Incidenti sul lavoro, la carneficina continua e un altro morto s'aggiunge all'elenco

Incidenti sul lavoro, la carneficina continua e un altro morto s’aggiunge all’elenco

Marco Olivieri

Incidenti sul lavoro, la carneficina continua e un altro morto s’aggiunge all’elenco

Tag:

mercoledì 13 Settembre 2023 - 07:20

L'operaio Tindaro Munafò ha perso la vita cadendo da un ponteggio a Scala Torregrotta. Niente ferma la macabra classifica di chi cade mentre lavora

MESSINA – Incidenti sul lavoro. Il 7 settembre titolavamo così: “In tre sul tetto di una scuola, la sicurezza che non c’è”. Per fortuna, in quell’occasione. non si trattava di un evento tragico. Tuttavia, mentre stiamo ancora piangendo a livello nazionale il ventiduenne messinese Kevin Laganà e i suoi compagni di lavoro, Giuseppe Lombardo, Giuseppe Servillo, Michael Zanera e Giuseppe Aversa, l’operaio Tindaro Munafò ha perso la vita cadendo da un ponteggio in una proprietà privata. Un incidente avvenuto a Scala Torregrotta. Ancora una volta nel territorio messinese.

Come riporta l’Osservatorio Sicurezza e Ambiente Vega, nel luglio 2023 risultano 559 le vittime sul lavoro in Italia: in aumento del +4,4% rispetto a luglio 2022 (430 contro 412), mentre quelle in itinere, ovvero avvenute mentre raggiungevano il luogo di lavoro, hanno registrato un calo del -17,8% rispetto al luglio 2022 (129 contro 157).

L’elenco dei morti sul lavoro si riempie di nuove croci

La Sicilia, dati del maggio 2023, è sesta in questa macabra classifica. E, al 31 luglio 2023, la provincia di Messina figura sempre sesta e quella di Siracusa settima, fonte Inail, negli incidenti mortali, con la provincia di Crotone in testa. La regione con il maggior numero di vittime sul lavoro è la Lombardia (74). Seguono: Veneto (40), Lazio (36), Campania e Piemonte (33), Emilia Romagna (31), Puglia (29), Sicilia (26), Toscana (21), Abruzzo (16), Marche (14), Umbria e Calabria (13), Friuli Venezia Giulia (12), Trentino Alto Adige e Liguria (11), Sardegna (10), Basilicata (5) e Valle d’Aosta e Molise (1).

Ma l’elenco si riempie intanto di nuove croci, da agosto a settembre. E sono 344.897 le denunce presentate all’Inail, da gennaio a luglio. La sensazione è di un processo inarrestabile, drammaticamente “impossibile” da arrestare o ridurre. Ha messo in rilievo il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in occasione dell’avvio di un corso di formazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro: “Il nostro Paese colloca il diritto al lavoro e il diritto alla salute tra i principi fondanti della Repubblica. Non è tollerabile perdere una lavoratrice o un lavoratore a causa della disapplicazione delle norme che ne dovrebbero garantire la sicurezza sul lavoro. I morti di queste settimane ci dicono che quello che stiamo facendo non è abbastanza. La cultura della sicurezza deve permeare le istituzioni, le parti sociali, i luoghi di lavoro. A voi, ispettori tecnici, spetta un ruolo attivo in questo processo di garanzia e di prevenzione”.

Come in altri ambiti che investono l’eguaglianza, la cultura del diritto e la giustizia sociale, anche in questo campo i valori costituzionali non trovano un’adeguata realizzazione. Scrivevo lo scorso 4 aprile: “Basta parole. Servono atti concreti con un’intesa reale fra imprese, sindacati e lavoratori. Altrimenti, si decida di chiudere tutto. Se lo Stato non è in grado di garantire la sicurezza dei propri cittadini nei cantieri e nelle fabbriche, si dia un sussidio momentaneo a chi lavora e si chiuda tutto, in attesa di garantire tutte le condizioni di sicurezza. Cgil, Cisl e Uil facciano un’azione di forza: su questo terreno non possono esserci cedimenti. Il messaggio attuale è che l’economia è più importante dell’essere umano, del lavoratore, il quale spesso finge d’ignorare lui stesso le minime condizioni di sicurezza pur d’avere la possibilità di portare i soldi a casa”.

Per una nuova cultura della sicurezza sul lavoro

Una nuova cultura della sicurezza, un’economia sottratta allo sfruttamento e in funzione del lavoratore e della lavoratrice, molti più ispettori del lavoro (i 29 arrivati sono solo un insufficiente punto di partenza), legalità e giustizia sociale: ecco le bussole per invertire la rotta. Ma la fiducia in una radicale e immediata inversione di tendenza è davvero poca. E quelle croci, ed è un incubo, le vediamo aumentare ogni giorno di più.

Articoli correlati

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta
Tempostretto - Quotidiano online delle Città Metropolitane di Messina e Reggio Calabria

Via Francesco Crispi 4 98121 - Messina

Marco Olivieri direttore responsabile

Privacy Policy

Termini e Condizioni

info@tempostretto.it

Telefono 090.9412305

Fax 090.2509937 P.IVA 02916600832

n° reg. tribunale 04/2007 del 05/06/2007