Nacque a Taormina la prima opera del grande Ernest Hemingway

Si trovava a Taormina, Ernest Hemingway, quando scrisse il suo primo racconto. Influenzarono le sue imberbi composizioni proprio i colori e i profumi della terra dai “vicoli pittoreschi, tra vecchie case dai muri in pietra semicoperti dalle buganvillee, viali che si aprivano tra limoneti e aranceti, su per colline coperte dal verde scuro degli ulivi, davanti ad un mare dai colori cangianti, dall’azzurro al blu, al viola”, come lui stesso la definì scrivendone agli amici.

La particolare scoperta che attribuisce la paternità dell’ispirazione di Hemingway ad uno dei luoghi più caratteristici della nostra città, è stata compiuta dal giornalista e scrittore taorminese, Gaetano Saglimbeni, insignito nei giorni scorsi del premio “Città di Taormina” proprio grazie alle sue spiccate doti di ricerca.

Il merito del Saglimbeni sarebbe quello di aver ricostruito l’intero periodo in cui, a cavallo tra gli anni 1918 e 1919, al termine del Primo Conflitto Mondiale, Hemingway sarebbe stato ospite del Duca di Bronte, Alexandre Nelson-Hood (pronipote del celeberrimo ammiraglio inglese Orazio Nelson), nella sua incantevole tenuta a mezza costa su via Pirandello. Reduce da una ferita di guerra durante il soccorso prestato a un soldato italiano come volontario della Croce Rossa al fronte, Hemingway sarebbe stato costretto dalla disavventura, a una vacanza di convalescenza che lo avrebbe portato ad alloggiare per qualche tempo presso la tenuta del duca insieme ad un capitano e un colonnello dell’esercito americano, James Gamble e Tom Bartley oltre che a due attori: l’inglese Elijah Woods e l’americano Stewart Kisten.

Una permanenza forzata nella Città del Centauro che si rivelò, per il futuro scrittore, non soltanto piacevole ma anche estremamente produttiva. Venne infatti alla luce la sua opera d’esordio, destinata a fare la sua comparsa in libreria solo 68 anni dopo. Il racconto originariamente intitolato “The mercenaries”, si sofferma anche su temi quali la cucina e i vini e su un duello per una donna che avrebbe avuto come teatro il giardino di un ristorante e venne pubblicato dal biografo Peter Griffin con la collaborazione del figlio dello stesso scrittore, Jack Hemingway, insieme ad altri inediti.

“Spiace soltanto – afferma il fautore della scoperta – che queste pagine taorminesi del grande Hemingway, scritte tra la fine del 1918 ed il 1919 e pubblicate 68 anni dopo, non siano state mai tradotte in italiano e (ciò che è ancora più grave) nelle nostre librerie non esistano neppure in lingua inglese”. (Sara Faraci)