“Corsi d’oro”: il Tdl rigetta le istanze, confermati domiciliari per tutti e sequestri di beni

I giudici del Tribunale della Libertà hanno respinto tutti i ricorsi presentati dai legali dei sette indagati dell'operazione Corsi d'oro. Pertanto restano tutti ai domiciliari poichè, evidentemente, secondo i giudici del Riesame, non sono ancora cessate le esigenze cautelari. La decisione è stata depositata nel primo pomeriggio dopo due giorni di trattazione delle posizioni dei sette indagati che avevano chiesto la scarcerazione. Si tratta di Melino Capone, ex assessore comunale e già responsabile regionale dell’Ancol, Elio Sauta, presidente dell’Aram e della moglie Graziella Feliciotto, di Chiara Schirò, moglie del deputato del PD Francantonio Genovese, Daniela D’Urso, moglie dell’ex sindaco e deputato regionale del PDL Giuseppe Buzzanca, di Natale Lo Presti, responsabile di Sicilia Service srl e Natale Capone, anche lui come il fratello Melino coinvolto nella gestione dell'Ancol. I giudici del Riesame hanno respinto anche il ricorso di Elena Schirò, moglie del deputato regionale del Pd Franco Rinaldi, limitatamente al sequestro di beni. Alle udienze di ieri e martedì erano presenti il procuratore aggiunto Sebastiano Ardita ed i sostituti Camillo Falvo, Fabrizio Monaco e Antonio Carchietti il cui impianto accusatorio continua a reggere completamente. Bisogna, infatti, ricordare che nei giorni scorsi il Tdl aveva rigettato anche le istanze di scarcerazione avanzate dai legali di Concetta Cannavò presidente della Lumen e Nicola Bartolone vicepresidente dell’Aram. A questo punto agli indagati non rimane altro che la strada della Corte di Cassazione per poter recuperare la libertà persa il 17 luglio scorso quando scattarono i dieci arresti da parte di Guardia di Finanza e Polizia.