“La Magia dell’Arco”, eccellente performance per il duo Patuzzi – Bacchetti

“La Magia dell’Arco”, eccellente performance per il duo Patuzzi – Bacchetti

giovanni francio

“La Magia dell’Arco”, eccellente performance per il duo Patuzzi – Bacchetti

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mercoledì 10 Novembre 2021 - 06:54

MESSINA – Un duo di elevato spessore artistico si è esibito sabato u.s. al Palacultura, per la stagione musicale dell’Accademia Filarmonica.

La violinista Maristella Patuzzi e il pianista Andrea Bacchetti, quest’ultimo già più volte ospite a Messina, si sono esibiti presentando un programma variegato: dalle settecentesche sonate di Tartini e Mozart, ai brani novecenteschi di Bartok e Sarasate.

Il concerto è iniziato con l’esecuzione della Sonata op. 1 n. 10 “Didone abbandonata”, di Giuseppe Tartini. In tre movimenti: “Affettuoso”; “Presto” e “Allegro”.

La Sonata, in sol minore, si ispira al celebre personaggio virgiliano, e reca il titolo dell’omonimo libretto di Metastasio. Il brano fu composto da Tartini per violino e basso continuo, (cembalo), ed infatti il pianoforte si limita a svolgere questa funzione di accompagnamento, mentre tutti i temi, molto cantabili, sono affidati al violino. In epoca barocca, infatti, le sonate per violino e cembalo si caratterizzavano dall’assoluta predominanza del violino, fungendo il cembalo soltanto da basso continuo. Dopo una breve parentesi, a metà del 700’, ove le parti si invertirono totalmente – il pianoforte (prima cembalo, poi forte-piano) assunse il compito di solista, mentre il violino si limitò ad eseguire il ripieno o comunque ad accompagnare – avvenne la grande rivoluzione che portò alla nascita della moderna Sonata per violino e pianoforte, ad opera di Wolfgang Amadeus Mozart. Nelle sonate della maturità del musicista austriaco, il violino ed il pianoforte hanno pari dignità, intessendo un vero e proprio dialogo fra i due strumenti.

La prima di queste Sonate è proprio la k 301, eseguita dai due artisti. In due movimenti, “Allegro con spirito” e “Allegro”, è un piccolo capolavoro ove gli spettatori avranno potuto cogliere l’enorme differenza rispetto alla Sonata di Tartini. Qui i due strumenti dialogano in un intreccio continuo, i vari temi sono esposti ora dall’uno ora dall’altro strumento, il secondo tema del primo movimento, ad es., è enunciato dal pianoforte, che assume un ruolo paritario rispetto al violino. È stato infatti l’unico brano in cui Andrea Bacchetti ha potuto esibire tutte le pregevoli qualità del suo pianismo, trasparente e cristallino (non a caso è un eccellente interprete di Scarlatti), dando vita ad una esecuzione, insieme alla violinista, praticamente perfetta. In tutti gli altri brani eseguiti, invece, il ruolo di protagonista è indubbiamente stato quello del violino, e la giovane e bravissima violinista italo svizzera ha potuto esibire tutte le su e doti di virtuosismo tecnico.

È stata la volta delle bellissime “Danze popolari rumene”. Si tratta di sei brevi brani composti da Béla Bartók nel 1915 per pianoforte; due anni dopo lo stesso compositore ne curò la trascrizione per orchestra, aggiungendo un’altra danza, ma accade di ascoltarli in varie Si tratta di elaborazioni di motivi folkloristici originari della Transilvania (che allora faceva parte dell’Ungheria), sette brevissimi gioielli musicali, di immediato impatto e di ammirevole freschezza, ove si individua già con evidenza la principale caratteristica del compositore ungherese, cioè l’elaborazione dei temi popolari della tradizione slava, magiara, balcanica, in strutture armoniche proprie della musica colta occidentale. Le danze sono, nell’ordine: “Danza col bastone”; “Danza della fascia”; “Danza sul posto”; “Danza del corno”; “Polka rumena”; “Danza veloce”.

Dopo “Nigun” (improvvisazione), del compositore svizzero Ernest Bloch, ecco i due brani di Pablo de Sarasate, caratterizzati da un estremo virtuosismo con riferimento alla partitura del violino.

Zigeunerweisen op. 20, primo brano eseguito del compositore spagnolo, si può tradurre approssimativamente “Alla zingara”, ed infatti sembra di ascoltare un violino zigano, dalle tipiche sonorità ora melodiche e nostalgiche, ora assai brillanti, di ardua difficoltà tecnica.

Ha concluso la serata la celebre “Fantasia sulla Carmen” op. 25. Si tratta di una composizione di sicuro effetto, composta per violino e orchestra, ma spesso eseguita con il violino accompagnato dal pianoforte: nella Fantasia si ascoltano alcuni fra i più celebri temi della Carmen di Bizet, fra cui la celebre Habanera, e per questo è un pezzo molto amato dal pubblico delle sale da concerto. Di eccezionale difficoltà esecutiva, il brano è stato eseguito impeccabilmente dalla violinista italo svizzera. Dopo tanto virtuosismo, due bis dal carattere estremamente lirico: “Méditation”, trascrizione per violino e pianoforte del celebre Intermezzo sinfonico tratto dall’opera Thais di Massenet, e “Salut d’Amour”, Op. 12, di Edward Elgar”.

Infine Andrea Bacchetti ha deliziato il pubblico con l’esecuzione del Preludio e Fuga n. 9 del secondo Libro del Clavicembalo ben temperato, di Johann Sebastian Bach.

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