Riconversione Edipower, le associazioni si uniscono e scrivono al presidente Crocetta

Riconversione Edipower, le associazioni si uniscono e scrivono al presidente Crocetta

Serena Sframeli

Riconversione Edipower, le associazioni si uniscono e scrivono al presidente Crocetta

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sabato 05 Settembre 2015 - 22:19

Continua a destare preoccupazione il futuro del sito industriale di San Filippo del Mela; le associazioni scrivono a Crocetta affinché non avalli l’ipotesi di realizzazione di un inceneritore nella Valle del Mela, proponendo invece valide alternative con le energie rinnovabili pulite

Movimento No CSS – Inceneritore del Mela, Arci – Comitato Territoriale di Messina, A.D.A.S.C.” – Associazione per la Difesa dell’Ambiente e della Salute dei Cittadini, Associazione Deka, Associazione Passo Badia, Associazione TerrAmare Sicilia, Associazione TU.DIR.DA.I, Circolo Legambiente del Longano, Circolo Zero Waste di Milazzo, Circolo Rifiuti Zero di San Filippo del Mela, Coordinamento Ambientale Milazzo Valle del Mela, Comitato Cittadini Pacesi per la Vita e Comitato Mamme per la Vita si sono uniti per scrivere una lettera a Crocetta in merito al futuro della centrale termoelettrica Edipower, sita nel comune di San Filippo del Mela.

Da mesi ormai si parla della possibilità della riconversione del sito industriale, che potrebbe essere legata all’uso del Css, il combustibile solido secondario che deriva dai rifiuti. Tante le proteste portate avanti dalle associazioni ambientaliste e tante le delibere dei comuni della Valle del Mela che hanno deciso di ribadire la propria contrarietà a questa ipotesi. Le associazioni hanno deciso di unirsi anche in vista della volontà del governo Renzi di realizzare due inceneritori in Sicilia: sarà il governo regionale ad individuare i siti durante la conferenza Stato-Regioni che si terrà probabilmente il prossimo 9 settembre.

Scrivono così al presidente Rosario Crocetta, che si è detto contrario alla costruzione di mega inceneritori, spiegando bene alcuni passaggi fondamentali del processo di combustione dei rifiuti.

Nella letteratura scientifica è ampiamente documentata la nocività degli inceneritori per le popolazioni delle zone attigue, sia in termini di morbilità che di mortalità. Uno studio inglese rileva addirittura gravi ripercussioni sulla popolazione neonatale fino a 32 km dagli inceneritori. Gli studi più recenti confermano la pericolosità anche degli inceneritori più moderni, dotati di BAT (migliori tecnologie disponibili): non esistono inceneritori a zero emissioni. Ma la combustione dei rifiuti non è pericolosa solo se avviene negli inceneritori classici. Dei rifiuti non tutto riesce a bruciare, c'è una frazione combustibile (circa il 60%) ed una non combustibile, che rimane incombusta. Negli ultimi tempi si è quindi pensato di separare la parte combustibile da quella incombustibile prima del conferimento negli inceneritori, ottenendo il cosiddetto CSS (Combustibile Solido Secondario), ottenuto dalla componente secca (plastica, carta, fibre tessili, ecc.) dei rifiuti, tramite appositi trattamenti di separazione da altri materiali non combustibili, come vetro, ferraglia ecc.., e dalla frazione umida, che abbassa il potere calorifero della combustione. Ciò che è importante notare è che la combustione del CSS ha lo stesso impatto ambientale dei rifiuti dai quali si ottiene. Sia nell'uno che nell'altro caso, infatti, a bruciare sono sempre gli stessi materiali, ovvero i materiali combustibili dei rifiuti, con la formazione delle medesime sostanze tossiche. Il CSS quindi non costituisce affatto un combustibile pulito. Anzi, per sua stessa definizione, contiene Cloro e Mercurio, in base alle cui concentrazioni viene classificato in varie sottoclassi, ognuna delle quali ne contiene comunque un certo quantitativo. La concentrazione del Cloro è indice di quanta diossina ed altri composti organici clorurati si formeranno durante la combustione. Il Mercurio è uno dei metalli pesanti, ma non certo l'unico, ad essere contenuto nei rifiuti ed ad essere liberato con la loro combustione”.

Il CSS viene solitamente bruciato negli inceneritori, ma dal 2013 il decreto Clini ha stabilito che possa essere utilizzato anche come combustibile per cementifici e centrali elettriche. E qui entra in gioco la centrale di S.Filippo del Mela. L’azienda che la gestisce, A2A/Edipower, ha manifestato l’intenzione di convertire la centrale alla combustione di CSS. Il progetto presentato nei vari tavoli tecnici parla, a detta delle varie associazioni, di “53,3 tonnellate di CSS da bruciare ogni ora, che equivalgono a ben 467 mila tonnellate ogni anno; emissione di 400.000 metri cubi di fumi ogni ora e tutto questo a fronte di una produzione di 54 MWe l'ora contro i 1280 attualmente prodotti: vale a dire appena il 5% della produzione energetica attuale”.

Così le associazioni propongono per l’area della Valle del Mela, definita Area ad Elevato Rischio di Crisi Ambientale e Sito di Interesse Nazionale per le bonifiche, un progetto che guardi alle energie rinnovabili pulite, come il solare termodinamico, attività di ricerca scientifica, consulenza e start-up nel campo delle energie rinnovabili, centri di smistamento della raccolta differenziata.

Perciò, sig. Presidente– continua la lettera- visto che ha rigettato con forza l’ipotesi di questi due inceneritori da 350 mila tonnellate l’anno, non potrà che coerentemente rigettare anche l’ipotesi di bruciare 467 mila tonnellate di CSS l’anno, specie in un territorio come quello di Milazzo e della Valle del Mela che invece merita migliori condizioni sanitarie ed ambientali e maggiori possibilità di sviluppo secondo le sue naturali vocazioni, turismo in primis, penalizzate dalle attività inquinanti. Esprimiamo invece apprezzamento per la Sua intenzione di incentivare i comuni a far crescere la raccolta differenziata, unica vera valorizzazione dei rifiuti e unica vera soluzione al problema. Del resto né gli inceneritori né le centrali elettriche a CSS possono essere giustificati dall’emergenza rifiuti. Infatti, nella migliore delle ipotesi essi entreranno in funzione fra almeno 4-5 anni, secondo le stime della stessa A2A. Una soluzione all’emergenza potrebbe invece essere fornita, oltre che dal progressivo incremento della raccolta differenziata, anche da impianti di TMB concepiti in maniera alternativa all’incenerimento. Tali impianti potrebbero infatti servire a dimezzare da subito la quantità di rifiuti da conferire in discarica e, cosa ancora più importante, ad azzerarne il potere inquinante. Infatti il TMB è volto a separare la frazione secca da quella organica, responsabile della formazione di gas maleodoranti e del percolato che inquina le falde acquifere. Il cosiddetto umido “sporco” così ottenuto può essere utilizzato per la produzione di metano tramite digestione anaerobica, mentre il secco residuo, dopo aver prelevato i materiali riciclabili, può essere o conferito in discarica con scarsissimo potere inquinante o utilizzato per la produzione del “granulato plastico”, un materiale con ottime applicazioni in edilizia e nell’industria manifatturiera”.

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