Tempostretto è una redazione al femminile: la nostra forza è lo spirito di squadra

Tempostretto è una redazione al femminile: la nostra forza è lo spirito di squadra

Rosaria Brancato

Tempostretto è una redazione al femminile: la nostra forza è lo spirito di squadra

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lunedì 07 Marzo 2016 - 23:52

Pensiamo che raccontare questo piccolissimo miracolo concreto possa essere da spunto, da esempio, da sprone. Senza arroganza, senza slogan, senza vanità, senza superbia. Vogliamo raccontare la storia di una squadra e raccontarvi come abbiamo vissuto il nostro voler essere donne che lavorano, che s’impegnano, che ci provano

Eccoci qui. Un altro 8 marzo. Ognuna di noi non ha simpatia per la Giornata della donna divenuta solo un rito e una moda. Per noi l’8 marzo è la nostra vita, quella di tutti i giorni e di tutti gli anni trascorsi e che verranno. Noi l’8 marzo lo viviamo ogni giorno. Quindi abbiamo pensato che forse era il caso di dirlo, di dare testimonianza proprio di questo, di come abbiamo concretizzato con i nostri giorni la nostra battaglia per i diritti delle donne.

Tempostretto è una redazione al femminile. Siamo in gran parte donne e non ci occupiamo di gossip o cronaca rosa o moda. Siamo giornaliste di cronaca nera, giudiziaria, politica. Ognuna di noi ha alle spalle esperienze e storie diverse, ma tutte insieme facciamo parte di un’unica squadra e grande famiglia: Tempostretto.

Pensiamo quindi che raccontare questo piccolissimo miracolo concreto possa essere da spunto, da esempio, da sprone. Senza arroganza, senza slogan, senza vanità, senza superbia. Vogliamo raccontare la storia di una squadra e raccontarvi come abbiamo vissuto il nostro voler essere donne che lavorano, che s’impegnano, che ci provano.

Tempostretto ha sfatato una leggenda, quella che vuole le donne come il principale nemico delle donne. La nostra forza è lo spirito di squadra. Fare squadra non vuol dire essere interscambiabili, avere tutti lo stesso ruolo, non litigare mai, avere un pensiero unico. No, squadra è sapere che ognuno è prezioso anche quando gli tocca stare in porta o in panchina, quando per un fallo o un infortunio si deve fermare. Squadra è capire quando devi dare la palla e fare di tutto per far segnare l’altro. Si gioca e si vince e si perde e si pareggia tutti insieme. Il gioco non è fare in modo che emerga il bomber o che il nemico di ruolo si azzoppi. No, è litigare negli spogliatoi, durante gli allenamenti, confrontarsi, avere idee diverse, ma alla fine avere un solo obiettivo: tagliare il traguardo. Quindi sì, litighiamo, ci mettiamo il muso a vicenda, ma se qualcuno resta indietro si aspetta sempre, se qualcuno è in difficoltà lo si supporta e se becchi un gol (lo chiamiamo “buco”) o peggio fai autogol, lo becchiamo tutte. Non è vero quindi che esiste la regola della donna nemica della donna. Il secondo mito da sfatare è che le giornaliste possano occuparsi solo di settori “leggeri”. Noi scriviamo di cronaca nera, giudiziaria, politica, editoriali e con gli ultimi arrivi anche Anna Gianporcaro, e le video news le fa Silvia De Domenico.

La squadra femminile (non rosa, noi detestiamo la frase quote rosa) di Tempostretto eccola qui: Danila La Torre, Francesca Stornante, Alessandra Serio, Veronica Crocitti, Eleonora Corace, Silvia De Domenico, Serena Sframeli, le collaboratrici Francesca Calì, Antonella Trifirò, Silvia Mondì, Lavinia Consolato, Laura Giacobbe. Voglio ricordare anche chi non fa più parte della squadra ma ha dato tanto in questi anni, come la nostra bravissima fotografa Serena Capparelli e le ex collaboratrici Giusy Briguglio e Giusy Borghese. In campo , insieme a noi, giocano con lo stesso spirito di squadra gli uomini della redazione di Tempostretto: Marco Ipsale, Carmelo Caspanello, il fotoreporter Giovanni Isolino, i collaboratori Enrico Scandurra, Giovanni Passalacqua, Salvo Di Trapani,Domenico Colosi, Daniele Ingemi, Gabriele Quattrocchi e Claudio Panebianco.

