I "detenuti violenti a Gazzi" e l'emergenza carcere ignorata dalla politica

I “detenuti violenti a Gazzi” e l’emergenza carcere ignorata dalla politica

Marco Olivieri

I “detenuti violenti a Gazzi” e l’emergenza carcere ignorata dalla politica

domenica 09 Marzo 2025 - 09:48

La denuncia di Fp Cgil: "Uno schiaffo a un poliziotto penitenziario e un altro ferito da un punteruolo". Ma manca una visione del problema generale

MESSINA La Fp Cgil di Messina “denuncia con fermezza le gravi aggressioni subite dagli agenti di polizia penitenziaria all’interno della Casa circondariale di Messina nelle giornate del 6 e 7 marzo. Nel primo episodio, un detenuto, per futili motivi, ha colpito con uno schiaffo un agente. Nel secondo, un altro detenuto – per il quale era già stato più volte richiesto, senza successo, l’allontanamento per ragioni di ordine e sicurezza – ha aggredito un ispettore con un’arma rudimentale appuntita, ferendolo gravemente al volto. L’ispettore è stato immediatamente trasportato d’urgenza al pronto soccorso a causa di una profonda ferita”.


“Esprimiamo la nostra massima solidarietà agli agenti feriti – dichiarano il segretario generale Francesco Fucile e il coordinatore provinciale Giovanni Spanò – e chiediamo con forza un intervento immediato da parte dei vertici dell’amministrazione penitenziaria. La situazione della Casa circondariale di Messina è ormai insostenibile e l’amministrazione penitenziaria continua a trascurare le gravi criticità presenti. La Funzione pubblica Cgil ha già richiesto al provveditore della Regione Sicilia l’invio urgente di personale per colmare la grave carenza di organico e da mesi sollecita la nomina di un comandante di reparto titolare. A tutela del personale di polizia penitenziaria, il sindacato chiede l’allontanamento immediato dei detenuti responsabili delle aggressioni, come previsto dalla normativa”.

“A febbraio un detenuto ha lanciato un secchio di candeggina ed escrementi contro la direttrice”

In più, a fine febbraio, ha fatto sapere di recente sempre la Fp Cgil, un detenuto del reparto “Ordine e sicurezza”, per protestare “contro le regole penitenziarie, ha lanciato verso la direttrice dell’Istituto Angela Sciavicco un secchio contenente della candeggina ed escrementi. Successivamente lo stesso detenuto, approfittando dell’apertura della propria camera di pernottamento, armato di una spranga di ferro, ha danneggiato l’intero reparto. E ha ferito un’agente di polizia penitenziaria, colpita dalle schegge di un vetro rotto”.

La rimozione del problema carcerario nella società italiana

Tuttavia, la sensazione è che si continui a ignorare, a livello politico, gli enormi problemi strutturali dell’istituzione carcere. Solo per comodità, o pigrizia, parliamo di emergenza. Qui servono interventi strutturali ma tranne i garanti dei detenuti e pochi politici, dai radicali a Ilaria Cucchi e Ilaria Salis, toccate dalle vicende carcerarie in maniera drammatica, il carcere è uno dei grandi rimossi della società italiana.

Detenuti e agenti prigionieri di una politica cieca

Lo ribadiamo. Detenuti e agenti, nelle carceri italiane, sono “prigionieri” di una politica senza coraggio. Occorre una profonda riforma perché, al di là del caso del singolo Istituto, spesso il carcere contraddice i principi della Costituzione, non puntando al recupero di chi è ristretto e non favorendo il renserimento del detenuto nella società.

I suicidi in carcere e la denuncia di “Antigone”

Scrive l’associazione “Antigone”: Dopo il 2022, l’anno da record con 85 suicidi accertati, il 2023 e il 2024 continuano a registrare numeri impressionanti. Nel 2023 sono state almeno 70 le persone che si sono tolte la vita all’interno di un Istituto di pena. Nei primi mesi del 2024, almeno 30. “Almeno” perché numerosi sono i decessi con cause ancora da accertare, tra i quali potrebbero quindi celarsi altri casi di suicidio. Seppur in calo rispetto all’anno precedente, i 70 suicidi del 2023 rappresentano un numero elevato rispetto al passato. Il più elevato dopo quello del 2022. Guardando agli ultimi trent’anni, solo una volta si è andati vicini a questa cifra con 69 suicidi nel 2001. Ancora più allarmante è il dato relativo al 2024. Tra inizio gennaio e metà aprile sono stati 30 i suicidi accertati. Uno ogni 3 giorni e mezzo. Nel 2022 – l’anno record – a metà aprile se ne contavano 20. Se il ritmo dovesse continuare in questo modo, a fine anno rischieremmo di arrivare a livelli ancor più drammatici rispetto a quelli dell’ultimo biennio”.

La Costituzione tradita e la necessità di rafforzare le misure alternative al carcere

Da anni figure illuminate come l’ex magistrato Gherardo Colombo e il politico Luigi Manconi indicano strade alternative alla detenzione. In un Paese più civile solo alcuni reati potrebbero essere scontati in un Istituto che diventerebbe più “umano”, puntando davvero alla rieducazione. E in tanti altri, quando si tratta di persone non pericolose,. si potrebbero prevedere misure alternative al carcere e in linea con lo spirito della Costituzione.

Ecco l’articolo 27 della nostra Carta: “La responsabilità penale è personale. L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva. Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”.

Povera Costituzione, tradita e non attuata.

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2 commenti

  1. Forse la polizia penitenziaria dovrebbe usare di più il manganello, anche se ciò dispiace ai sinistroidi.

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  2. Poveri detenuti….costretti alle più atroci umiliazioni in alcuni casi.

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