Donne e lavoro: "Come sei arretrata Messina"

Donne e lavoro: “Come sei arretrata Messina”

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Donne e lavoro: “Come sei arretrata Messina”

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venerdì 08 Marzo 2024 - 07:04

Stefania Radici (Cgil): "L'8 marzo impone l’attenzione sulla condizione della donna nella nostra società. Dati allarmanti nel nostro territorio"

di Stefania Radici

Pubblichiamo una riflessione di Stefania Radici, segretaria confederale della Cgil Messina.

“Sogna, ragazzo, sogna, quando sale il vento nelle vie del cuore…non cambiare un verso della tua canzone”. Così cantava Roberto Vecchioni, rivolgendo un invito accorato ai giovani ad essere ostinati e caparbi, ad inseguire i sogni nonostante le avversità. Tutti e tutte dovremmo avere il diritto di provare a realizzare i nostri sogni e coltivare ambizioni, eppure il treno dei desideri spesso deraglia sui binari della vita. Capita a tanti ragazzi, ma capita soprattutto a tante ragazze, che uscite dalla scuola o dall’Università si ritrovano a fare i conti con un mercato del lavoro iniquo e discriminante, specchio di una società in cui il lavoro della donna è ancora considerato secondario e comunque sacrificabile sull’altare della famiglia.

Oggi è la giornata internazionale della donna, una giornata che impone l’attenzione sulla condizione della donna nella nostra società, dentro e fuori i luoghi di lavoro, una condizione fatta di rinunce, fatiche e acrobazie quotidiane.

Nel Messinese le donne sono spesso costrette a rinunciare al lavoro

A Messina il 55,1% delle donne tra i 15 e i 64 anni è inattivo e non perché preferisce stare seduto sul divano a guardare la TV: 1 su 4 è costretta ad esserlo per motivi familiari, per un lavoro di cura, di cui tra l’altro nessuno riconosce il valore monetario, nonostante sia fondamentale per supplire alle carenze del nostro welfare pubblico. Alle donne è chiesto di prendersi cura dei figli in una città in cui la disponibilità di posti negli asili nido e nelle sezioni primavera copre circa l’8% dei bambini da 0 a 36 mesi o dove solo il 10% dei bambini delle scuole primarie frequenta il tempo prolungato. Alle donne è chiesto di prendersi cura degli anziani, dei disabili e delle persone non autosufficienti in un territorio in cui si spendono solo 57 euro pro-capite per i servizi sociali (contro i 612 euro di Bolzano), con il risultato che solo l’1,3% della popolazione è raggiunta da interventi di carattere sociale (ultimi dati disponibili Onsst Cnel).

Da una parte l’assenza di un’offerta pubblica di servizi per l’infanzia e assistenza per le categorie vulnerabili, dall’altra l’assenza di una cultura della conciliazione e della condivisione degli oneri di cura fanno sì che siano le donne a dover rinunciare ad opportunità di accesso e carriera nel mercato del lavoro. Al Sud solo il 37,8% delle madri con figli fino a 5 anni ha un lavoro, la metà rispetto ai padri (82,1%), e le donne con figli o anziani da accudire, a parità di mansioni e inquadramento con gli uomini, sono retribuite meno. Il gap salariale è determinato non dal minimo tabellare che è il medesimo, ma dalla parte variabile della retribuzione, ossia indennità e premi legati a trasferte, trasferimenti geografici, lavori nei festivi o di notte o lavoro straordinario, che le donne spesso non sono nelle condizione di fare. Gap, che si ripercuote sulle pensioni. A Messina il trattamento pensionistico delle donne è inferiore di 538 euro rispetto a quello degli uomini nel settore privato e di 664 euro nel settore pubblico.

Un mercato del lavoro tra precarietà e bassi salari

Un altro motivo di inattività è lo scoraggiamento, che deriva da un approccio con il mercato del lavoro segnato da precarietà e bassi salari. Per intenderci, 7 donne in età lavorativa su 10 non lavorano e chi lavora si misura con una domanda di lavoro, che come ha recentemente riferito l’Inps di Messina, è prevalentemente a tempo determinato e stagionale. Un’instabilità lavorativa che ostacola, ritarda se non impedisce la decisione di fare figli.

Nessuno si lamenti se nella provincia di Messina registriamo di anno in anno sempre meno nascite (rispetto a 10 anni fa nascono 1.319 bambini in meno, pari a 25% di nascite in meno). Per invertire la tendenza al calo delle nascite, occorre promuovere un’occupazione femminile stabile e dignitosa, occorre mettere in campo politiche attive di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro e di condivisione degli oneri di cura tra i generi, potenziare i servizi per l’infanzia, dotare le scuole delle infrastrutture necessarie per garantire il tempo prolungato, rafforzare i servizi di welfare ed assistenza sociale e socio-sanitaria per anziani e non autosufficienti, ma soprattutto occorre costruire una vera cultura della parità di genere.

Non abbiamo bisogno di uomini che “aiutino” in casa, abbiamo bisogno di compagni che si facciano carico della cura degli spazi che occupano al pari nostro, non abbiamo di bisogno di “mammi”, abbiamo bisogno di padri che si prendano cura dei figli che concepiscono insieme a noi, non abbiamo bisogno di essere “protette”, abbiamo bisogno di non essere “violate”. Solo così potremmo avere davvero in mano la nostra vita e scrivere, per dirla con Vecchioni, il verso che manca alla nostra poesia.

Stefania Radici, Segretaria confederale Cgil Messina

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