D'Uva e il capitolo Lipari: stop al commissariamento, no al depuratore

D’Uva e il capitolo Lipari: stop al commissariamento, no al depuratore

Veronica Crocitti

D’Uva e il capitolo Lipari: stop al commissariamento, no al depuratore

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lunedì 12 Agosto 2013 - 08:04

E' stata presentata l'8 agosto, dal parlamentare Francesco D'Uva, un'interrogazione a risposta scritta riguardante il progetto del depuratore di Lipari ed il commissariamento dell'isola: "Inaccettabile che la voce dei cittadini venga sistematicamente ignorata".

E’ già finita sul tavolo del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e porta in calce il nome del parlamentare messinese del Movimento 5 Stelle, Francesco d’Uva, insieme ai co-firmatari Riccardo Nuti, Dalila Nesci, Federica Dieni, Massimo De Rosa, Maria Marzana, Alessio Villarosa.

Presentata l’8 agosto, in una giornata di torrido clima agostiano, l’interrogazione a risposta scritta focalizza l’attenzione su due situazioni connesse e parallele concernenti l’isola di Lipari: stato di emergenza con connaturato commissariamento e progetto di costruzione del depuratore.

Apponendo come destinatario anche la Presidenza del Consiglio, i Cittadini a 5 Stelle richiedono che lo stato di “emergenza di natura ambientale” dell’isola (in vigore fino al 14 gennaio 2013 e poi prorogato, per emergenza idrica, fino al 31 dicembre 2013) venga abolito, così come, di conseguenza, il commissariamento finito nelle mani dell’avvocato Luigi Pelaggi.

“L’isola di Lipari deve essere riaffidata alla Regione Sicilia”, dichiara D’Uva senza esitazioni.

Una questione di “orgoglio nostrano”, si potrebbe pensare. Ma non solo, perché la situazione più scottante che i parlamentari tengono a far emergere riguarda il finanziamento di un’opera, il depuratore per l’esattezza, che presenterebbe (secondo quanto denunciato) “caratteri di limitata trasparenza dal punto di vista economico”.

La storia trae origine dalla decisione di Pelaggi, avvenuta nel 2011, di disporre e appaltare un depuratore nella località del Canneto.

L’inghippo, secondo i firmatari, riguarderebbe i finanziamenti. Prima approvato col reperimento di 50milioni di euro (da parte del Ministero dell’Ambiente), poi riesaminato e riapprovato con un finanziamento minore (nonostante l’aumento delle opere da realizzare), il progetto spinge ad alcune domande.

“Non è dato sapere – si legge nell’interrogazione – se tale situazione sia dovuta ad errore della precedente validazione o meno”, ma il dubbio rimane.

Altre questioni sollevate, poi, quelle dello smaltimento dei rifiuti e dell’impatto ambientale.

Prima domanda: perchè i materiali di scavo dovrebbero essere portati presso la vecchia discarica RSU di Lipari “chiusa ormai da anni, sita in Lami contrada Malopasso, e attualmente non autorizzata”?

Seconda domanda: perché il rivestimento dei muri di contenimento, che dovrebbe essere obbligatorio per una positiva valutazione di impatto ambientale, non è invece previsto?

“Risulta inaccettabile che opere di una tale rilevanza vengano portate avanti sistematicamente ignorando la voce dei cittadini che da anni si battono per avere chiarezza e trasparenza e che puntualmente vengono ignorate dalle istituzioni”, tuona D’Uva.

Per cui, stop allo stato di emergenza, stop al commissariamento e stop ad un’opera di depurazione che “rappresenta un evidente pericolo per il settore primario e turistico dell’isola di Lipari, dal momento che la località di Canneto, oltre ad essere località soggetta a numerose coltivazioni e allevamenti, rappresenta per il Comune il più importante centro balneare dell’isola”.

Veronica Crocitti

Un commento

  1. Ma aloora la pupù deve finire in mare?
    Giuseppe Vallèra

    0
    0

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