Il piano di Francesca Maria Villani cattura il pubblico della "Laudamo"

Il piano di Francesca Maria Villani cattura il pubblico della “Laudamo”

Giovanni Francio

Il piano di Francesca Maria Villani cattura il pubblico della “Laudamo”

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domenica 21 Aprile 2024 - 21:05

Si è così concluso il ciclo di concerti per pianoforte a cura dell’associazione ""V. Bellini"

Venerdì scorso si è conclusa la serie di concerti pianistici, dal titolo “Concerti di pianoforte alla storica Sala Laudamo” che l’Associazione musicale V. Bellini ha scelto di ospitare per questa stagione nella splendida Sala da concerti messinese, dedicando al pianoforte ben cinque concerti del venerdì, mentre l’anno scorso aveva dedicato la Sala alla musica barocca. Scelta davvero felice, essendo un piacere assistere ai concerti in questo gioiello architettonico messinese, sia per gli occhi che per le orecchie, grazie alla sua eccellente acustica. Inoltre, il senso di intimo raccoglimento che suscita ogni concerto eseguito in questa sala, che, non è superfluo ricordarlo, è nata storicamente per la musica, è impagabile. Ci auguriamo che anche per le prossime stagioni venga mantenuta la scelta di programmare una parte di concerti alla Sala Laudamo.

Di scena la giovane pianista Francesca Maria Villani, che ha eseguito un programma dal titolo “Frammenti sonori: da Schumann a Berg, il corpo musicale e la prospettiva filosofica”.

Il titolo deriva dal concetto di frammentazione che accomuna filosoficamente i tre brani eseguiti dalla pianista – “Kreisleriana” di Schumann, Sonata n. 1 di Berg e “La Parade” di Ravel – che ha interloquito con il pubblico per spiegare, dal punto di vista filosofico, i legami che uniscono questi brani, tutti basati sulla frammentazione dei temi.

Dopo l’esecuzione di una Sonata di Domenico Scarlatti, Francesca Maria Villani ha iniziato questo iter musicale conKreisleriana op. 16” di Robert Schumann.

Schumann compose “Kreisleriana”, senz’altro uno dei suoi più importanti brani pianistici, ispirandosi all’omonimo racconto di E.T.A. Hoffmann, che ha per protagonista il maestro di cappella Kreisler, musicista geniale ma troppo sensibile, impazzito per amore, che ha bisogno dell’alcol o altre sostanze eccitanti per comporre. Il musicista romantico per eccellenza si identifica idealmente nel personaggio letterario in questa sorta di suite, composta da otto fantasie, nella quale ritroviamo gli aspetti ora appassionati impetuosi, talora tragici, ora dolci, sognanti e malinconici, che improntano tutta l’opera di Schumann.

L’interpretazione di Villani è stata molto personale, con la giusta scelta dei tempi, dimostrando una spiccata sensibilità. Peccato per qualche distrazione, soprattutto nel finale, dovuta forse al fatto che la pianista ha scelto di suonare leggendo lo spartito, e senza neanche un aiutante per voltare le pagine.

Mentre “La Parade” di Maurice Ravel, eseguita come ultimo brano dalla pianista, non riveste particolare interesse, trattandosi di un’opera giovanile, composta all’età di 21 anni, poco nota ed eseguita, una serie di forme di danza (valzer, mazurka etc.) interrotte, (brano comunque di difficile esecuzione tecnica e interpretato brillantemente dalla Villani), molto interessante è stato invece il secondo brano eseguito, la Sonata n. 1 in si minore di Alban Berg. Si tratta dell’unico brano dedicato dal musicista austriaco al pianoforte, composto all’età di 23 anni, mentre seguiva i suoi studi musicali sotto la guida di Arnold Schonberg, il padre della musica dodecafonica.

La Sonata, in un solo movimento, non è atonale (infatti è in si minore), ma si spinge al limite della tonalità, essendo priva di riferimenti tonali certi. Composta fra il 1907 e il 1908, la Sonata ha un carattere cupo e angosciato, quasi un presagio della tragedia della grande guerra che sarebbe scoppiata qualche anno dopo; il suo sviluppo è scarno e asciutto, molto denso, con addirittura una ripetizione (ritornello) del tema, a significare il mantenimento della tonalità.

Molto intensa l’interpretazione del brano da parte della giovane pianista, che ha dato prova di grande maturità.

Un ottimo concerto, gradito dal pubblico presente, al quale la pianista ha offerto un bis anch’esso insolito e interessante: un “Siciliano” di Elisabetta de Gambarini, clavicembalista inglese, di padre italiano, vissuta nel ‘700 e morta a soli 34 anni, brano che ha fatto da contraltare alla Sonata di Scarlatti eseguita all’inizio del concerto.

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