Islamo-gauchisme: cos’è e perché fa paura

Islamo-gauchisme: cos’è e perché fa paura

Giacomo Maria Arrigo

Islamo-gauchisme: cos’è e perché fa paura

sabato 27 Marzo 2021 - 09:58

Cos'è e perché fa paura l’“islamo-gauchisme”, cioè la presunta connivenza tra intellettuali e gruppi della sinistra radicale e ambienti islamisti.

Dal 2012 in Francia 263 persone sono state uccise in 18 attacchi terroristici organizzati da islamisti radicali. Una vera e propria emergenza alla quale si cerca di far fronte oscurando i canali online per la radicalizzazione islamista e indebolendo i gruppi al vertice della galassia radicale (al-Qa’ida e l’Isis sopra tutti). Ma qualcuno suggerisce che c’è un altro terreno di indottrinamento, un insospettabile luogo di un’inedita complicità: l’università.

È l’“islamo-gauchisme”, cioè la presunta connivenza tra intellettuali e gruppi della sinistra radicale e ambienti islamisti. In un’intervista televisiva del 16 febbraio il ministro dell’insegnamento superiore, Frédérique Vidal, ha dichiarato che l’islamo-gauchisme «affligge la società nel suo insieme, e l’università non ne è impermeabile». «Quello che osserviamo nelle università», ha continuato, «è che ci sono persone che possono usare i loro titoli e l’aura che hanno – sono in minoranza – per promuovere idee radicali o per portare idee militanti».

Vidal ha quindi annunciato all’Assemblea Nazionale di voler aprire un’indagine sul fenomeno. Subito dopo ha chiesto al Centro nazionale di ricerca scientifica (Cnrs) «una valutazione di tutte le ricerche» in Francia, sollecitando de facto un’inchiesta sulla presenza di docenti islamo-gauchistes nelle università. L’identikit prevedrebbe professori e ricercatori impegnati nello studio di tematiche postcoloniali, di genere e questioni legate alla razza – intellettuali interessati più all’attivismo che alla ricerca accademica.

Da parte sua il Cnrs ha condannato l’uso indiscriminato di un termine avulso da una concretezza scientifica («l’ “islamogauchisme” n’est pas une réalité scientifique»). Al contempo, però, ha dato la propria disponibilità per l’avvio di uno studio (e non “indagine”) volto «a far luce scientifica sui campi di ricerca interessati» (come specificato nel comunicato del 17 febbraio).

A fronte di innumerevoli condanne contro le dichiarazioni del ministro (600 tra docenti e ricercatori hanno chiesto le sue dimissioni), ad aver preso le difese di Vidal è stato l’intellettuale francese Bernard Henri-Levy: «La libertà accademica è sacra, certo. Ma non possiamo non vedere come la ‘cancel culture’ che unisce antisionismo ed estremisti musulmani sia sempre più forte», ha dichiarato il 24 febbraio a La Repubblica.

Lévy elenca diversi episodi in cui l’estrema sinistra si è di recente unita all’islamismo radicale, come le «manifestazioni di sostegno a Gaza nel luglio 2014, dove Jean-Luc Mélenchon e alcuni dei suoi, ritenendo che l’Islam sia decisamente ‘la religione dei poveri’, suggellarono l’alleanza sfilando in corteo con dei simpatizzanti di Hamas che gridavano ‘morte agli ebrei’». Il filosofo quindi, denunciando oscuri intrecci tra mondi apparentemente distanti, si chiede: «Si tratta di casi sintomatici o marginali? Non lo so, ma è un bene che sia stata posta la domanda, che sia stata aperta la discussione e che tutti siano ora invitati ad andare a vedere di persona».

Di islamo-gauchisme, in verità, si parla da tempo. Nel 2016 il celebre accademico Gilles Kepel aveva condannato il pensiero salafita dicendo che «quel modo di pensare l’Islam che rifiuta la mescolanza con la società europea è terribile, soprattutto in Francia, dove si fonde con la frustrazione sociale delle periferie generando quella forma di nuova rivendicazione che io chiamo “islamo-gauchismo”». Una specie di nuova ideologia comunista a difesa degli ultimi, dei poveri e dei diseredati, ma in salsa jihadista.

Il primo ad aver utilizzato il termine “islamo-gauchisme”, però, sarebbe stato il sociologo Pierre-André Taguieff nel suo libro La Nouvelle Judeophobie (2002). Per Taguieff, “islamo-gauchismo” descriverebbe la tendenza di alcuni movimenti di sinistra a ritrovarsi nelle stesse lotte dei movimenti filopalestinesi, a volte al fianco degli islamisti. Egli pertanto si riferisce in particolare alle manifestazioni filo-palestinesi tenutesi a Parigi nei primi anni 2000 quando esponenti della neo-sinistra radicale sono scesi in piazza assieme ai sostenitori di Hamas e Hezbollah al grido “eliminiamo Israele”.

Intorno all’islamo-gauchisme ruotano questioni delicate, dalla libertà accademica (da preservare) ad alleanze fatali (da infrangere). Una questione scottante che rimane tuttora oscura e da investigare più a fondo. Il dibattito è appena iniziato. Staremo a vedere.

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