E poi nella squadra femminile ci sono io, Rosaria Brancato, la più anziana di tutte, che nelle prossime settimane mi appresto, con infinito orgoglio, a diventare il direttore di Tempostretto. Ho iniziato a fare la giornalista nell’85, in una realtà completamente diversa da quella attuale. Se devo raccontare la mia esperienza è scritta tutta sulle mie rughe e nelle mie ferite, ma anche nell’orgoglio che tutto quello che ho me lo sono sudato. Non è stato facile, proprio perché donna ho dovuto sempre faticare il triplo per veder riconosciuto un terzo. Negli anni delle guerre tra clan, in quelli di tangentopoli, dei processi al racket, delle bombe a Tortorici, ho scritto di nera e giudiziaria. In televisione, nei giornali, e adesso mi occupo di politica. Non è stato facile perché dalla nera alla politica per una donna giornalista il primo ostacolo è che non ti prendono sul serio. Pensano sempre che ci sia qualcuno dietro di te oppure sopra (in senso gerarchico), pensano che tu non sia all’altezza. Se poi ti devono attaccare, contestare, criticare, lo fanno sempre facendo leva sul mio essere donna. Se ho una notizia o uno scoop è perché lo devo alle mie gambe, perché l’ho scambiato con altro. Ho sacrificato molto del mio essere mamma e del mio essere persona, ho lavorato fino all’ottavo mese di gravidanza e quando mio figlio stava male io ero in redazione e con lui c’era la nonna. Mi sono sempre offerta per i festivi, i domenicali, i notturni, gli straordinari e non ho mai guardato l’orologio né il mio termometro. Non perché io sia speciale o eroica, ma perché se ti fermi sei perduta. Non ti perdonano niente. Sono sempre stata quella delle pacche sulla spalla. Per intenderci quella alla quale dicono: ma quanto sei brava, però poi il posto lo danno ad un uomo o ad una raccomandata. Quella che ha un curriculum lungo quanto un lenzuolo ma che diventa carta straccia di fronte ad altri requisiti.

Ora la realtà è cambiata ed è cambiata grazie alle battaglie mie e delle mie colleghe “anziane” che abbiamo aperto alla strada ed anche grazie a quelli (e ci sono) che non hanno guardato il mio sesso ma il mio cervello, quelli che mi hanno visto come giornalista, che se ci fate caso è un termine uguale per donne e per uomini. Ecco io sono questo, giornalista, e guardando indietro ai miei quasi 30 anni di professione posso solo dire che sono felice di essere donna perché ogni sasso che ho preso nel cammino, ogni manciata di fango che mi hanno gettato, ogni trappola, ogni porta sbattuta in faccia, ogni sberla che ho preso e ho dato, hanno fatto di me quella che sono.

Alle ragazze che iniziano oggi posso dire solo: camminate sulle vostre gambe, che sono belle solo perché portano a spasso la vostra intelligenza e il vostro talento. Più grande è il vostro talento più dura sarà la fatica per quelle gambe perché avranno un cammino pieno di ostacoli.

Rosaria Brancato

16 commenti

  1. Sono ancora orgoglioso delle mie NINA CASCIO (Rosaria), DINA( Danila), CLARENZA (Francesca)? Come sapete due furono le leggendarie messinesi dei vespri siciliani, anche DANILA LA TORRE e FRANCESCA STORNANTE suonano le campane per svegliare i loro concittadini. NINA CASCIO è legata al risorgimento messinese, la nostra ROSARIA BRANCATO è coraggiosa, bisogna essere temerari per scrivere contro il potente di turno, in una città in cui è facile rischiare l’isolamento. Saprà tenere duro quando il bersaglio assumerà le sembianze di Giovanni ARDIZZONE sindaco, come sappiamo bene i personaggi che circondano il Presidente dell’ARS sono ben più arroganti e suadenti di quelli intorno a Renato ACCORINTI. Due interrogativi e due SI. BUON OTTO MARZO.

