L'Università di Messina inaugura l'Anno Accademico: "No alla guerra, sì ai diritti umani"

L’Università di Messina inaugura l’Anno Accademico: “No alla guerra, sì ai diritti umani”

Marco Olivieri

L’Università di Messina inaugura l’Anno Accademico: “No alla guerra, sì ai diritti umani”

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martedì 01 Marzo 2022 - 19:51

Consegnato a Rula Jebreal il dottorato honoris causa in Scienze Politiche. Collegamento video con la ministra Maria Cristina Messa e con Patrick Zaki

MESSINA – “La guerra deve scomparire definitivamente dalla nostra storia”. Il Rettore dell’Università di Messina Salvatore Cuzzocrea inaugura l’anno accademico citando Gino Strada nel segno del “no” alla guerra e “sì” alla pace, con progetti di sostegno per gli studenti ucraini, corridoi umanitari e accoglienza. L’Università di Messina avvia l’anno 2021-22 e il rettore consegna alla giornalista e scrittrice Rula Jebreal il Dottorato honoris causa in Scienze Politiche.

La parola a Zaki

Soprattutto Cuzzocrea caratterizza nel segno dei diritti umani la cerimonia, dopo l’intervento in video della ministra dell’Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa, affidando a Patrick Zaki (sempre in video), lo studente ingiustamente incarcerato in Egitto, un messaggio a sostegno dei diritti umani. Se la personalità magnetica di Rula Jebreal, di notevole esperienza internazionale e premiata per l’impegno contro la disparità di genere e la violenza contro le donne, invia un messaggio contro la guerra di Putin e a supporto della forza del femminile contro ogni violenza bellica, Patrick manifesta la sua gratitudine nei confronti “della comunità accademica di Messina e del rettore: mi sento parte di questa comunità e spero presto di venirvi a trovare”, dice in inglese. Patrick parla di un “messaggio politico” dell’Università per chi è ingiustamente perseguitato e ricorda le tante persone nel mondo imprigionate senza motivo.

“La centralità dei diritti umani”


Ad aprire la cerimonia è il coro dell’Ateneo con l’inno nazionale. Gli intermezzi dell’Orchestra Filarmonica di Giostra, la relazione (tra emozione della ripresa dopo lo stop dovuto al Covid e l’indicazione di obiettivi e novità) del Rettore, l’intervento della studentessa Tamana Karimi e quello della dottoressa Clorinda Capria, rappresentante del personale tecnico-amministrativo, la laudatio del professore Luigi Chiara (ordinario di Storia contemporanea) scandiscono la cerimonia ma è la ministra Messa, prima del rettore, a ribadire in video la centralità dei diritti umani per l’Università, come “voce della pace contro i soprusi”. La ministra cita Tamana Karimi, approdata nell’Ateneo abbandonando l’Afghanistan in mano ai talebani, e l’occasione unica del Pnrr per diminuire il divario tra Università del Nord e del Sud. Grande l’apprezzamento per il lavoro dell’Università di Messina in questi anni.

I progetti

Di forte impronta progettuale l’intervento del rettore: “Oggi siamo all’avanguardia per informatizzazione, nuove infrastrutture, servizi per studenti, e interventi in sinergia con le istituzioni grazie a investimenti significativi: dal Polo Papardo, con i suoi 400 laboratori, ai settori della Medicina e dello Sport e alla collaborazione con le istituzioni per Waterfront e altre idee centrali per la nostra città”.
In generale, nell’aula magna “Vittorio Ricevuto” del Polo Papardo, si coglie nell’aria la voglia dei docenti di superare il periodo della pandemia, anche se ancora si indossano le mascherine. La sensazione è che l’Università di Messina tenti di ritornare centrale con un rilancio definitivo.

Jebreal: “L’istruzione può salvare la vita”

“L’arco dell’universo morale è lungo ma inclina sempre verso la giustizia” sottolinea infine Rula Jebreal, ricordando le sue origini difficili in un terra complicata dove esiste tuttora il conflitto israelo-palestinese. Lì, in un collegio a Gerusalemme, ha imparato “la centralità dell’istruzione” che può salvare la vita e dare una svolta alla propria esistenza, come è avvenuto per lei, orfana di madre da bambina.

I temi dell’importanza del ruolo delle donne in una comunità a favore della pace, l’ostilità per ogni violenza e guerra, la necessità che l’Europa volti le spalle definitivamente ai dittatori e si opponga con forza all’attacco di Putin, la distanza ancora dalla parità di genere hanno caratterizzato la relazione appassionata di Jebreal. Infine, le ragazze afghane all’Università come “ambasciatrici di futuro”: ecco il messaggio che la giornalista e autrice ha voluto trasmettere a docenti e studenti, tra speranza e impegno quotidiano.

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