Un calo complessivo delle piogge annuali accompagnato da un aumento della frequenza e dell’intensità degli eventi estremi
Il cambiamento climatico sta ridefinendo i modelli meteorologici in tutto il mondo, e l’area di Messina, in Sicilia, non fa eccezione. Utilizzando un approccio analitico basato su dati storici e proiezioni, è possibile tracciare un quadro chiaro di come le precipitazioni siano cambiate negli ultimi cinquant’anni, mettendo in luce un paradosso: un calo complessivo delle piogge annuali accompagnato da un aumento della frequenza e dell’intensità degli eventi estremi. Queste dinamiche, che riflettono trend più ampi nel Mediterraneo, sollevano interrogativi cruciali sugli impatti ambientali e sociali futuri.
Un calo medio delle precipitazioni annuali
Analizzando i dati pluviometrici degli ultimi cinque decenni, emerge una tendenza alla riduzione delle precipitazioni totali annue a Messina. Negli anni ’70, la media annuale si attestava intorno ai 900 mm, mentre negli ultimi anni questa cifra è scesa a una forbice tra 700 e 750 mm.
Applicando una regressione lineare, si stima un calo medio di circa 3-5 mm all’anno, traducibile in una riduzione del 2,5% ogni 50 anni, in linea con il dato del 5% per secolo rilevato dagli studi del CNR per l’Italia. Questo trend riflette una progressiva aridificazione che caratterizza molte località del Sud Italia e del bacino mediterraneo, dove il riscaldamento globale sta alterando i cicli idrici.

Tuttavia, questa diminuzione non è uniforme durante l’anno. La primavera mostra una riduzione più marcata, con un calo stimato fino al 10% per secolo (ovvero circa il 5% negli ultimi 50 anni), suggerendo un accorciamento della stagione delle piogge moderate. Al contrario, l’autunno, stagione storicamente associata a precipitazioni intense a Messina, sembra mantenere una piovosità relativamente stabile o addirittura leggermente aumentata, soprattutto in termini di eventi estremi racchiusi in poche ore (quelli che determinano gli allagamenti e le esondazioni dei torrenti).
L’aumento degli eventi estremi
Messina è tristemente nota per le sue alluvioni storiche, come quelle del 1972-1973, del 2009 e del 2011, quando in poche ore si sono registrati accumuli eccezionali, spesso superiori ai 300 mm. Un’analisi della frequenza dei giorni con precipitazioni superiori a 50 mm nelle 24 ore evidenzia un dato significativo: negli ultimi 20 anni, questi episodi sono diventati più comuni, nonostante il totale annuo di pioggia sia diminuito. Questo indica una maggiore concentrazione delle precipitazioni in intervalli temporali ristretti, un fenomeno tipico del cambiamento climatico che intensifica la variabilità meteorologica mettendo a rischio ogni singola infrastruttura (concepita secondo i vecchi standard del clima del passato).

La stabilità o il lieve incremento delle piogge autunnali, combinato con questa concentrazione, spiega l’aumento degli eventi estremi. Le perturbazioni, rese più intense dall’energia termica accumulata nei mari surriscaldati, scaricano quantità ingenti di acqua in poco tempo, incrementando il rischio di allagamenti e frane in un territorio già vulnerabile dal punto di vista geomorfologico.
Un paradosso climatico
Il quadro che emerge è quello di un paradosso climatico: meno pioggia complessiva, ma più eventi distruttivi. La riduzione media di 20-25 mm ogni decennio, pur sembrando modesta, si inserisce in un contesto di crescente stress idrico, con primavere più secche che possono influire sull’agricoltura e sulla disponibilità di risorse idriche. Allo stesso tempo, l’aumento della frequenza di giorni molto piovosi amplifica i rischi per la popolazione e le infrastrutture, come dimostrato dai disastri del passato.
Questo fenomeno riflette un trend mediterraneo più ampio, dove il calo delle precipitazioni totali (circa il 5% per secolo) si accompagna a un incremento degli eventi estremi. La combinazione di siccità prolungate e piogge torrenziali rappresenta una sfida per la gestione del territorio, mettendo sotto pressione sia i sistemi naturali che quelli antropici.

Il cambiamento climatico sta trasformando il regime pluviometrico di Messina in modo complesso e preoccupante. La riduzione delle precipitazioni annuali, stimata in linea con i dati nazionali, segnala un futuro di maggiore irregolarità nella distribuzione delle piogge, con implicazioni per l’agricoltura, la biodiversità e la disponibilità d’acqua. Parallelamente, l’aumento degli eventi estremi, concentrati soprattutto in autunno, espone il territorio a rischi crescenti di inondazioni e dissesto idrogeologico, aggravati dalla conformazione del territorio e dall’urbanizzazione incontrollata durante i vari sacchi edilizi del passato.
Questi cambiamenti non sono solo numeri su un grafico, ma realtà che incidono e incideranno sempre più sulla vita quotidiana. La maggiore variabilità richiede strategie di adattamento urgenti, dalla progettazione di infrastrutture resilienti alla gestione sostenibile delle risorse idriche, fino alla sensibilizzazione della popolazione sui rischi climatici.

Se costruisci casa su di un torrente il problema non è del cambiamento climatico.
Se poi aggiungi pure una mancanza di prevenzione e manutenzione il risultato è quello che vediamo ogni volta che fa piogge più consistenti.