“Genova non è finita”. Tra i manifestanti condannati per il G8 anche due messinesi

“Genova non è finita”. Tra i manifestanti condannati per il G8 anche due messinesi

Eleonora Corace

“Genova non è finita”. Tra i manifestanti condannati per il G8 anche due messinesi

venerdì 20 Luglio 2012 - 23:49

Dario e Ines sono i due messinesi condannati per i fatti accaduti durante il G8 di Genova, insieme ad altri manifestanti. Venerdì 13 luglio la sentenza della corte di Cassazione, che continua a fare discutere, anche in ambito cittadino.

Non sono dei black bloc”. Si sfoga così l’avvocato che ha seguito Dario e Ines, i due messinesi condannati il 13 luglio dalla Corte di Cassazione, insieme ad altre otto persone, per i fatti accaduti a Genova nel corso del G8 del 2001. Dopo decine e decine di articoli, libri, documentari e film, parlare del G8 di Genova resta difficile. Riassumerlo ancora di più. Quello che è successo nel 2001 nel capoluogo ligure è tristemente noto: giorni e giorni di scontri durissimi tra manifestanti e forze dell’ordine, la morte di Carlo Giuliani, il pestaggio della Scuola Diaz, le sevizie della caserma di Bolzaneto. Pagine nerissime della storia del nostro paese, paragonabili solo, forse, agli anni di piombo. Amnesty International definì quello che successe a Genova nel 2001: “la più grave violazione dei diritti umani avvenuta in un paese occidentale dopo la seconda guerra mondiale”. Tutto questo è storia. La settimana scorsa, il capitolo del G8 di Genova si è chiuso formalmente, essendo l’iter giuridico arrivato al suo capolinea: le sentenze di cassazione per i poliziotti accusati di lesioni e falso in atto pubblico – niente di più, dal momento che in Italia non sussiste il reato di tortura, previsto dalla Convenzione dell’Onu e in vigore in altri paesi europei – e per i manifestanti no global rei, secondo l’accusa, di devastazione e saccheggio. Anche quella giudiziaria, ormai è storia vecchia: poco più di tre anni ai poliziotti, da scontare nei servizi sociali – essendo il reato di lesioni ormai caduto in prescrizione – e dai 10 ai 15 anni ai manifestanti. A nulla è valsa la campagna 10×100 anni di carcere, che dal 12 giugno ha coinvolto cittadini e personaggi dello spettacolo per evitare una sentenza così dura. Se questo ormai è storia, meno si sa, però, dei nostri due concittadini condannati, del reato loro imputato, degli altri messinesi che hanno partecipato al G8. Andiamo per ordine.

Dario e Ines. Undici anni dopo.

Dario Ursino e Ines Morasca, classe ’78 e ’70, messinesi, sono stati identificati nelle foto scattate durante gli scontri del luglio genovese di 11 anni fa. Lei è stata riconosciuta per il tatuaggio, lui in seguito al ritrovamento dello stesso paio di pantaloni dopo una perquisizione. Ma le foto non testimoniano la loro partecipazione negli atti imputati, solo che si trovavano lì mentre avvenivano. “Non c’è una sola foto che dimostra che siano stati responsabili di una devastazione o di un furto”. Spiega l’avvocato che li ha seguiti fino alla sentenza di primo grado, che li descrive come: “Due persone pacifiche e buone che negli ultimi dieci anni hanno avuto una figlia e hanno pensato soprattutto a lei. Dario è una persona capace di lavorare dieci ore al giorno. La loro punizione appare assurda proprio perché in questi dieci anni hanno condotto una vita assolutamente pacifica”. I tempi giudiziari, si sa, sono molto lunghi, ma solitamente nelle sentenze si tiene conto del periodo interposto tra i fatti e il verdetto, dei cambiamenti avvenuti e del comportamento degli imputati. Questa volta, evidentemente, non è andata così. Del “fattore tempo” ne parla Pietro Saitta, sociologo e ricercatore dell’Università di Messina, che non sembra avere dubbi sulla logica del capro espiatorio: “Un verdetto così tanto tempo dopo significa avere la determinazione di portare a fondo una processo contro delle persone che incarnano una colpa simbolica e pagano loro dieci per diverse migliaia”.

