Due vicende differenti ma con un filo comune: come si fa a fidarsi della Regione se non si risolvono i problemi e il servizio sanitario è sempre più debole?
di Marco Olivieri
L’ultimo scandalo è davvero recente. Gli inquirenti ipotizzano a Palermo l’esistenza di un comitato d’affari per pilotare gare nelle Asp siciliane e si concentrano su almeno cinque gare. E siamo reduci dal caso dell’esame istologico dopo 8 mesi l’operazione e, in generale, dei referti in ritardo all’Asp di Trapani. Nel frattempo, il tema delle liste d’attesa rimane centrale e la crisi del servizio sanitario nazionale è tutt’altro che risolta.
Qualità della sanità pubblica, efficienza del sistema, legalità e diritti: sono ancora obiettivi da raggiungere in un territorio così problematico come quello siciliano. E non parliamo delle esigenze del territorio metropolitano di Messina, tra carenze e rischi per chi sta male. In questo contesto così drammatico, ci mancava il pasticcio politico del Ccpm di Taormina (nella foto gli operatori), il Centro di cardiochirurgia pediatrica, con il presidio permanente dei genitori, lasciati in un’intollerabile incertezza.
“Pretendiamo che le promesse fatte dal ministro Schillaci e dal presidente Schifani il 4 luglio 2024 vengano onorate. Ma non esiste una richiesta formale, da parte della Regione siciliana, per il suo mantenimento. Questa è una vergogna che non accetteremo. Basta giocare con la vita dei nostri figli”, sottolineano i genitori.
L’incertezza del Ccpm e l’attesa della sanità territoriale
Così le senatrici di Italia Viva Ammamaria Furlan, Dafne Musolino e Daniela Sbrollini: “Il Centro di cardiochirurgia pediatrica di Taormina vive ancora nell’incertezza: tra un mese, il 31 luglio, scade la proroga concessa prima della chiusura del reparto e ancora non si sa cosa succederà, nel silenzio totale delle istituzioni. Una situazione intollerabile, che sta mettendo in difficoltà medici, pazienti, famiglie. L’attività chirurgica programmata rischia la sospensione, i genitori sono in presidio permanente. Il governo, il ministro della Salute Schillaci e la Regione devono rispettare gli impegni presi e intervenire immediatamente per dare risposte chiare al territorio”.
In sostanza, si tratta di un pasticcio politico che allontana ancora di più i cittadini da una politica regionale e nazionale che sembra muovere le pedine senza mettere al centro le persone e le loro esigenze. A questo si aggiunga che, secondo la Cgil, sono 800 mila i siciliani che rinunciano ogni anno alle cure perché non possono permettersele. E molti partono per i viaggi della speranza soprattutto nel nord d’Italia.
Serve un progetto per far riprendere la sanità in Sicilia e in Italia
In attesa che decolli, un giorno ancora lontano, il progetto della sanità territoriale, che fare? Tocca alla politica fare chiarezza e garantire risposte certe nel segno della prevalenza doverosa del pubblico.
21 Case e sei ospedali di comunità sono da realizzare nel Messinese nei tempi strettissimi del Pnrr, entro il 2026, e senza uno sforzo economico e politico la sanità siciliana non si riprenderà. Serve un progetto nazionale all’altezza di questi tempi così pieni d’insidie e ingiustizie sociali.

Il leader di Fiumedinisi ha tutte le risposte pronte con soluzioni chiavi in mano, coperte dal più riservato copyright. Al più presto balzerà agli onori della cronaca. Ma un primo antipasto glielo hanno sbattuto direttamente in faccia i genitori dei ragazzini che non vanno più presi in giro. Hanno ragione a sentirsi prede e strumentalizzati da gente che fa dello scoop, della polemica più sterile ed inutile la sua ragione.
Il padre nobile che si nutre della carne dei propri figli.
Continuate a foraggiare per un tozzo di pane il partito del vecchio affabulatore passato amiglior vita.
In cambio hanno solo voluto il nostro futuro e quello dei nostri figli.
Pecoroni che non siamo altro, ciechi ottusi senza spina dorsale ne orgoglio, ignoranti noi e la nostra progenie che spocchiosamente crediamo essere assieme a noi il sale della terra, mentre invece siamo mezze figure senza orgoglio e senza volontà.
Avanti verso il prossimo presidente di regione amico dei soliti amici, nella illusoria certezza che non toccherà mai a noi finire in un ospedale che di fatto non c’è più.
Si sente il belare di 4.700.000 pecore.
A quanto pare, la salute pubblica era un diritto/dovere assoluto solo al tempo della pandemenza, quando in nome di essa sono stati commessi mostruosi abomini. Ora, la salute dei cittadini non interessa piu’ a nessuno, a meno che non abbiano i soldoni per pagarsi la Sanita’ privata.
Bisogna realizzare la regione dello Stretto. Palermo e Catanzaro sono troppo lontane. Non esistono in Italia altre regioni con capoluoghi cosi estremamente distanti. L’area dello Stretto, in posizione assolutamente centrale tra Sicilia e Calabria, con due provincie e circa 1.300.000 abitanti, non può continuare ad essere trattata come periferia. L’Identità comune dello Stretto, storica e culturale, condivisa nei periodi felici e nelle catastrofi, non può essere assoggettata a terze città che non hanno nulla a che vedere con l’area dello Stretto. Sanità, comandi e dirigenze, demanio e quanto altro devono avere il controllo nel territorio. E’ assurdo che Palermo decida per Messina e Catanzaro per Reggio.