Il sindaco di Barcellona: “La città metropolitana è l’ultima spiaggia per lo sviluppo”

Il sindaco di Barcellona: “La città metropolitana è l’ultima spiaggia per lo sviluppo”

Giovanni Passalacqua

Il sindaco di Barcellona: “La città metropolitana è l’ultima spiaggia per lo sviluppo”

venerdì 30 Maggio 2014 - 06:18

L’amministrazione di Barcellona organizza un incontro per discutere di Città Metropolitana, ma la scarsa partecipazione è la prova di quanto l’argomento sia rimasto un fatto per addetti ai lavori. “La città metropolitana guarda sia al futuro delle nostre colline che delle nostre spiagge- ha detto Maria Teresa Collica- e forse è davvero l’ultima spiaggia per lo sviluppo”

Barcellona e Milazzo hanno una responsabilità nei confronti dei 51 soggetti istituzionali coinvolti nella Città Metropolitana, e il convegno da noi promosso voleva essere il primo passo in questa direzione. Purtroppo, la partecipazione non è quella che ci si aspettava”. Maria Teresa Collica, sindaco di Barcellona Pozzo di Gotto, non può che constatare la scarsa presenza di amministratori e consiglieri comunali alla conferenza, organizzata alla Vecchia Stazione, dalla sua amministrazione. Al dibattito hanno partecipato il commissario della provincia Filippo Romano, il prof. di diritto commerciale, Antonio Saitta, il prof. di economia, Michele Limosani e l’ex sindaco di Taormina, Mario Bolognari. E sei o sette rappresentanti del territorio, in tutto.

“C’è poca consapevolezza dell’importanza di questa scelta per il futuro” ha continuato Collica “ma tutte le nostre opportunità di sviluppo passano dalla Città Metropolitana, che va oltre le logiche amministrative attuali, in direzione di una programmazione comune. Non possiamo farci trovare impreparati”.

LA PROGRAMMAZIONE

“Programmazione” è uno dei temi ricorrenti all’interno della discussione. “La Città Metropolitana è un’area specializzata vasta; la sua specializzazione è la capacità di attrarre in maniera efficace i fondi europei per lo sviluppo strategico”, – sostiene Romano – “e si possono già individuare tracce delle sue probabili funzioni: mobilità, turismo, urbanistica”.

Le competenze sembrano mettere d’accordo tutti i relatori. “L’attenzione della UE per le Città Metropolitane va collegata alla necessità di un riequilibrio nella distribuzione delle risorse europee, in particolare quelle del PON METRO – il Piano Operativo Nazionale – che prevede interventi di pianificazione strategica per lo sviluppo, e non riguarda dunque interventi infrastrutturali o simili” – aggiunge Limosani – “si va verso una mobilità integrata, una programmazione ambientale comune, una gestione condivisa delle aree di insediamento produttivo e dei poli industriali”. Tuttavia, la legge che definirà queste competenze si avrà soltanto dopo il 26 settembre, termine ultimo per decidere la futura collocazione istituzionale dei comuni. Un paradosso, come sottolineato dall’intervento, sul forum di Tempostretto, di Bolognari.

UNA PRECARIA QUALITÁ NORMATIVA

“Una volta tanto, la legge nazionale è più caotica di quella regionale”. Così Romano introduce l’analisi della normativa che ridisegnerà gli enti intermedi non solo a livello regionale, con la legge 8 marzo approvata dall’ARS, ma anche a livello nazionale con la legge Delrio. “Anzitutto bisognerebbe capire cosa si intende per Città Metropolitana, visto che la definizione lascia spazio ad ampie interpretazioni”. Saitta interviene nel merito: “Una riforma dovrebbe basarsi sull’architettura costituzionale e sulle grandi leggi che ordinano lo Stato. In realtà si procede in maniera capovolta: la legge Delrio deve affrontare un percorso di riforma costituzionale, e l’attuale governo nazionale non sembra disporre dei numeri necessari. Ma ci sono incongruenze anche tra la legge Delrio e quella siciliana: sulla dimensione delle Città Metropolitane, che a livello nazionale coincidono con le ex provincie, o sul sindaco capofila, che solo in Sicilia sarà eletto invece di essere automaticamente individuato nel sindaco del capoluogo più popoloso”. E che il governatore Crocetta riesca a presentare la legge sulle competenze è tutto da verificare, viste le difficoltà che attendono il governo regionale nei prossimi mesi.

“La provincia non è l’unico ente disfunzionale; sarebbe stato il caso di organizzare una riforma organica di tutti gli enti, piuttosto che una battaglia politica su un capro espiatorio” – continua Saitta – “adesso bisognerà fare i conti con una situazione tutt’altro che omogenea, che va definita in pochissimo tempo nonostante la sua complessità. I Liberi Consorzi sono un simbolo di questa legge: non sono “liberi”, piuttosto coatti; e sono definibili consorzi solo per il loro sistema elettivo di secondo grado. È l’ennesima rappresentazione del mito dell’autonomia siciliana; ma non si può non tenere conto dell’ordine pubblico e costituzionale che una legge deve rispettare”.

Sulla stessa linea l’ex assessore Bartolotta, intervenuto nella discussione: “C’è una precaria qualità normativa, che porterà al probabile rinvio di questa probabile riforma. Tuttavia, ci sono comuni in fase molto più avanzata – il sindaco Bianco non fa mistero di aspirare a una suddivisione bipolare, sul modello trentino, in cui Palermo conservi un ruolo politico e Catania amplifichi le sue potenzialità industriali, come dimostrano i lavori per costituire un distretto con Siracusa e Ragusa. Se Messina non vuole restare schiacciata, deve darsi una mossa; e per far questo è necessario un leader che si prenda la responsabilità di organizzare la discussione e compattare i comuni”.

IN CERCA DI UNA GUIDA

“Il punto è politico: cosa faranno i comuni da qui al 26 settembre?” Bolognari non si discosta dal realismo che ha caratterizzato la discussione: “Esiste una effettiva praticabilità politica per la Città Metropolitana? In questo momento manca stabilità: c’è un’alta conflittualità tra i sindaci, destinata indubbiamente a riproporsi nelle eventuali assemblee; in mancanza di una leadership, tutto questo processo seguirà le direzioni dei singoli interessi. Inoltre, allo stato attuale, i Liberi Consorzi sono un’avventura rischiosa di cui non si vede l’utilità”. Emerge l’esigenza di un confronto decisivo, indirizzato da arbitri neutrali e competenti: l’Università e, paradossalmente, la Provincia. E’ Romano a proporsi: “Abbiamo valide competenze tecniche al nostro interno, e la sede della Provincia a Messina può essere un ottimo luogo di incontro; tuttavia non può essere trascurato il contributo che l’Università ha dato e può ancora dare alla discussione. Bisogna sbrigasi”.

Perché, come sottolinea il sindaco Collica, “la Città Metropolitana è un ente che guarda tanto al futuro delle nostre colline quanto a quello delle nostre spiagge. E forse, si tratta proprio dell’ultima spiaggia per il futuro del territorio”.

Giovanni Passalacqua

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