Parlando di “spietatezza del Leviatano” ,Saitta interseca l’analisi sociologica sullo Stato moderno e la sua forte componente immunitaria con riflessioni che investono l’ambito relazionale e umano. “Un processo che si compie a distanza di undici anni non tiene conto delle profonde trasformazioni che hanno luogo nell’individuo, che viene cristallizzato dentro un’azione passata. Vedere quella che è la vita quotidiana dei condannati a distanza di un decennio è qualcosa di pietoso”. Per Ines, l’ordine di esecuzione è stato sospeso, in attesa che il Tribunale di Sorveglianza conceda gli arresti domiciliari. Il reato. Correva l’anno 1930. Il reato di devastazione e saccheggio è tanto particolare quanto poco usato nella storia della Repubblica. L’ultima sua applicazione risale agli anni settanta, in casi dove gli imputati furono, tra l’altro, assolti. Il reato fu sancito nel 1930. Nulla di inconsueto, dal momento che l’intero codice penale – noto come Codice Rocco – risale al Ventennio. Venne inserito quando il regime fascista aveva bisogno di punire con forza ogni subbuglio della piazza contro politiche particolarmente impopolari. Una sorta di legge marziale applicata in ambito civile e in tempi non sospetti, dunque. La particolarità del reato sta nel fatto che non sussiste se preso singolarmente, vale solo quando il furto, lo scasso e il danneggiamento di immobili avviene su vasta scala. Presupposto del reato è, dunque, un’azione collettiva in cui pesa anche la cosiddetta “compartecipazione psichica”. Come spiega l’avvocato Carmelo Picciotto: “Questo è il teorema che sta dietro: se vedi gente che commette reati ti devi allontanare”. Questo però implica larghi margini di incostituzionalità del reato stesso, dal momento che: “uno può essere responsabile, infatti, del singolo atto non di uno stato generale che si viene a creare. Se io rompo una vetrina rispondo di danneggiamento non di aver messo in pericolo l’ordine pubblico Questo è il lato più aberrante di tutta la faccenda”.

Genova, luglio 2001. Si chiamano ironicamente – me nemmeno tanto – “reduci del G8”.

Sono i messinesi che erano in quella blindata ed irriconoscibile Genova, nel luglio del 2001. Commentano, loro come tutti, le sentenze della scorsa settimana e quelle vicende che continuano a fare discutere, un decennio dopo. Ma i loro commenti spesso diventano testimonianza. Daniele David, Cgil, non esita a dichiarare che “le pene sono sproporzionate rispetto a eventi che non hanno colpito le persone”. L’impressione che i simboli del potere valgano più della cerne e del sangue della gente è forte. Per il sociologo Saitta è addirittura scontato: “Lo stato liberale è prima di tutto difesa della proprietà, poi della vita”. Motivo di discussione e di riflessione sono, tutt’oggi, le modalità di gestione di una situazione che si preannunciava in partenza esplosiva – basti pensare gli scontri avvenuti a Napoli poche settimane prima. I fatti accaduti a Genova continuano a sembrare assurdi, addirittura surreali nella loro brutale drammaticità.

Il primo giorno è stato una festa” – racconta Simone, dottorando nel nostro Ateneo – “Il secondo giorno, però, siamo scesi in piazza e non abbiamo mai raggiunto il corteo. Erano già iniziate le cariche”. La cosa che sopra tutte turba dei fatti del 2001, è il doppio binario giudiziario che vede da un lato processati dei manifestanti, dall’altro dei membri della polizia di Stato. Chi metteva in pericolo l’incolumità pubblica a Genova? Una domanda scomodissima, che aleggia perenne, un passo oltre ogni discussione sul G8 di Genova e trascina con sé immagini di guerriglia, della Diaz, di Piazza Alimonda… Sempre a proposito della storia giuridica scritta dalle sentenze sul G8 del 2001, alcune cariche da parte delle forze dell’ordine ai manifestanti sono state riconosciute dal Tribunale “illegittime”.

Particolari che fanno riflettere. “Scene da guerra civile” – così definisce quei gironi Simone – “c’erano elicotteri che sparavano lacrimogeni (poi riconosciuti non a norma) e sub che bloccavano chi si tuffava a mare per scappare”. Come si è arrivati a tanto? Il dottorando Simone non ha dubbi: “Se non sai dare risposte politiche a una manifestazione di tale entità, hai fallito come democrazia e sei ben riuscito come stato di polizia. Quella che si è giocata in Italia in quei giorni è stata una partita che ha visto vincere la strategia autoritaria.”. tra le 22 e la mezzanotte di oggi, undici anni fa, la polizia faceva irruzione nella scuola Diaz. Sempre undici anni fa, ieri, moriva Carlo Giuliani. Una settimana fa le sentenze che colpiscono dieci manifestanti su 300.000. Il manifesto della campagna 10×100 recita: Genova non è finita. Infatti, “resta, amara e indelebile, la traccia aperta di una ferita” (Guccini – Piazza Alimonda). (Eleonora Corace)

