Straordinaria visibilità dallo Stretto: il Monte Cocuzzo superato, l'occhio si spinge fino alla parte nord della provincia di Cosenza
La mattinata di sabato ha regalato uno spettacolo visivo raro dalla zona nord di Messina. Dalla strada statale 113 dir, frazione di Acqualadrone, e quindi nelle vicinanze di Capo Rasocolmo, punto più a nord della Sicilia, l’aria insolitamente tersa ha permesso di osservare la costa calabra spingendosi oltre il limite abituale, raggiungendo con lo sguardo distanze fino a 130 o addirittura 170 chilometri in linea d’aria. Il fenomeno, che si verifica raramente, ha trasformato l’orizzonte, rivelando profili montuosi solitamente nascosti dalla foschia o dalla curvatura terrestre.
L’orizzonte che si sposta oltre l’usuale
Normalmente l’ultimo punto di terra che chi guarda da Messina riesce a scorgere in direzione nord-est è Capo Vaticano, più raramente il Monte Cocuzzo, un’imponente vetta della Catena Costiera Paolana (in provincia di Cosenza), riconoscibile per la sua caratteristica forma triangolare. Sabato, tuttavia, la visibilità è stata talmente perfetta da mostrare terra anche oltre questo storico punto di riferimento.
L’ultimo massiccio montuoso visibile, quello che ha segnato il confine estremo dell’orizzonte, è individuato nelle alte cime dell’Appennino Calabro, più specificamente nei rilievi della Sila. Queste montagne, che superano i 1900 metri (come il Monte Botte Donato), si trovano nell’entroterra tra le province di Cosenza e Catanzaro, e la loro percezione visiva dallo Stretto è la conferma di una giornata di limpidezza atmosferica eccezionale.
A nord di Monte Cocuzzo
Oltre la caratteristica forma triangolare di Monte Cocuzzo, sabato era possibile vedere territorio di solito “invisibile”. Si tratta della Catena Costiera Paolana (di cui Cocuzzo fa parte), che continua verso Nord, ma la linea di cresta si abbassa gradualmente in altezza. Dalla costa della Calabria settentrionale, verso la zona di Amantea o Cosenza Ovest che, pur essendo montuosa, presenta rilievi costieri più bassi rispetto a Cocuzzo, o i fianchi che digradano della Sila verso il Tirreno, ci si spinge sulla linea di terraferma costante che si estende oltre il Monte Cocuzzo, prosecuzione della Catena Costiera, e i rilievi costieri settentrionali.
Il punto più a nord della “fascia costiera bassa” visibile è rappresentato quindi dai rilievi della Catena Costiera Paolana, all’altezza di Fuscaldo, prima che questa si interrompa o si apra significativamente nel tratto di costa tra Cetraro e Diamante, nella Riviera dei Cedri, fino al promontorio di Capo Scalea, e tra le cime costiere dei Monti dell’Orsomarso, estremità sud-occidentale del sistema del Pollino e prolungamento meridionale dell’Appennino Lucano, che emergono dalla foschia. Qui siamo a una distanza di 170 chilometri in linea d’aria e la vista è molto sbiadita. Oltre quel punto, l’orizzonte o si perde nel mare aperto o è oscurato dai massicci montuosi interni, più alti ma più lontani.
Post scriptum: le foto non sono di qualità professionale ma scattate con un semplice telefono cellulare.











