Faceva parte dell'organizzazione che combinava matrimoni per migranti? Cosa cambia per un'imputata dell'operazione Zifaf
Messina – Ha una “seconda possibilità” giudiziaria Giuseppa Perrone, la messinese di 44 anni coinvolta nell’operazione Zifaf, l’inchiesta della Guardia di Finanza su un giro di matrimoni combinati per ottenere il permesso di soggiorno che portò a 16 arresti nel dicembre 2020.
Il processo Zifaf
La Corte di Cassazione ha accolto la richiesta del suo difensore, l’avvocato Domenico Andrè, ed ha annullato la condanna ad un anno e mezzo che era stata confermata dalla Corte d’appello di Messina. Adesso per lei il processo tornerà davanti ai giudici della Corte d’Appello che si devono esprimere sull’accusa legata alla sua partecipazione all’associazione che combinava i matrimoni, scoperta dai finanzieri del GiCo con l’operazione battezzata “Zifaf”.
Dieci mila euro per la fede e la falsa moglie
A base delle accuse contro la banda ci sono soprattutto le intercettazioni telefoniche: agli organizzatori si rivolgevano stranieri, soprattutto nordafricani, che avevano necessità per esempio di non essere espulsi come irregolari. “Ho bisogno di una pecora”, era l’espressione in codice adoperata al telefono per richiedere l’organizzazione dell’incontro con italiane compiacenti. Un codice che non ha ingannato gli investigatori. L’organizzazione pensava a tutto: dal procurare i documenti necessari al rito a comprare le fedi da usare il giorno della celebrazione. Dieci mila euro la cifra media del costo complessivo.
