Progetto “Priamo”, lo Stretto di Messina fonte d’energia pulita

Progetto “Priamo”, lo Stretto di Messina fonte d’energia pulita

Giuseppe Spano

Progetto “Priamo”, lo Stretto di Messina fonte d’energia pulita

mercoledì 04 Luglio 2012 - 15:00

Nel corso delle campagne di ricerca saranno mappati i siti idonei allo sfruttamento delle correnti marine

L’energia dal mare produce…un mare di energia, questo lo slogan che da tempo vede la ricerca tecnologica impegnata nella messa a punto di fonti energetiche rinnovabili.

Lo Stretto di Messina, in questo senso, rappresenta una fonte cospicua ed inesauribile grazie alle correnti marine ed al moto ondoso che costituiscono fattori importanti per la produzione di energia “pulita”.
Secondo i calcoli della IEA (International Energy Agency), il potenziale fruiibile si aggira tra i 20.000 e i 90.000 TWh/anno.

In questa direzione si sviluppa il progetto Priamo (Pianificazione, ricerca e innovazione in un ambiente marino orientato), dell’azienda siciliana METADATA con sede a Caltanissetta, che prevede un partenariato con l’Università di Messina, Dipartimento di Biologia Animale ed Ecologia Marina. E’ stato finanziato dalla Regione Siciliana con fondi europei nell’ambito del POR 2007-2013 Mis. 4.1.1.2 Sviluppo Sperimentale e per tale scopo è stata costituita l’ATS PRIAMO tra la Metadata ed il predetto Dipartimento.

Grazie a metodologie innovative, si punta all’individuazione dei siti idonei all’installazione di turbine sottomarine dotate di pale che hanno un diametro di 22 metri, l’intera struttura peserà circa 130 tonnellate e sarà installata ad una profondità compresa fra i 50 ed i 90 metri, con una produzione di 1 MW di elettricità 24 ore su 24, una quantità sufficiente al fabbisogno di circa 300 famiglie.

Dal 2006 è attivo nell’area dello Stretto il progetto Enermar, un prototipo di turbina marina ad asse verticale denominata Kobold che sfrutta le correnti marine e che attualmente produce 25 kW di potenza massima.

La prima campagna in mare del progetto Ichnussa 2012 è stata realizzata dall’Iamc-Cnr di Oristano e Messina e dall’Istituto di Scienze marine (Ismar) del Cnr di La Spezia e Venezia grazie all’utilizzo della nave oceanografica Urania che ha permesso lo studio morfologico del fondale nel quale dovrebbe essere allocata la turbina mediante acquisizione di dati batimetrici con Multibeam ad alta risoluzione.

I dati acquisiti, da sottoporre ad ulteriori verifiche tramite posizionamento di un ormeggio fisso, riguardano la parte settentrionale del versante siciliano dello Stretto di Messina, esattamente l’area marina all’altezza dell’abitato di Ganzirri, in un tratto caratterizzato da una profondità variabile tra 25 e 90 metri.

“Le correnti marine presenti” – precisa Alberto Ribotti, tecnologo presso l’IAMC CNR di Oristano – “saranno studiate utilizzando modelli numerici a calcolatore realizzati dal nostro Istituto a Oristano. L’intero sistema numerico è composto da diversi modelli di previsione a sempre maggiore risoluzione spaziale, innestati uno nell’altro, che produce dati giornalieri dei principali parametri oceanografici tridimensionali. Sarà anche verificata l’eventuale presenza e distribuzione nell’area di specie protette come la Posidonia oceanica, una pianta che forma estese praterie all’interno delle quali trovano cibo e riparo numerosi organismi, e la Pinna nobilis, il più grande bivalve presente nel Mar Mediterraneo che può raggiungere anche il metro di lunghezza. Riguardo lo status del progetto, abbiamo già effettuato una campagna di misure correntometrica e batimetrica nell’area di studio, ma ora siamo fermi per problemi burocratici che competono il coordinatore”. (Giuseppe Spano’)

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