Il mistero del tempio dei Tre laghi

Il mistero del tempio dei Tre laghi

Daniele Ferrara

Il mistero del tempio dei Tre laghi

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domenica 08 Marzo 2020 - 08:37

Ci sono misteri e leggende sui Laghi di Ganzirri, che non sono sempre stati due come li vediamo oggi.

Abbiamo già trattato nei giorni scorsi l’argomento dei Laghi del Peloro, tirando fuori diversi spunti che abbiamo promesso d’approfondire e tale promessa manterremo oggi con l’aiuto di Giulio Solino. Gaio Giulio Solino visse durante l’Anarchia militare dell’Impero, non ne conosciamo né la vita né la provenienza ma possediamo la sua splendida Raccolta di cose memorabili in lingua latina che ne fa comprendere la vasta erudizione e ci fornisce molte nozioni su natura, costumi e storia.

Solino racconta il Peloro

L’autore ci offre anche un’impareggiabile affresco della regione del Peloro con i suoi laghi, per com’era quasi duemila anni fa. Non ci accingeremo a parlare dei laghi secondo le attuali conoscenze idrogeologiche, tra l’altro non di nostra competenza, ma attenendoci al passo di Solino e secondo un punto di vista storico e archeologico.

I tre Laghi di Ganzirri

La trattazione di Solino inizia con la descrizione della Sicilia, non esimendosi dall’elogiare il territorio del Peloro come il migliore, grazie a un terreno che non indulgeva né nell’umidità né nella secchezza; e anche i laghi, posti dove la punta peloria si allarga verso l’entroterra, erano tre (non due, come oggi). È descritto il primo lago, o meglio delle selve che lo circondavano, giacché oltre all’essere ricche di pesce non ritiene degne di nota quelle acque quanto invece la boscaglia abbondante in selvaggina, rendendo la zona utile sia per la caccia che per la pesca. Del secondo lago non viene fatta menzione. Il terzo lago invece è quello che destò la maggiore attenzione dello scrittore e merita una menzione più approfondita.

La storia del Lago sacro

Solino dice che il terzo lago era diviso fra una parte ove camminando si poteva toccare e un’altra profondissima che non poteva essere misurata; il lago era sacro a motivo d’un altare che si trovava al centro di esso, proprio sull’orlo della fossa sommersa, la quale era proibito sondarla o anche soltanto lambirla, anzi addirittura si diceva che immergersi in essa portava alla rovina tanto velocemente quanta più parte del corpo vi si era introdotta; un uomo che una volta tentò di misurare la profondità con una lenza ritirò dall’acqua il braccio corroso.

Il Tempio del Lago scomparso

Sembrano incredibili queste cose associandole a luoghi che crediamo di conoscere così bene! Finora quasi tutti gli studiosi che si sono approcciati alla cosa hanno identificato il lago del tempio – il “terzo lago” – descritto da Solino con il Lago di Margi, oggi scomparso, che si trovava fra i due esistenti ora; aiuta questa ipotesi il ritrovamento prima e durante la bonifica del Margi di monumentali resti, e la nota insalubrità delle sue acque, ma quest’interpretazione è certamente errata. Logicamente, per noi il terzo lago è quello che non vediamo, quello scomparso, poiché facciamo procedere il conto a partire da quelli che conosciamo bene; ma per un antico, che conosce tre laghi, il terzo lago può essere soltanto quello che viene per terzo rispetto alla posizione dalla quale li conta – da Sud a Nord o da Nord a Sud –, pertanto il lago del tempio non poteva essere quello centrale.

Ora, se non fosse bastata la fedele riproduzione del passo, riportiamo una porzione dell’originale di Giulio Solino per evidenziare ciò che probabilmente i Faroti che stanno leggendo hanno già capito: “[l’ara] situata nel mezzo divide la secca dalle profondità. Proseguendo in essa, l’acqua arriva alle gambe: cosa ci sia oltre non lice esplorare né tangere”. Avete letto bene: c’era un dislivello, drastico e repentino, a ridosso del quale si ergeva proprio il santo altare. Questa è la descrizione del Pantano Piccolo, per come la si può riconoscere alla perfezione anche dalle immagini satellitari: il terzo è il Lago di Faro.

Da Orione a San Nicola

Quale nume riceveva il suo culto in questo tempio? Solino non lo dice. La quasi unanimità degli studiosi identifica questo sacrario con quello costruito da Orione (secondo l’Astronomia di Esiodo e la Biblioteca Storica di Diodoro) e crede di conseguenza che il dedicatario fosse Poseidone, dio ctonio e marino. Tra l’altro San Nicola, patrono di Ganzirri (ma anche di Messina, nei secoli passati), è notoriamente la controfigura cristiana più gettonata di Poseidone/Nettuno, perciò si avrebbe pure un collegamento con la religiosità attuale. Invero s’incorre in un errore anche qui probabilmente, giacché Diodoro riprendendo Esiodo spiega che “Orione ammassò il promontorio che giace al Peloro, e costruì il santuario a Poseidone”, facendo sembrare che – vista la sequenza – questo luogo si trovasse appunto sul promontorio (a Granatari?), distinguendosi dall’altare al lago.

La leggenda del Pantano

Abbiamo davanti a noi una deità ignota, ma una strana ipotesi è comunque possibile farla. Potrebbe essere legato all’identità divina il fatto che il patrono di Ganzirri sia popolarmente chiamato Santanicola (al femminile?) e che la patrona di Torre Faro sia la Madonna della Lettera, implicando la presenza d’una dea di primissimo rilievo? Il Pantano Piccolo, tra l’altro, è proprio quello attorno al quale si racconta la leggenda della città perduta di Risa… ma questa è un’altra storia.

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