Le "street clouds" e l'estrema localizzazione delle precipitazioni nevose

Le “street clouds” e l’estrema localizzazione delle precipitazioni nevose

Daniele Ingemi

Le “street clouds” e l’estrema localizzazione delle precipitazioni nevose

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mercoledì 17 Febbraio 2021 - 10:14

I motivi per cui spesso le nevicate possono essere circoscritte anche ad una sola vallata

L’arrivo dell’aria gelida, che ha abbordato la Sicilia nella tarda serata di lunedì, prima di scaldarsi (per convezione) sopra le miti acque superficiali del basso Tirreno, ha prodotto nelle ultime 12-24 ore dei fenomeni nevosi, molto irregolari, sia nell’intensità che nella loro distribuzione geografia, come fra l’altro avevamo previsto qualche giorno fa. Nonostante ciò i fiocchi di neve, molto umidi, misti alla gragnola (o meglio graupel), pur in modo molto localizzato, la scorsa notte sono riusciti a raggiungere pure le coste tirreniche e lo Stretto, fra Reggio e Messina. Sul capoluogo peloritano intorno le 01:00 AM ha fioccato, ma senza alcun tipo di accumulo a causa del vento sostenuto e della temperatura ancora elevata sui +4°C +5°C (per via del passaggio dell’aria gelida sopra la mite superficie del Tirreno).

In queste situazioni sul Tirreno si formano delle bande nuvolose a sviluppo verticale, che presentano la forma di lunghe strisce parallele, dette in inglese “street clouds”. All’interno di queste bande nuvolose, inserite in contesti di aria molto secca, si possono generare nevicate e rovesci di graupel e snow pellets estremamente localizzati, che date le temperature, ma soprattutto la presenza di aria secca, potranno spingersi fin sul litorale. Le “street clouds” sono nubi a sviluppo verticale, non troppo elevate, e che in genere si formano nei primi 3-4 km di altezza, lì dove si trova il limite superiore dell’afflusso dell’aria gelida continentale.

Al di là di tale quota, infatti, l’aria tende a farsi un po’ meno fredda (rispetto a quella quota), determinando moti discendenti che ti inibiscono la formazione di nuvole spesse, di grosso sviluppo verticale. La massa gelida di ieri, secondo i radiosondaggi effettuati da diverse stazioni del nord, aveva uno spessore ancora più limitato, sui 2,8/3,0 km di altezza (per approfondimento). In parole povere lo spazio per lo sviluppo dei moti ascensionali era piuttosto limitato, ciò ha difatti limitato l’entità delle precipitazioni, sia nella durata che nell’intensità, oltre che renderle molto, ma molto localizzate.

In funzione dell’estrema localizzazione di queste precipitazioni le imbiancate non sono state del tutto omogenee. Ma anzi, si passava da vallate imbiancate fino al fondovalle, in prossimità della costa, vedi la vallata dell’Alcantara o quella di Pagliara, ad altre limitrofe che si sono trovate prive di accumuli nevosi, nonostante le fioccate intermittenti, fino alla linea di costa.

Come è stato spiegato, la caratteristica peculiare di questa dinamica atmosferica è quella delle formazioni di queste nubi a forma di “filari”, da cui si originano i rovesci prevalentemente nevosi che arrivano a intermittenza dal mare (Tirreno). Dal punto di vista previsionale, ad oggi, esiste un problema di inquadramento spazio-temporale del fenomeno che fa perdere affidabilità alla previsione nel momento in cui si pretende di conoscere l’area, il comune o la frazione e il momento in cui passerà il “rovescio nevoso”. Un limite che neanche i nuovi modelli numerici possono mai risolvere, soprattutto in aree molto ristrette, caratterizzate da una orografia molto complessa.

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