La politica-spettacolo di Berlusconi: ecco perché la sua morte è epocale

La politica-spettacolo di Berlusconi: ecco perché la sua morte è epocale

Marco Olivieri

La politica-spettacolo di Berlusconi: ecco perché la sua morte è epocale

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lunedì 12 Giugno 2023 - 12:01

L'ex presidente del Consiglio e imprenditore ha dominato l'immaginario mediatico dagli anni Ottanta

Il milione di posti di lavoro e il ponte sullo Stretto come prospettive mitiche e quasi sganciate dalla realtà. I casi giudiziari rimasti con molti punti interrogativi e la capacità di dialogare con l’elettore come se fosse un telespettatore d’accontentare. La spinta al culto dell’individuo, e della leadership, senza contenuti ideologici. Come per la morte di ogni personaggio pubblico, esistono due piani e non vanno confusi. Il Silvio Berlusconi privato, nato a Milano nel 1936, merita il silenzio e il rispetto che consentano alle sue persone care di cominciare a elaborare il lutto per la perdita. Sul piano del personaggio politico e mediatico, invece, una prima analisi è obbligatoria in attesa degli inevitabili approfondimenti.

Perché la morte di Silvio Berlusconi è qualcosa d’epocale per la società italiana? Perché prima l’imprenditore e poi il politico hanno dominato l’immaginario degli anni Ottanta e Novanta. Berlusconi ha dominato gli anni Ottanta con la televisione e, dal 1986, con il calcio da presidente del Milan. Gli anni Novanta con la famosa “discesa in campo” politica fino ai giorni nostri. Solo lui poteva fondare un partito chiamandolo Forza Italia, come se si fosse trattato della nostra nazionale.

Pur non avendo più la leadership del centrodestra, con Giorgia Meloni alla guida del governo, il leader di Forza Italia e quattro volte presidente del Consiglio è rimasto fino alla fine un protagonista, seppure appannato. Una figura dove gaffe, errori, ambiguità, momenti di saggezza e cadute nella volgarità hanno creato un mix singolare, anche quello unico. E l’essere berlusconiani o antiberlusconiani, fino agli anni Duemila, senza dimenticare al cinema “Il caimano” di Moretti e il meno riuscito “Loro” di Sorrentino, ha costituito un elemento identitario centrale sul piano culturale, prima ancora che politico.

Servirà agli storici, e ai giornalisti che non praticano solo la quotidianità, analizzare ogni aspetto del personaggio. L’imprenditore delle tv private e con origini economiche chiacchierate negli anni Settanta; lo stalliere Mangano e il pericolo di rapimenti; l’intuizione della forza trasformativa del piccolo schermo; l’alleanza con Bettino Craxi e il trionfo del biscione in tv con Bongiorno, Vianello, Corrado e tantissime altre star televisive; il Milan super vincente con Van Basten, Gullit e il guru Sacchi, prima di Capello e altri cicli, con 5 Champions League; il salto in politica, nello stile Usa, con tutti i meccanismi mediatici capaci d’imporre la sua narrazione.

L’uomo che aveva imposto le interruzioni degli spot, durante i film in tv, aveva fatto diventare il suo passaggio da candidato alla presidenza un monumento pubblicitario alla sua figura. Una personalità o da amare o da detestare. Quindi perfetta in tempi di morte delle ideologie e personalizzazione della politica. Senza dimenticare l’abilità pragmatica nello sdoganare il Movimento sociale italiano e unire il centrodestra, dalla fiamma tricolore alla Lega.

Dal “bunga bunga” e Dell’Utri all’indubbia capacità di rimanere al centro della scena

Le canzoni, l’anticomunismo in un Paese senza comunisti, il linguaggio accattivante, i conflitti d’interesse, la sentenza sul senatore Dell’Utri, suo strettissimo collaboratore, per concorso esterno in associazione mafiosa. E ancora: il “bunga bunga” e le giovani donne, il divorzio da Veronica Lario, il “meno male che Silvio c’è” e l’immancabile inno di Forza Italia, i processi, la condanna per frode fiscale, i conflitti d’interesse, i lampi d’umanità e le sue indubbie capacità di rimanere al centro della scena.

Berlusconi è un personaggio troppo complesso, nonostante la sua apparente semplicità, per essere liquidato in poche righe. Dove prima c’erano le mummie da Prima Repubblica, lui ha inserito “Drive In” nel blog quotidiano di Camera e Senato. Non è riuscito a cambiare alcuni riti istituzionali, né a diventare presidente della Repubblica, ma senza il Berlusca è impossibile immaginare la politica (in parte) come illusione e annuncio mediatico. Politica-spettacolo che ha poi trovato imitatori meno bravi di lui.

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2 commenti

  1. Franco Fabiano 12 Giugno 2023 13:07

    È morto il principale responsabile del declino economico, morale e culturale di questo martoriato Paese!

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  2. Pronti a dimenticare tutto che vergogna, ecco perchè gli italiani si meritano questo ed altro-

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