"Il filosofo e il sicario", torna il farmacista-scrittore Lelio Finocchiaro

“Il filosofo e il sicario”, torna il farmacista-scrittore Lelio Finocchiaro

Pierluigi Siclari

“Il filosofo e il sicario”, torna il farmacista-scrittore Lelio Finocchiaro

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martedì 23 Febbraio 2021 - 08:21

La sfida, ora, non sarà più quella di sparare ad un uomo attraverso il mirino di un fucile, ma di imparare di nuovo a trovare la gioia nelle piccolezze quotidiane

Si intitola “Il filosofo e il sicario” l’ultima fatica letteraria di Lelio Finocchiaro, farmacista con all’attivo diverse pubblicazioni sia nell’ambito della narrativa che della saggistica.

Tra storia e narrativa

Nato a Messina, Finocchiaro vive ormai da molti anni a Lipari. Laureato in Chimica e in Farmacia, ha anche una formazione classica. Appassionato di storia antica e medioevale, cura da tempo una rubrica di pagine storiche presso un giornale locale. Da questa esperienza ha tratto Briciole di storia I (pubblicato nel 2016) e Briciole di storia II (2018).

Sempre al 2016 risale il noir Le due liste. Lo scorso anno, infine, Finocchiaro è approdato in libraria sia con il romanzo The New Beginning che con il cartonato fotografico Francesco Finocchiaro e la sua Messina, dedicato alle opere del padre artista.

Un percorso di vendetta

Se è vero che da una parte il sentimento della vendetta è di per sé definito negativo e lo si tende a collocare nella sfera dei sentimenti “cattivi”, è pur vero che questa collocazione risulta generale e non tiene conto delle motivazioni personali che spingono qualcuno, Marco nel caso dell’ultimo libro di Lelio Finocchiaro, ad intraprendere questo doloroso percorso.

Questo ragazzo porta avanti la propria opera spinto da un desiderio di giustizia, più che di vendetta, perché sa che quello che vorrebbe ottenere può averlo solo sporcandosi le mani. Una giustizia personale, non certo legata a tribunali o avvocati. Una giustizia dolorosa che passa attraverso il sangue. Quando il dolore diventa insopportabile, quando si è perso tutto, compreso il proprio futuro, quanti non vorrebbero farsi giustizia da soli?

Marco, in fin dei conti, incarna quella parte di ciascuno di noi che, in situazioni al limite del sopportabile, vorrebbe liberarsi delle regole e delle convenzioni e agire seguendo il puro istinto, compiendo azioni che vogliono soddisfare quella sensazione che gonfia il petto. Non è disumano, è umano. E, da umano, è consapevole dei risvolti morali che la sua opera comporta, ma li accetta e accoglie questa sua “discesa negli inferi” con onore.

La vera sfida

Il suo unico legame con tutto ciò che c’è di buono nella vita resta Giulia, la sorella, che rappresenta per lui qualcosa di puro e delicato da proteggere. Si fa carico da solo della vendetta che vuole portare a termine, lasciandola fuori e penando per lei e per la vita che le ha imposto. Giulia sarà il motore che spingerà Marco fino alla fine, saranno i suoi occhi a dargli la forza di andare avanti, a raggiungere la luce alla fine del tunnel.

Anche quando tutto sembra finito, e la vita che ha condotto sembra essersi impadronita di lui facendolo dubitare di avere la capacità di tornare alla normalità, sarà il sacrificio che ha fatto Giulia a farlo riflettere e a farlo mettere di nuovo in discussione. Ma la sfida, ora, non sarà più quella di sparare ad un uomo attraverso il mirino di un fucile, ma di imparare di nuovo a trovare la gioia nelle piccolezze quotidiane. Un bel tramonto, qualcosa di buono da bere, una liquirizia da succhiare. In fin dei conti, la vita, potrebbe anche essere tutta lì.

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