"Le alluvioni nel Messinese sono il frutto di un dissesto generale provocato dagli uomini"

“Le alluvioni nel Messinese sono il frutto di un dissesto generale provocato dagli uomini”

Redazione

“Le alluvioni nel Messinese sono il frutto di un dissesto generale provocato dagli uomini”

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domenica 11 Dicembre 2022 - 17:30

Le associazioni Legambiente del Longano e Legambiente del Tirreno auspicano un'inversione di tendenza nelle politiche per il territorio

“Le alluvioni nel Messinese sono dovute a un dissesto generalizzato provocato dagli esseri umani”. E la messa in sicurezza è sempre la priorità. Le associazioni Legambiente del Longano e Legambiente del Tirreno, “esaminando le trasformazioni subite negli ultimi anni dal nostro territorio e analizzando le conseguenze disastrose che ne sono derivate, lanciano l’allarme sul rischio per la stessa incolumità della popolazione, che, in caso di piogge abbondanti, incombe quotidianamente e soprattutto nel periodo autunnale. A pochi giorni dagli eventi atmosferici che hanno colpito, in particolare, i Comuni di Barcellona Pozzo di Gotto, Milazzo, Castroreale, Rodí Milici e Terme Vigliatore, allagando vaste aree con acqua e detriti e causando danni di non poco conto, occorre allargare lo sguardo per capire cosa sia successo per determinare periodicamente conseguenze così gravi”.

In sostanza, “i fenomeni descritti risultano dovuti non soltanto ai fattori climatici ma soprattutto ad errori antropici che hanno provocato un dissesto generalizzato. Di conseguenza, è necessario un attento lavoro di analisi e un vasto intervento di ripristino degli equilibri idrologici ed idrogeologici“.

“Reso vulnerabile il territorio collinare e la pianura fino alla fascia costiera”

Sottolineano le associazioni: “Il nostro territorio, geomorfologicamente così vario, nel corso degli anni ha subito trasformazioni antropiche che ne hanno profondamente modificato l’assetto originario, senza che venissero previste le ripercussioni a medio e lungo termine sull’ambiente naturale. Oggi possiamo constatare come sia stato reso particolarmente vulnerabile tanto il territorio collinare, quanto la pianura fino alla fascia costiera. In particolare, per quanto attiene la collina, gli sbancamenti, per l’apertura di strade il più delle volte inutili; gli incendi, spesso dolosi, che si verificano con cadenza annuale; l’abbandono dei terrazzamenti agricoli, che contribuivano a frenare il ruscellamento; hanno determinato un aumento dell’attività erosiva e della franosità, con grosse portate d’acqua e detriti che dilagano a valle”.

Continua la nota: “Un tempo queste portate alluvionali venivano smaltite dai torrenti e dal sistema sapiente delle saje. Oggi però i torrenti sono stati irrigiditi con briglie e con colate di cemento, in modo tale che ne è risultato alterato il naturale deflusso delle acque sia superficiali che sotterranee. E il sistema delle saje è stato parzialmente abbandonato o distrutto, con grave alterazione della confluenza delle acque negli impluvi naturali. Di conseguenza grossi volumi idrologici, che le reti drenanti non riescono più a smaltire, invadono le aree di pianura, con l’aggravante che gran parte della superficie di potenziale assorbimento è stata impermeabilizzata a causa di un’un’edificazione selvaggia e di un’indiscriminata occupazione delle cosiddette fasce di rispetto. E infine, paradossalmente, a causa dell’imbrigliamento dei torrenti nei settori montani e mediani, si è determinato il mancato apporto detritico, vitale per il naturale ripascimento delle spiagge, determinando i noti fenomeni di erosione della fascia costiera”.

Aggiugono le sezioni di Legambiente: “Anche l’allagamento della contrada Migliavacca di Milazzo è stato determinato da cause analoghe. In particolare, i bacini imbriferi del territorio collinare di Santa Lucia e San Filippo sono sempre più caratterizzati da dissesto idrologico e idrogeologico, per cattiva regimentazione delle acque meteoriche, disboscamento, assenza di vasche di drenaggio di saje e casse di espansione. Pertanto maggiori portate d’acqua arrivano oggi più velocemente nella Piana a causa dell’alterazione degli antichi equilibri idrologici. Nella Piana poi l’impermeabilizzazione del territorio, dovuto all’espansione edilizia, alla costruzione di nuove strade, e soprattutto al mancato convogliamento delle portate meteoriche verso i corsi d’acqua, determinano gli allagamenti cui abbiamo assistito”.

Continuano gli esponenti di Legambiente: “Molti però si domandano come si sia potuto verificare un allagamento così esteso e abbondante in una vasta area della Piana, quando la contrada Migliavacca rimane limitrofa alla fascia costiera. L’alluvione di fango è stata possibile per la mancanza di opere di deflusso e di drenaggio collegate con il mare. Riteniamo che l’ampliamento della banchina del Porto abbia determinato un effetto “diga” sulla massa d’acqua, che, non trovando punti di confluenza verso il mare, ha allagato strade e piazze invadendo i piani terra con grave pericolo per l’incolumità, tanta paura nella popolazione e danni consistenti. Addirittura, essendosi determinato l’allagamento anche della strada costiera, a un metro dal mare, la riflessione amara non può non considerare il danno dovuto alla scarsa qualità delle nuove progettazioni, che non tengono conto delle più elementari condizioni al contorno”.

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2 commenti

  1. Bravi avete fatto il riassunto della domenica……Visto che siete dei saccenti ed esperti dell’argomento magari la prossima domenica ci date anche alcune soluzioni. Grazie per il vs contributo.

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  2. Quanti caprari che quest estate hanno incendiato le campagne avete arrestato?

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