16 commenti

  1. Se sono persone cosi brave perchè erano a Genova a distruggere? Hanno quello che si meritano…

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  2. certamente è stata una brutta storia MA PER TUTTI … forze dell’ordine aggredite e che aggrediscono , la piazza che sfila e la piazza che lancia bottiglie incendiarie e saccheggia…. TUTTO molto brutto !!! rimane un assunto l’uso della piazza spesso violenta è un errore ma trova radici nella storia POLITICA DELLA SINISTRA italiana sino a sfociare nel terrorismo , la risposta dello stato a quel punto prende errate derive autoritarie …. ci scappa il morto MA LAMENTARSI DOPO NON HA SENSO !! ERI LI ?? SEI COERENTE ?? ACCETTI ANCHE LE CONSEGUENZE NON SEMPRE NELLE REGOLE PERCHE’ VIOLENZA GENERA VIOLENZA …VENTO TEMPESTA E SE ERI LI HAI SOFFIATO ANCHE TU e non sei un eroe sei solo una parte contro un altra ed è difficile dare una medaglia (se non sei pieno di ideologia) a chiunque in un fatto del genere!!

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  3. Che articoli senza senso…..cosa vuole dire che ha fallito la democrazia e ha vinto lo stato di polizia? Una cosa è manifestare nel modo civile, un’altra cosa è devastare una città…cosa bisognava fare, aspettare che mettessero sotto fuoco e fiamme tutta Genova? Se non ricordo male il Carlo Giuliani che èstato citato aveva in mano un estintore che voleva scagliare contro le forze dell’ordine…se avesse preso qualcuno in testa lo avrebbe ammazzato…quindi non diciamo cose senza senso.La polizia ha sbagliato in certi modi di fare ma in tutte le immagini si vedono tanti che sono andati a Genova solo per distruggere.Ognuno deve pagare per ciò che ha fatto:la polizia da una parte e i devastatori dall’altra. Dare la colpa solo alle forze di polizia o allo stato non è corretto. Purtroppo quando si è giovani tante cose stupide che si fanno poi si pagano.

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  4. Alessandro Grussu 21 Luglio 2012 12:21

    Quante affermazioni prive di senso, mosse solo da pregiudizi e da ignoranza. Se solo guardaste in faccia le due persone citate per i fatti (chi scrive li conosce da prima ancora dei fatti a loro contestati) capireste che è gente incapace di far male a una mosca e che sta pagando per colpe non loro.

    A Genova nel 2001 è stata sospesa la democrazia e si è agito con metodi da dittatura sudamericana usando come pretesto una provocazione studiata a tavolino con precisione militare: lo si capisce mettendo insieme i filmati girati all’epoca e le centinaia di testimonianze di chi era presente.

    Chi ha permesso questo se l’è cavata con una condanna simbolica. Chi invece si è trovato là per manifestare contro un ordine mondiale che, per riprendere Pietro Saitta, difende prima la proprietà e poi (se resta tempo) la vita, ha ricevuto in cambio le bastonate a sangue della Diaz e le umiliazioni della caserma di Bolzaneto. Ora pure questa condanna che sa tanto di capro espiatorio.

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  5. Che poi 2 persone dotate di buon senso partono da Messina per andare ad una manifestazione che tutti definiscono “a rischio”, dove da giorni la polizia si preparava a respingere l’assalto di orde di black block, e’ veramente una cosa che mi lascia inebetito.
    Se ci fosse il reato di stupidita’ sarebbe una condanna sicura.

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  6. U Marinariellu 21 Luglio 2012 17:00

    Davanti alla prefettura c’è una lapide. Andate a leggervela. E poi chiedetivi: sarei pronto a scendere in piazza per difendere un’idea, un ideale? E soprattutto: un’idea mia ce l’ho?
    I fatti del ’47, i fatti di Genova.
    Mio nonno ama dire: cu mancia mancia, basta chi c’è a paci.

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  7. Ricordo ancora cosa stavo facendo undici anni fa quand’è arrivata la notizia dell’uccisione di Carlo e dei violntissimi scontri fra i manifestanti e le forze del DISordine..Guardavo scioccata le immagini del tg ed ho subito pensato che bisognava capire…gioni di letture, di video esaminati e di storie ascoltate mi convinsero che bisognava far conoscere alla gente cose realmente era accaduto in quei drammatici giorni, bisognava farlo soprattutto per il rispetto e il bene che voglio al Paese in cui vivo ed i fatti di quei giorni sono stati un palese tradimento dello spirito della Costituzione.

    A Genova per giorni furono soppressi le garanzie Costituzionali come nelle notti cilene a Genova fu abiurato lo stato di diritto e furono annullati tutti i diritti civili.

