Lgbtq+, all'Arcigay "decine di chiamate al giorno": "C'è bisogno d'essere ascoltati"

Lgbtq+, all’Arcigay “decine di chiamate al giorno”: “C’è bisogno d’essere ascoltati”

Giuseppe Fontana

Lgbtq+, all’Arcigay “decine di chiamate al giorno”: “C’è bisogno d’essere ascoltati”

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martedì 11 Aprile 2023 - 09:30

Allo sportello si rivolgono soprattutto adolescenti e giovani adulti. La dottoressa Silvestri: "Allarmante che 6 su 10 pensino al suicidio"

MESSINA – La comunità Lgbtq+ ha ormai da tempo al proprio fianco lo sportello psicologico e legale dell’Associazione Arcigay Makwan Messina. Non si tratta di qualcosa da sottovalutare perché il lavoro del presidente Rosario Duca, portato avanti grazie alla dottoressa Maria Catena Silvestri e alle avvocatesse Annamaria e Serena Valentina Mormino, cresce sempre di più a dimostrazione di quanta richiesta ci sia, a Messina, di essere ascoltati. Sono soprattutto gli adolescenti a recarsi, insieme alle famiglie, allo sportello, ma ci sono anche giovani adulti e persone di ogni fascia d’età che affrontano quotidianamente i problemi legati alla mancata accettazione, al sentirsi isolati, all’incognita di un percorso non semplice come quello della transizione di genere. E c’è anche chi pensa al suicidio.

Allo sportello “decine di telefonate ogni giorno”

A spiegarci come lavora lo sportello e che tipo di aiuto viene chiesto dai fruitori del servizio è la dottoressa Silvestri: “Allo sportello riceviamo decine di telefonate e fissiamo colloqui due giorni a settimana, il martedì e il giovedì pomeriggio. Il nostro è uno sportello di ascolto gratuito che condividiamo con il Cirs. Vengono da noi persone che a vario titolo presentano necessità di supporto psicologico o legale, o di consulenze. Ci occupiamo di solito di tematiche legata alla popolazione Lgbtq+ ma accogliamo anche altre esigenze, perché la richiesta di supporto psicologico è alta. Ad esempio si rivolgono a noi anche donne e uomini vittime di violenza, che sia violenza domestica o di coppia, fisica o psicologica”.

“Anche mobbing, bullismo, cyberbullismo, body shaming – prosegue la psicologa, che si occupa dell’area di supporto psicologico – accogliamo tutte le situazioni in cui in maniera trasversale possiamo operare a livello legale, grazie alle avvocatesse Annamaria e Serena Valentina Mormino, e a livello psicologico, di cui mio occupo io stessa. Ma si rivolgono a noi anche persone con altre difficoltà dal punto di vista sociale. C’è chi non ha casa o ha difficoltà lavorativa. Lì poi noi li indirizziamo ai servizi più adatti a loro, in sinergia con i servizi sociali del Comune di Messina e con il Cirs, oltre che con Policlinico e Asp”.

Silvestri: “Supporto psicologico ma anche prevenzione”

La dottoressa Silvestri prosegue: “Noi come sportello psicologico e legale che si rivolge prevalentemente alla comunità Lgbtq+, ci occupiamo di accompagnare nel percorso psicologico e legale le persone trans, ma diamo anche supporto per la prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili, oltre a tutte le altre tematiche Lgbtq+ per tutte le età. Prevalentemente vengono da noi, però, adolescenti e giovani adulti. Ne riceviamo sempre 5 o 6 a pomeriggio e ci chiedono supporto, perché le difficoltà sono tante, soprattutto la non accettazione da parte del gruppo dei pari o della società, oltre a problemi con le famiglie, che non sempre accettano. Molti di loro si trovano buttati fuori da casa, noi cerchiamo di aiutarli”.

Le domande più frequenti

E quali sono le domande tipiche? Le richieste che ogni giorno tanti giovani messinesi si ritrovano ad avanzare allo sportello? “Ci chiedono soprattutto di essere aiutati a farsi accettare, a spiegare ai genitori cosa significhi essere trans, a spiegare che non ci si riconosce nel proprio colpo. Oppure chiedono aiuto per il percorso di transizione, ad avere la diagnosi medica con disforia di genere e ad avere la visita nel laboratorio di endocrinologia per il percorso di terapia ormonale. Lo sportello si rivolge a minorenni, maggiorenni, coppi e famiglie. Di solito ci sono differenze medico-legali ovviamente. Pensiamo ai minorenni: in quel caso serve la firma di entrambi i genitori per l’autorizzazione, altrimenti non possiamo nemmeno procedere all’ascolto”.

