Un’altra performance di grande interesse artistico quella al Palacultura di Messina per la Filarmonica Laudamo
Un’altra performance di grande interesse artistico quella tenuta da Ila Kim domenica al Palacultura, ospite, come altre volte, della Filarmonica Laudamo, che ha continuato il progetto iniziato con il marito, il maestro e musicologo Piero Rattalino, di commentare con un taglio assolutamente originale alcuni dei più grandi compositori di musica pianistica d’ogni tempo, alternando narrazione ed esecuzione pianistica. La Kim ha proseguito da sola, con coraggio e determinazione, il percorso tracciato insieme al marito, e, dopo aver trattato Beethoven, questa volta è toccato a Franz Schubert, in una performance intitolata “Vita gaia e terribile di Schubert”.
Ila Kim ha iniziato a raccontare la infelice vita del musicista austriaco, che dovette nascondere per tutta la sua breve esistenza la sua omosessualità, all’epoca considerata un grave reato e per nulla tollerata. Ciò ha comportato che in vita quasi nessuna delle sue opere fu pubblicata, le sue esecuzioni erano limitate ai salotti, fra amici, e solo nel tardo Ottocento (morì nel 1828 a soli 31 anni) la sua straordinaria musica fu riscoperta e l’autore considerato, a tutt’oggi, come uno dei più grandi musicisti di ogni tempo.
Ila Kim ha quindi eseguito una Serenata (Standchen) D 889, su versi di un’opera minore di Shakespeare, “Cimbelino”, un lied nella trascrizione per pianoforte solo di Franz Liszt, brano sereno e spensierato, a testimoniare che la vita di Schubert, era fatta anche di piccole gioie, ovvero il trascorrere il tempo con gli amici, che lo protessero sempre celando la sua omosessualità.
Il racconto è proseguito con l’angoscia del musicista a causa della sifilide, malattia contratta in occasione di un rapporto con un prostituto, che fra alti e bassi lo porterà alla morte.
I due Improvvisi tratti dall’Op. 90, il n. 3 e il n. 4, hanno seguito questa narrazione. Anche se non è stato Schubert ad inventare questo genere musicale, è certo che gli Improvvisi, prima semplici brani salottieri, con Schubert assurgono a veri capolavori artistici, che inaugurano il genere di “pezzo breve”, proseguito poi in particolare da Schumann e da Chopin.
Il n. 3 dell’op. 90, in sol bemolle maggiore, è un nobile canto di indicibile bellezza, che fu trasposto anche in sol maggiore, per renderlo più agevole agli studenti (la tonalità di sol bemolle maggiore è senz’altro più ostica per la presenza di ben 6 bemolli, il che comporta l’esecuzione del brano quasi interamente sui tasti neri), ma solo nella tonalità originale questo capolavoro restituisce tutto il suo incanto, un intimo lied per pianoforte solo, che si fa drammatico nella parte centrale, per poi ripiegarsi in se stesso nel finale, senz’altro una delle pagine più memorabili del compositore austriaco.
Il n. 4, in la bemolle maggiore, si basa su degli arpeggi leggiadri eseguiti dalla mano destra, mentre nella parte centrale, il Trio, la musica diventa appassionata e dolente.
Questi due gioielli sono stati eseguiti dalla pianista coreana con grande padronanza e sensibilità, e sempre con quel quid di originalità che contraddistingue il suo pianismo.
Ancora il racconto, con i problematici rapporti di Franz con il padre, risposatosi con una donna molto più giovane, dopo la morte della prima (la madre di Schubert).
Ed ecco un altro celebre brano, la deliziosa e famosissima Aria russa, tratto dai sei Momenti musicali D 780 (il terzo), dal ritmo di marcetta, di un’incantevole perfezione.
La Kim ha poi eseguito la Sonata D 537, in la minore, nei tempi “Allegro ma non troppo”; “Allegretto quasi Andantino”, dall’indimenticabile tema principale, tipicamente schubertiano, e “Allegro”.
Prima di eseguire l’ultimo brano, un simpatico siparietto: nell’eseguire la Sonata la pianista ha rotto una scarpa, ed ha simpaticamente enfatizzato l’inconveniente, quasi a sdrammatizzare il triste racconto della vita di Schubert.
Infine, un altro Lied trascritto al piano da Liszt, “Il re degli Elfi” D328, tratto da una Ballata di Goethe.
Il connubio Goethe/Schubert costituisce senz’altro uno dei più felici nella storia dell’arte di ogni tempo; Schubert compose numerosi “lieder” tratti da poemi di Goethe, tutti meravigliosi, che resero il musicista insuperato in questo genere musicale.
Quello eseguito dalla Kim è senz’altro uno dei più celebri, impetuoso e drammatico, il racconto di una cavalcata di un padre, col figlio malato in braccio; il bambino durante il viaggio vede il re degli Elfi che vorrebbe prenderlo, il padre non lo vede, ed attraverso una angosciante cavalcata, resa al piano da difficili ottave in fortissimo, la drammatica scena si concluderà tristemente con la morte del bimbo.
Fragorosi applausi del pubblico per questa straordinaria artista, bravissima ed empatica anche nel racconto appassionato ma mai pesante della vita di Schubert.
Uno splendido bis, il leggiadro Improvviso n. 2 dall’op. 90, ha concluso l’indimenticabile concerto.
