Droga e cellulari in carcere, l'Accusa chiede 13 condanne

Droga e cellulari in carcere, l’Accusa chiede 13 condanne

Alessandra Serio

Droga e cellulari in carcere, l’Accusa chiede 13 condanne

mercoledì 21 Maggio 2025 - 17:30

Entravano in cella a Barcellona nelle teglie di pasta al forno

Messina – Non fa sconti l’Accusa al processo seguito alla scoperta sullo spaccio in carcere a Barcellona, dove sono stati trovati e sequestrati anche cellulari in uso illegalmente ai detenuti. Alla fine del processo per gli imputati che hanno scelto il rito abbreviato, il pubblico ministero ha chiesto 13 condanne, e sono piuttosto severe.

Le richieste di condanna

Otto anni di reclusione per Francesca Alaqua (35 anni di Milazzo) e Sebastiano Chiarenza (36, Messina); 6 anni per Giusy Catania (34, Barcellona) ed Alessio Sciliberto (35, Cernusco sul naviglio), 18 anni per Simona Costa (43, Messina), 12 anni e mezzo per Tommaso Costantino (22, Barcellona), 20 anni per Luigi Crescenti (45, Messina) e Francesco Esposito (51, Messina); 10 anni per Manuela Finocchiaro (38, Catania), Maria Gnazzitto (44, Barcellona) e Maria Rizzo (37, Milazzo); 12 anni per Salvatore Nania (43, Napoli), 14 anni per Francesco Perroni (34, Milazzo).

Dopo la requisitoria del PM la parola è andata ai difensori, gli avvocati Giuseppe Coppolino e Giusy Costa, infine la Giudice Ornella Pastore ha aggiornato l’udienza al prossimo 11 giugno per ascoltare gli avvocati Pietro Fusca, Giuseppe Ciminata Antoniele Imbesi, Sebastiano Campanella, Giuseppe Bonavita, Giuseppe Carrabba e Piera Basile, poi emetterà il suo verdetto.

Il blitz con 9 arresti

L’indagine della Polizia risale al 2022 ed ha scoperto che in alcune teglie di pasticcio e lasagne entrava in rack, marijuana, hashish, che grazie alla moglie di un detenuto riuscivano a superare le alte mura del Madia, entrando nelle celle. La stessa sostanza veniva smerciata da una gang di pusher di Milazzo, anche in questo caso con la complicità di alcune donne che avevano un ruolo molto attivo nell’attività. A tirare le fila erano i detenuti, da dietro le sbarre.

Uno dei detenuti secondo l’accusa, spacciava in carcere, dopo che i parenti dei detenuti fuori avevano saldato la moglie (anche tramite pagamenti telematici). Tra i clienti dei pusher di Milazzo e San Filippo del Mela, invece, hanno scoperto gli investigatori, c’erano anche dei minorenni.

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