Inchiesta Nemo Sud, lunedì gli interrogatori. Gli incarichi ai familiari del prof. Vita

Inchiesta Nemo Sud, lunedì gli interrogatori. Gli incarichi ai familiari del prof. Vita

Alessandra Serio

Inchiesta Nemo Sud, lunedì gli interrogatori. Gli incarichi ai familiari del prof. Vita

venerdì 17 Maggio 2024 - 07:00

Indagati attesi dal giudice che vuole chiarimenti sugli 11 milioni di euro spesi per il Centro creato dal dirigente del Policlinico

Messina – E’ lunedì il giorno fissato per il primo faccia a faccia tra indagati e la giudice Claudia Misale, firmataria dei provvedimenti di sospensione e di sequestro nell’ambito dell’inchiesta sulla convenzione tra il Centro riabilitativo Nemo Sud e il Policlinico di Messina.

Gli interrogatori degli indagati

La Gip sentirà anzitutto i quattro indagati sospesi, ovvero il professor Giuseppe Vita, i vertici che si sono succediti alla fondazione Aurora Mario Giuseppe Melazzini e Alberto Fontana, gli ex direttori amministrativi del Policlinico Michele Vullo e Giuseppe Laganga, sospesi dalle funzioni e dalla possibilità di contrarre con la pubblica amministrazione per un anno. Sarà poi ascoltato anche l’ex direttore generale dell’azienda universitaria Marco Restuccia. Solo dopo il confronto la Gip deciderà se sospenderlo, come chiesto dalla Procura, o non applicare alcuna misura. Agli interrogatori gli indagati arriveranno accompagnati dai difensori, tra i quali gli avvocati Bonaventura Candido, Carmelo Scillia e Carmelo Vinci.

Il ruolo del prof. Vita

giuseppe vita daniela lauro nemo sud

La posizione più complessa sembra quella del professor Vita. Se agli altri indagati la Procura di Messina contesta infatti l’aver consentito al Centro Nemo Sud di ricevere fondi pubblici per anni, malgrado le criticità burocratiche, per il dirigente del Policlinico si sospetta anche il peculato. Sarebbe stato il professore, nel 2019, insieme ai vertici della Fondazione Aurora, a consentire l’aumento del “budget” riconosciuto al Centro, la conferma dei posti letto e l’erogazione dei rimborsi per le prestazioni sanitarie, malgrado le irregolarità dell’accreditamento e delle autorizzazioni. In “cambio” il professore avrebbe ottenuto i contratti per il figlio, poi diventato direttore del centro, e per la nuora, responsabile della comunicazione. Questa la tesi del pool di investigatori guidati dal Procuratore Capo Antonio D’Amato, che per Vita aveva chiesto gli arresti domiciliari, richiesta ridimensionata dal Gip Misale che ha autorizzato la sola sospensione per 12 mesi. Per il professore è scattato il sequestro preventivo fino a 20 mila euro, ovvero i compensi da lavoro dipendente erogati a Giuseppe Vita nel 2013 che da dirigente medico del Policlinico, quindi interno, era anche direttore del Centro che percepiva i fondi per il servizio “esternalizzato”.

(nella foto, il prof. Vita con Daniela Lauro della Fondazione – non figura tra gli indagati)

Gli incarichi ai familiari

Ma per la Procura sono sospetti anche i 440.231 euro pagati al figlio dal 2013 al 2021 e i 210 mila euro euro circa pagati alla nuora per il lavoro svolto tra il 2012 e il 2021, per un totale di 670.882 euro.

Gli incarichi ai familiari sono al centro di diverse conversazioni intercettate dai Carabinieri durante le indagini. In una è proprio Vita a parlare ed a spiegare che lui non avrebbe voluto nominare il figlio direttore ma che, una volta effettuata la nomina, la posizione rappresenta un “problema” nel caso di concorso pubblico, così come paventa il Rettore Cuzzocrea all’inizio del decennio. Della famiglia parlano anche l’allora assessore regionale alla Sanità Ruggero Razza e il commissario del Policlinico Laganga:

Razza: E il professore Vita quindi gli ha fatto assumere il figlio, la nuora e chi altro?

Laganga: No, basta più

Razza: solo il figlio e la nuora, vabbè tutto sommato…

Laganga: gli è bastato

Razza: il problema è che non aveva altri figli…

Laganga: no, no, la famiglia era finita

Razza: la famiglia gli era finita, vabbè.

Il clamore suscitato dall’impiego nel centro dei familiari del professor Vita è al centro di una conversazione del presidente della Aurora, Alberto Fontana, insieme ad uno dei suoi più stretti collaboratori, che parla della nuora: “....bravissima persona però.. la sua esuberanza… lei deve stare buona, ci devono essere dei periodi nel quale non se ne deve accorgere nessuno della sua esistenza… la rete dei contatti è la sua, anche quando fanno un articolo ci mettono sempre la sua foto, cosa cazzo ci mettete la sua foto, metteteci una foto dei pazienti del centro, del logo, di qualunque altra cosa…”.

In un’altra conversazione, i vertici della Aurora parlano di come “regolarizzare” questi rapporti di lavoro, trasformando l’impiego della nuora da dipendente a collaboratrice esterna: “…prima cosa superata la boriana, diventa libera professionista. Secondo, andiamo in causa e l’avvocato è l’avvocato della Fondazione…”. Sono sempre i vertici della Aurora a commentare che tra i dipendenti era venuto fuori anche un nipote del professore, poi trasferitosi.

2 commenti

  1. Chi troppo in alto sale,cade sovente precipitevolissimevolmente.
    Dimostra chiari segni di onnipotenza…e non è il primo.

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  2. Luigi raffaele 17 Maggio 2024 11:58

    Niente da meravigliarsi, normale

    amministrazione, quelli bravi e liberi, in tuti i settori, vanno via , io sono andato via , e oggi sono orgoglioso di questa scelta

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