"Moving on", un progetto sulle tossicodipendenze e il disagio giovanile

“Moving on”, un progetto sulle tossicodipendenze e il disagio giovanile

“Moving on”, un progetto sulle tossicodipendenze e il disagio giovanile

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lunedì 15 Febbraio 2016 - 08:18

Ci si è soffermati sui tanti fattori che spingono i ragazzi ad approcciarsi all’uso delle droghe; alcuni per curiosità, per noia, per solitudine, per sfida e perché trovano eccitante tutto ciò che è proibito

“Moving on”, progetto del Por Sicilia, ha offerto una grande opportunità di formazione agli allievi dell’Istituto Villa Lina Ritiro e ai loro genitori. E’ stato un progetto innovativo nella sua interezza, dalla durata di quattro mesi (Novembre-Febbraio), curato dal Dirigente Prof. Giovanna De Francesco e dalla referente Dott. Deborah Colicchia della cooperativa “Azione Sociale”.

Normale preparare gli allievi della scuola secondaria di primo grado alla conoscenza delle vecchie e nuove dipendenze. Ciò che è difficile è andare alla ricerca del perché ci si droga; come fermarsi dopo aver cominciato e come aiutare colui che si droga.

Agli esperti formatori Loriana Rinaldo, Nancy Arena, Pier Paolo Cafeo, Valeria Sciarrone e ai tutor Prof. Pina Dato e Grazia De Pasquale il compito di far capire come dire “no” al gruppo. Inizialmente si è entrati nel mondo delle tossico dipendenze presentando, anche attraverso filmati, le varie possibilità di dipendenza da fumo, alcol, droghe leggere e pesanti, da gioco compulsivo e dall’uso incondizionato e non controllato dei media.

Ci si è soffermati sui tanti fattori che spingono i ragazzi ad approcciarsi all’uso delle droghe; alcuni per curiosità, per noia, per solitudine, per sfida e perché trovano eccitante tutto ciò che è proibito. Altri perché non riescono a superare i loro problemi esistenziali in famiglia, a scuola, nelle loro difficili relazioni sociali o perché non sanno cosa fare della loro vita. I ragazzi usano tante volte la droga come una pozione magica che serve per un po’ ad appianare le difficoltà che, in realtà, restano tali e quali. E ancora, un allievo che si accorge del malessere di un suo compagno cosa fa: parla con lui, di lui, di sé stesso, dei propri desideri e della propria vita, chiede della sua vita e prova a convincerlo ad affidarsi ad un adulto che possa efficacemente aiutarlo.

La consapevolezza di potersi accostare a mondi ancora sconosciuti, è avvenuta in progressive fasi di ascolto silenzioso e riflessivo, facendo prendere coscienza che quanto discusso può accadere a chiunque. “Mai dire mai” recita un motto, e quindi non farsi trovare impreparati, ma usare tanta attenzione e fermezza. Non far male alla propria vita, ma essere liberi di viverla grazie anche al supporto della propria famiglia che in età adolescenziale è sempre contestata. Ecco il senso di questo bel progetto che, nel suo percorso, ha coinvolto i genitori ben contenti di essere più consapevoli del loro ruolo, forti di una formazione specifica per meglio essere vicini ai propri figli.

Ma questo Istituto, che vive sul campo le difficoltà tipiche dell’età adolescenziale, delle precarie condizioni economiche di alcune famiglie e di un sociale eterogeneo ha voluto, ancora di più, rafforzare il percorso di crescita dei propri allievi facendo loro incontrare la criminologa Roberta Bruzzone che ha spiegato cos’è la violenza di genere e la pericolosità legata all’uso incontrollato di computer, cellulari e amicizie virtuali che, il più delle volte, nascondono vizi e degrado morale.

Per ulteriormente rafforzare la formazione dei propri allievi, il dirigente scolastico ha firmato, in questi giorni, un protocollo d’intesa con il CIF (Centro italiano femminile) al fine di poter avere a scuola il supporto di figure professionali specifiche come pedagogisti e psicologi che saranno a diretto contatto col disagio di alcuni allievi grazie all’apertura di sportelli di ascolto aperti anche alle famiglie.

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