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  2. Sono ancora orgoglioso delle mie NINA CASCIO (Rosaria), DINA( Danila), CLARENZA (Francesca)? Come sapete due furono le leggendarie messinesi dei vespri siciliani, anche DANILA LA TORRE e FRANCESCA STORNANTE suonano le campane per svegliare i loro concittadini. NINA CASCIO è legata al risorgimento messinese, la nostra ROSARIA BRANCATO è coraggiosa, bisogna essere temerari per scrivere contro il potente di turno, in una città in cui è facile rischiare l’isolamento. Saprà tenere duro quando il bersaglio assumerà le sembianze di Giovanni ARDIZZONE sindaco, come sappiamo bene i personaggi che circondano il Presidente dell’ARS sono ben più arroganti e suadenti di quelli intorno a Renato ACCORINTI. Due interrogativi e due SI. BUON OTTO MARZO.

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  3. Mi piacete e vi ammiro sempre di più.

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  4. Mi piacete e vi ammiro sempre di più.

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  5. auguri a tutti voi, donne ed uomini,siete una squadra in gamba.

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  6. auguri a tutti voi, donne ed uomini,siete una squadra in gamba.

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  7. care redattrici è interessante leggervi, ma è ancor più bello vedervi,tutte assieme.
    Viva le donne viva tutte le donne che insieme agli uomini che le ammano sono le colonne della vita,e dell’AMORE.
    Auguri e sempre avanti con onestà e coraggio.

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  8. care redattrici è interessante leggervi, ma è ancor più bello vedervi,tutte assieme.
    Viva le donne viva tutte le donne che insieme agli uomini che le ammano sono le colonne della vita,e dell’AMORE.
    Auguri e sempre avanti con onestà e coraggio.

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  9. Michele Cannaò 8 Marzo 2016 09:19

    AUGURI ALL’OTTIMA REDAZIONE, MA AUGURI PER TUTTO L’ANNO PER OGNI ANNO A VENIRE

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  10. Michele Cannaò 8 Marzo 2016 09:19

    AUGURI ALL’OTTIMA REDAZIONE, MA AUGURI PER TUTTO L’ANNO PER OGNI ANNO A VENIRE

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  11. Siete una bella realtà, continuate, schiacciate l’indegna politica che ha ridotto questa magnifica città allo stato attuale

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  12. Siete una bella realtà, continuate, schiacciate l’indegna politica che ha ridotto questa magnifica città allo stato attuale

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  13. Complimenti a tutte.

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  14. Complimenti a tutte.

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  15. Brava Rosaria; è sempre interessante leggere i tuoi interventi sempre ammantati di sottile ironia ma pieni di interessanti riflessioni.
    Qualche giorno fa leggendo quell’articolo sul declino di Messina (non ricordo la fonte) mi è venuto spontaneo domandarmi Perchè? Perchè non organizzare un incontro con altri giornalisti messinesi, politici ecc. dal titolo “Forse è il caso di domandarsi perchè?” in un momento come questo di grossa crisi della nostra città potrebbe suscitare grande interesse. Ciao e ancora complimenti

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  16. Brava Rosaria; è sempre interessante leggere i tuoi interventi sempre ammantati di sottile ironia ma pieni di interessanti riflessioni.
    Qualche giorno fa leggendo quell’articolo sul declino di Messina (non ricordo la fonte) mi è venuto spontaneo domandarmi Perchè? Perchè non organizzare un incontro con altri giornalisti messinesi, politici ecc. dal titolo “Forse è il caso di domandarsi perchè?” in un momento come questo di grossa crisi della nostra città potrebbe suscitare grande interesse. Ciao e ancora complimenti

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