Filastrocche, paccottiglie e la sensibile arte di Martina Karamazov

Filastrocche, paccottiglie e la sensibile arte di Martina Karamazov

Giulia Greco

Filastrocche, paccottiglie e la sensibile arte di Martina Karamazov

domenica 21 Novembre 2021 - 06:40

L'arte della messinese Martina Karamazov al SecondLife ConceptStore: bambole imperfette, filastrocche e disegni per bambini e adulti cresciuti troppo in fretta.

“Quando la mia infanzia è fuggita? O quando ho fatto fuggire la mia infanzia?” forse queste sono le domande che balenano nella nostra coscienza appena si osserva l’arte di Martina Camano, in arte Martina Karamazov.

Giorno 17 Novembre il SecondLife ConceptStore, in via Mario Aspa 19, nei pressi del Teatro Vittorio Emanuele, ha inaugurato la sua nuova stagione di una serie di incontri e mostre di carattere culturale ed artistico ospitando i disegni, le parole e le “paccottiglie” – bambole imperfette cucite a mano – di Martina.

Le antiche energie delle vetrine di SecondLife hanno fatto da cornice alle opere della personalità poliedrica dell’artista: educatrice, giocattolaia, artista e attenta osservatrice (direi che ormai debba essere messo in curriculum la capacità di osservare, nel profondo, ciò che ci circonda). Su un divano liberty e tra oggetti che raccontano come d’incanto storie e vissuti sconosciuti, la chiacchierata con Martina si è trasformata in una lezione al “piccolo sé” che dimora dentro ognuno di noi.

Martina, tu sei un’autodidatta: come hai trovato la tua identità artistica?

Probabilmente grazie al lavoro che ho fatto con i bambini. Sono stata maestra per quasi 10 anni per un’associazione che si occupa di educazione di pedagogia steineriana, un metodo che richiede un certo impegno nell’insegnare attraverso l’arte. Non si insegna in modo concettuale, ma ogni conoscenza passa attraverso l’esperienza artistica. Sia la mia inclinazione da quando ero piccola, sia il dover essere performativa con i bambini e la responsabilità che ho sempre provato nei loro confronti, hanno sviluppato questa mia creatività.

Punto cardine della mia esperienza da maestra è stato anche cercare di trasmettere ai miei alunni la bellezza e la fiducia che risiede negli “occhi del fanciullo”, che da ogni esperienza spinosa può nascere una rosa.

Come si sviluppa il tuo processo creativo?

Dipende da quello che faccio. Spazio molto ed utilizzo diversi supporti. Mi piace molto lavorare con i gessetti per strada, creano un contatto con chi passa, con l’ambiente e la città, un’attività molto stimolante. Mi lascio ispirare da ciò che succede, la natura è un elemento essenziale: se sono per strada e vedo solo cemento, mi piace immaginare (e disegnare) una pozzanghera su cui si riflettono le nuvole. Cerco di incrociare lo sguardo di chi non ha la forza di alzarlo, rapirlo e dirgli che oltre il proprio naso c’è tanto di bello che non notiamo.

Quanto è ecosostenibile la tua arte, il tuo lavoro?

Questo è un tema che mi sta molto a cuore. Infatti sono felicissima di essere ospite del SecondLife ConceptStore, basato sul concetto del riuso e dell’economia circolare. Credo molto nella seconda vita delle cose; la maggior parte dei disegni qui esposti sono sulle più svariate superfici: sacchetti di cartone per la frutta, scatole, carta da pacchi… io penso che noi, sulla Terra siamo ospiti, non possiamo arrogarci il diritto di non rispettare la natura e quello che ci offre ogni secondo della nostra esistenza. Come dicono gli scout “devo lasciare questo posto meglio di come l’ho trovato”. Con le bambole, questo elemento del recupero è stato centrale: ho iniziato a fare bambole perché avevo recuperato della lana, unendola a filamenti di maglioni che non si utilizzano più, prediligo delle lane rigenerate. Insomma, ci sto molto attenta perché ci tengo particolarmente.

Hai dei progetti futuri, avremo modo di vederti in quale altra veste, nuovi luoghi? Oltre a scovare i tuoi “spot” artistici per strada

Sì, se dovessi paragonarmi ad un elemento della natura direi un lago. Sono lì e accolgo, può esserci un fiume che parte da me e va da un’altra parte, raccoglie nel percorso qualcosa e se la porta nel suo viaggio. Sono molto nell’accogliere e fluire, se trovo qualcosa che mi fa sentire bene e a mio agio, perché no? Sicuramente dopo questo periodo di quotidiana produzione, vorrei esporre di più questa visione sulle carte riciclate. Continuare a portare avanti il concetto che tutto può rinascere e che ogni cosa è unica, ed imperfetta.

Un’ultima curiosità: perché Karamazov?

Adoro Dostoevskij, ho trovato un’assonanza con il mio cognome e mi incuriosiva l’idea di immaginare una sorella accanto ai fratelli Karamazov.

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