccio musicale. Proprio l’approccio compositivo, infatti, si discosta volutamente dallo stilema classico siciliano andando ad incontrare sonorità blues e country. Il risultato è una fusione di mondi folk, dove mandolino, tamburello siciliano, chitarra battente, percussioni africane e fiati della bande di paese convivono con la chitarra acustica e il banjo. "In fondo – scrive nella sua prefazione all’opera l’etnomusicologo Mario Sarica – quest’ultimo non è così lontano dalle sonorità dell’antico e dimenticato colascione siciliano (liuto a manico lungo di origine turca)”.

Sempre Mario Sarica, che delle tradizioni è custode e studioso (essendo anche fondatore e curatore scientifico del “Museo Cultura e Musica Popolare dei Peloritani”, nato per ricostruire la lunga e complessa vicenda organologica dello strumentario musicale popolare), identifica in questo lavoro di Sterrantino e Corrao proprio l’innovazione della cultura musicale classica. “Il loro approccio alla materia poetico-musicale siciliana – scrive, raccontando questo disco – evita il “già detto” e “ascoltato”, per riscoprire e rivitalizzare lo spirito creativo e affabulante dell’antica parola siciliana nella forma narrativo-musicale della leggenda. Nel loro cantare e suonare siciliano, a me pare di cogliere una purezza di spirito rara, che irradia un luminoso blues dai colori siciliani”.

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