«Seguiamo con profondo dolore l’evoluzione di un’immane catastrofe che ha già mietuto vittime, raso al suolo attività umane e distrutto una parte significativa di habitat e di ecosistemi forestali, tra i più importanti nell’area euro-mediterranea. Brucia la foresta più a Sud del continente europeo e, con essa, i simboli di quel patrimonio di biodiversità con cui, finalmente, avevamo raccontato al mondo qualcosa di diverso e di unico del nostro Aspromonte». Così, in una nota congiunta diffusa dal Touring club italiano, gli ex presidenti dell’Ente Parco Tonino Perna (vicesindaco di Reggio Calabria) e Giuseppe Bombino (docente universitario alla “Mediterranea”).
Secondo Perna e Bombino, specie a causa delle «caratteristiche climatiche e morfologiche della montagna d’Aspromonte», l’unica arma efficace contro l’azione criminale dei piromani è la prevenzione. Questo perché «i grandi incendi boschivi, come quello che interessa in queste ore l’Aspromonte, non sono governabili con alcun mezzo».
Proprio per questo, le governance del Parco 2000-2005 (Perna) e 2013-2018 (Bombino) avevano puntato sui cosiddetti “contratti di responsabilità”, «i cui risultati – si osserva – sono ampiamente dimostrati».
Il modello “Perna” prevedeva il riconoscimento di una premialità, inversamente proporzionale al risultato conseguito, alle associazioni regolarmente iscritte nei registri di Protezione civile per la sorveglianza e il monitoraggio di porzioni di territorio affidate loro in cura.
Il modello “Bombino”, in continuità, aveva
implementato ed esteso in via sperimentale
tale approccio anche ai pastori e ai coltivatori del fondo, «a cui,
finalmente, veniva riconosciuto l’inedito ruolo di sentinelle del bosco e di custodi
della natura aspromontana».
«Riteniamo che i pastori, in questa rinnovata veste – si legge tra l’altro nel testo veicolato dal Touring Club –, rappresentino un asse importante del modello di prevenzione degli incendi boschivi». E ancòra: «Ci chiediamo come mai non si sia voluto dar seguito a questi modelli di prevenzione», peraltro in grado di generare pure apprezzabili ricadute sociali.
Ad avviso di Tonino Perna e Peppe Bombino, contro gli incendi – e non solo – bisogna tornare d’urgenza a valorizzare l’«infrastruttura umana». Perché «Non può esserci conservazione senza condivisione di visioni e di percorsi. E temiamo che non tutto abbia funzionato a dovere, che troppa parte del territorio aspromontano, sia demaniale che privato, sia abbandonato a sé stesso e sia visto ormai come una sorta di res nullius, anziché come un bene comune».