    Un morto, 560 feriti, 301 arrestai e circa 50 miliardi di danni: ecco le cifre del g8 di Genova causati spesso dalla reazione rabbiosa e in troppi casi sora le righe da parte della polizia e dei carabinieri con cariche e pestaggi a manifestanti inermi.L’irruzione in pieno stile sudamericano che fu la Diaz, la “macelleria messicana” come la definì il vice questore aggiunto Fourneir..i pestaggi di Bolzaneto, le violenze fisiche e psicologiche, l’impossibilità di ricevere cure mediche, gli insulti da parte di uomini in divisa che invocavano a dittatori ed ad ideologie di matrice e natura fascista e nazista..Questa è stata Genova e bisogna avere il coraggio di aprire gli occhi e guardare..guardare si, perchè queste cose sono gli occhi di tutti molti video le documentano e solo chi ha liberamente scelto di non vedere non ne è a conoscenza…Chi non ha ascoltato,chi non si è informato fa solo commenti sterili sono inutili.

    Quella che in molti chiamano violenza, se studiassero i fatti, è stata una resistenza all’attacco al corteo (camionette impazzite che corrono tra la folla, basta guardare anche solo un video). Nel caso di Giuliani, davvero se nn si è informati su quello che è successo in via Tolemaide si fa meglio a star zitti invece che voler fare i maestri di vita.

    Nonostante quei giorni non ho perso la fiducia nelle forze dell’ordine, quegli uomini in diviisa non la meritano non portarono ordine ma “disordine programmato”..mi auguro che un giorno paghino davvero.

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  8. si come quelli che protestano per la no-tav….quanto sono bravi..sono cosi dolci che lanciano le bombe carta contro le forze dell’ordine, poi quando la polizia reagisce è colpa dello stato…tutti incapaci di fare del male sono, poi vanno a Genova a devastare…io non capisco perche devono pagare solo le forze di polizia e non parlate mai di quelli che incendiano e devestano; ma a queste persone che bisognerebbe fare? Non sarebbe più giusto dire che chi ha sbaglaito deve pagare? Sia tra la polizia che tra i devastatori? Se i tuoi amici fossero andati là solo per manifestare avrebbe potuto farlo come lo hanno fatto in tanti.Guardati le immagini e vedi tutti i negozi devastati…cosa c’entra la dittatura?

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  9. ma i 50 miliardi di danni chi li ha fatti? La polizia?…robba da matti….nel caso giuliani, si vede chiaramente uno che ha un estintore in mano pronto a lanciarlo su un altro uomo…cosa c’e’ più da commentare!?!?

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  10. infatti…è chiaro che ti ritroverai in mezzo al caos..evita di andarci…

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  11. Ribadisco: bisogna guardare i filmati prima di parlare.

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  12. Voleva spegnere l’incendio

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  13. liliana parisi 22 Luglio 2012 17:40

    Il dissenso è legittimo e spesso doveroso, la violenza sempre da condannare da qualunque parte venga e qualunque ne sia la motivazione. Sono passati più di 60 anni da quando Gandhi con la sua lotta non violenta ottenne l’indipendenza dell’India,ma la sua lezione non è stata capita nè imitata e ogni occasione è buona per giungere a scontri e devastazioni. Per favore,non parliamo a sproposito di democrazia!

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  14. rossetti mariano 23 Luglio 2012 07:20

    “caso di Giuliani, davvero se nn si è informati su quello che è successo in via Tolemaide si fa meglio a star zitti invece che voler fare i maestri di vita”
    Prova a farti lanciare un estintore e vediamo come ne esci. Hai detto un mucchio di sciocchezze.
    Vuoi fare passare per santo un delinquente, un tentato omicida.
    l carabiniera ha fatto BENISSIMO a sparare.
    Adesso parleremmo di un carabiniere morto.
    Meglio un delinquente morto

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  15. Prima di commentare a caldo e senza alcun rispetto per i “reduci” di Genova 2001 bisognerebbe documentarsi. Gli 11 anni ormai trascorsi permettono, grazie ad un lavoro serio ed impegnativo di molte persone, di poter definire qualche verità al di là di quelle giudiziarie. Ad esempio smontare la classica stupidaggine sull’estintore, brandito come arma letale e principale capo d’accusa contro Carlo. Ad esempio nel documentario “La trappola” si spiega benissimo e si vede con l’ausilio dei filmati che la pistola era già puntata prima che venisse raccolto l’estintore, tra l’altro già lanciato e ributtato dalla camionetta.
    Se poi si parte dal presupposto che è meglio starsi a casa se le manifestazioni rischiano di non essere “pacifiche” allora non si è capito nulla. Il diritto al dissenso è sacrosanto, ed è quello che è stato messo in discussione a Genova, prima a Napoli, successivamente anche in altri luoghi. Oggi lo vediamo in Valsusa. Domani potrebbe essere la nostra città ad esempio per la questione ponte. Meglio abbassare la testa anche se non si è d’accordo? Chi si sente schiavo è libero di pensarla così, io mi ribello a quest’aberrante idea.

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  16. Dove vai in vacanza quest’anno?

    A madrid?

    o se proprio ti vuoi divertire ti consiglio Damasco…

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