Aggiunge la dottoressa Silvestri: “Nei minorenni albergano però tante incertezze, sia dovute all’adolescenza che già di per sé è un momento di rottura con gli adulti, in cui si afferma la propria identità: si rompono gli schemi, le regole, ci si distacca dagli adulti e sono momenti di grande crescita e incertezza. A questo si accosta la paura di non sentirsi accettati per ciò che si è. C’è chi non si riconosce nel proprio corpo, c’è chi prova attrazione per persone dello stesso sesso o di entrambi i sessi, e loro lo vivono con grande conflitto o grande paura. Vediamo anche adolescenti con disforia di genere e spettro autistico ad alto funzionamento o con disabilità, quindi diventa una doppia questione. Accade anche negli adulti, ma l’adolescente è chiaramente più fragile”.

L’importanza delle famiglie

In questo percorso molto complesso, grande importanza hanno anche i contesti familiari in cui gli adolescenti vivono. Al di là dello sportello, nel resto della giornata e delle settimane è soprattutto il contesto casalingo a fare la differenza. La dottoressa Silvestri spiega che “con le famiglie abbiamo un rapporto molto stretto, perché parlare con un adolescente non è mai un fatto privato. Prendiamo in carico tutto il sistema familiare, al di là del consenso informato. La famiglia è parte attiva del percorso di psicoterapia. Ogni ragazzo ha una matrice familiare e se questa sancisce che l’orientamento sessuale del figlio o il cambio di genere sono un imperdonabile tradimento diventa complicato. Un vero guaio, perché si provano sentimenti di ansia e depressione, di sensi di colpa: si lavora insieme, i genitori ci aiutano nel lavoro terapeutico e sono un grande riferimento. Se ci sono conflitti le cose si complicano. Anche sugli adulti è così: il conflitto diventa un grande ostacolo, noi lavoriamo sui rapporti per migliorare la qualità di vita”.

L’aspetto allarmante: “6 su 10 pensano al suicidio”

C’è però anche un aspetto allarmante, quasi emergenziale. Lo evidenzia la psicologa: “Un dato allarmante che riguarda le persone con disforia di genere che si rivolgono a noi? Almeno 6 su 10 pensano al suicidio. Hanno un’ideazione suicidaria. Ci preoccupa molto, raccogliamo un vissuto di profonda solitudine. I ragazzi si sentono soli e non si sentono compresi. Succede soprattutto da adolescenti e giovani adulti”.

Messina è una città aperta?

C’è poi un’altra faccia della medaglia, quella legata alla città. Messina come si comporta nei confronti di adolescenti e giovani adulti della comunità Lgbtq+? “Messina, anche grazie alle associazioni, all’Arcigay, al comitato Pride, si sta dimostrando una città molto attiva e aperta, dimostrando grande solidarietà verso la tutela dei diritti della popolazione Lgbtq+. Anche l’amministrazione attuale e quella precedente si sono mosse, nessuno ci ha mai chiuso le porte. C’è sempre il fenomeno del bullismo e del cyberbullismo e purtroppo accade ancora anche nei confronti di disabili e degli stranieri. Ci sono episodi di aggressione o prese in giro che ci raccontano i ragazzi. Ci sono stereotipi e pregiudizi. Ma nel complesso la città si sta dimostrando molto attiva, tante persone hanno aderito al Pride e stanno aderendo anche ora”.

L’attività nelle scuole

“La nostra attività – conclude poi la dottoressa Silvestri analizzando un altro aspetto, legato soprattutto al mondo della scuola – oltre a essere di supporto è anche di sensibilizzazione e prevenzione della violenza. Abbiamo una missione divulgativa che ci porta ad andare nelle scuole, nelle piazze, a parlare con le persone. Solo così si può portare avanti un percorso di prevenzione su aggressioni e comunicazione aggressiva. Nelle scuole parliamo di questo: di comunicazione gentile e non violenza, di rispetto dell’altro e di libertà nel rispetto altrui. Un grazie anche a dirigenti scolastici e insegnanti che ci chiamano e ci permettono di parlare loro. Il rifiuto dell’altro nasce spesso dall’ignoranza, dal non conoscere determinate dinamiche. Con le scuole, inoltre, abbiamo avviato i percorsi per le carriere ‘alias’ e già tante hanno aderito. Avere su registri o libretti l’identità in cui ci si identifica, essere chiamati coi pronomi scelti, è importante per i giovani con disforia di genere”.

I riferimenti

Lo sportello riceve il martedì e il giovedì dalle 15 alle 18 ma su appuntamento. I riferimenti sono la mail arcigaytrans@virgilio.it e i numeri di telefono 340.5255960 e 090.9433559

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