Droga tra Messina e Torregrotta, le intercettazioni e il ruolo de "U principali"

Droga tra Messina e Torregrotta, le intercettazioni e il ruolo de “U principali”

Alessandra Serio

Droga tra Messina e Torregrotta, le intercettazioni e il ruolo de “U principali”

sabato 06 Aprile 2024 - 06:59

Le conversazioni intercettate dai carabinieri tra due nomi noti del mondo della droga tra Giostra a Messina e la provincia

Le indagini sfociate nella retata anti droga del 4 aprile scorso sono partite nel febbraio 2022, quando i militari del Nucleo Radiomobile della Compagnia di Milazzo hanno acceso i fari sull’abitazione di D’Amore a Torregrotta.

“U principali” a Messina

Droga tra Messina e Torregrotta intercettazioni
Maurizio Papale

Piazzando cimici audio e video sul pianerottolo di casa e davanti al portone, intercettando poi le telefonate, i militari sono arrivati in fretta all’arcinoto Antonino Papale di Messina, coadiuvato da Maurizio (nella foto) e Roberto Papale. Oltre a filmare le tante cessioni di droga, rivenduta tra le 30 e le 50 euro a dose, a seconda della sostanza, gli investigatori hanno anche intercettato due rifornimenti a Messina, sequestrato alcuni etti di stupefacente in due distinte occasioni ed effettuato gli arresti dei due corrieri. Parallelamente, ascoltando le conversazioni telefoniche, hanno ricostruito la gerarchia della rete di complici di Papale e D’Amore e le modalità operative utilizzate per continuare a spacciare anche dopo che il messinese era stato portato in carcere.

Le intercettazioni

La svolta all’inchiesta è arrivata nel giugno 2022 quando a casa di Papale bussano le forze dell’Ordine per portarlo in carcere dove in semilibertà deve scontare un residuo di pena per precedenti condanne. Prima di andare a Gazzi, Papale fa un’ultima telefonata appunto a D’Amore, che lo saluta dandogli del “direttore. “Mi stanno salendo in carcere…” dice Papale a D’Amore “(…) Mi hanno dato la semilibertà, (…) domani mattina alle 7 io esco (…)”. “Non c’è problema fratello lo sai come sono io qua (…)” gli risponde D’Amore, che nel prosieguo del dialogo lo chiama “Principale” e lo rassicura su quello che secondo gli investigatori è l’incasso dello spaccio: “Tutto quello che raccolgo è salvato…”. I due utilizzavano delle sim dedicate e intestate a parenti per parlare in codice del “business”. Il linguaggio in codice però non ha ingannato gli investigatori che hanno fatto scattare la retata.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta
Tempostretto - Quotidiano online delle Città Metropolitane di Messina e Reggio Calabria

Via Francesco Crispi 4 98121 - Messina

Marco Olivieri direttore responsabile

Privacy Policy

Termini e Condizioni

info@tempostretto.it

Telefono 090.9412305

Fax 090.2509937 P.IVA 02916600832

n° reg. tribunale 04/2007 del 05/06/2007