Emilio Solfrizzi ne "Il malato immaginario" al Teatro Vittorio Emanuele di Messina

Emilio Solfrizzi ne “Il malato immaginario” al Teatro Vittorio Emanuele di Messina

Redazione

Emilio Solfrizzi ne “Il malato immaginario” al Teatro Vittorio Emanuele di Messina

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martedì 01 Marzo 2022 - 18:20

Sabato e domenica in scena lo spettacolo adattato e diretto da Guglielmo Ferro

MESSINA – Emilio Solfrizzi ne “Il malato immaginario” di Molière per la regia di Guglielmo Ferro al Teatro Vittorio Emanuele di Messina sabato 5 e domenica 6 marzo. Con Emilio Solfrizzi in scena ci saranno Lisa Galantini, Antonella Piccolo, Sergio Basile, Viviana Altieri, Cristiano Dessi, Pietro Casella, Cecilia D’Amico e Rosario Coppolino. L’adattamento e la regia sono di Guglielmo Ferro: “Il teatro come finzione – sottolinea nelle sue note di regia – come strumento per dissimulare la realtà, fa il paio con l’idea di Argante di servirsi della malattia per non affrontare “i dardi dell’atroce fortuna”. Il malato immaginario ha più paura di vivere che di morire, e il suo rifugiarsi nella malattia non è nient’altro che una fuga dai problemi, dalle prove che un’esistenza ti mette davanti”.

“La tradizione, commettendo forse una forzatura – continua il regista – ha accomunato la malattia con la vecchiaia, identificando di conseguenza il ruolo del malato con un attore anziano o addirittura vecchio, ma Moliere lo scrive per se stesso quindi per un uomo sui 50 anni, proprio per queste ragioni un grande attore dell’età di Emilio Solfrizi potrà restituire al testo un aspetto importantissimo e certe volte dimenticato. Il rifiuto della propria esistenza. La comicità di cui è intriso il capolavoro di Moliere viene così esaltata dall’esplosione di vita che si fa tutt’intorno ad Argante e la sua continua fuga attraverso rimedi e cure di medici improbabili crea situazioni esilaranti. Una comicità che si avvicina al teatro dell’assurdo, Moliere, come tutti i giganti, con geniale intuizione anticipa modalità drammaturgiche che solo nel ‘900 vedranno la luce. Si ride, tanto – conclude Ferro – ma come sempre l’uomo ride del dramma altrui”.

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