12 dicembre 1985, ricordando Graziella Campagna massacrata dalla mafia

12 dicembre 1985, ricordando Graziella Campagna massacrata dalla mafia

Rosaria Brancato

12 dicembre 1985, ricordando Graziella Campagna massacrata dalla mafia

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giovedì 12 Dicembre 2013 - 13:03

28 anni dopo vogliamo ricordare Graziella Campagna, uccisa dalla mafia per aver trovato, per caso, nella lavanderia dove lavorava a Villafranca Tirrena, un'agendina appartenente ad un boss latitante. La storia della giovane di Saponara massacrata dai mafiosi il 12 dicembre del 1985 è nota, ma vogliamo ricordarla perchè la memoria conta, non è solo una parola. E' un'azione.

Il 12 dicembre 1985 una ragazza di diciassette anni veniva rapita alla fermata dell’autobus, portata a Forte Campone, torturata, uccisa e il suo corpo lasciato lì, sull’erba gelida dei Colli. Si chiamava Graziella Campagna e il suo nome, la sua storia, resterà incancellabile nonostante il tempo, nella memoria di una città, di una provincia,di un’isola, che lotta per la giustizia.

Sono trascorsi 28 anni, ma per noi il 12 dicembre sarà sempre il giorno del ricordo.

La parola memoria ha un senso solo se attiva, solo se di tramuta in “azione” ed anche ricordare Graziella e i suoi fratelli, Piero e Pasquale, che non si sono mai arresi è un modo per agire.

Ricordare Graziella, per la sua famiglia, è equivalso per 24 anni a lottare per affermare la verità in Tribunale, quella che si è tramutata in una sentenza attesa per troppi anni per essere davvero definita “giusta”.

Piero e Pasquale per 24 anni hanno lottato per affermare il diritto alla verità ed alla giustizia. La verità sul nome dei killer (quanto ai complici ed a chi l’ha consentito il cammino è ancora troppo lungo),la giustizia è quella sentenza in Cassazione che ha condannato Gerlando Alberti junior e Giovanni Sutera.

E’ un calvario lunghissimo, finito sulle pagine di tutti i giornali, nelle inchieste televisive e nella fiction La vita rubata, un deserto che la famiglia ha dovuto attraversare perché in troppi hanno preferito girarsi dall’altra parte ed in tanti hanno ostacolato il percorso della giustizia. Al primo processo, lo ricordiamo, i due sicari furono assolti per non aver commesso il fatto, ma l’aspetto più inquietante è che la sentenza di condanna del secondo processo, di fatto, si basa sulle stesse prove del primo. Nel mezzo c’è la lotta incessante della famiglia Campagna contro gli insabbiamenti, i silenzi, le complicità, gli intoppi voluti e non voluti, contro quanti hanno avuto comportamenti omertosi anche inconsapevolmente e quanti invece lo hanno fatto in modo lucido e pienamente consapevole.

Nel mezzo c’è la storia e la mentalità della mafia.

Oggi la storia di Graziella Campagna è patrimonio, è memoria, è lezione. Oggi nelle scuole, tra i giovani, in tutta Italia, la sua morte e la battaglia dei suoi cari è una lezione di vita ed un monito per la mafia e per i suoi complici.

In questo senso la storia di Graziella è sempre nuova anche dopo averla ascoltata altre volte, perché tra le pieghe di questi 28 anni, c’è sempre un dettaglio, un orrore, un grido di sdegno che ci fa riflettere sulla nostra responsabilità individuale per cambiare. Se davvero vogliamo ricordare Graziella dobbiamo farlo con le azioni, con le scelte quotidiane. E’ l’unico modo per onorare il 12 dicembre.

Rosaria Brancato

Un commento

  1. Hombre de barro 12 Dicembre 2013 13:22

    Riposa in pace, angioletto.

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