Atm. Arrestati cinque fra dirigenti e dipendenti per truffa aggravata: tra i nomi anche quello del direttore generale Conte. Indagate altre 17 persone

Atm. Arrestati cinque fra dirigenti e dipendenti per truffa aggravata: tra i nomi anche quello del direttore generale Conte. Indagate altre 17 persone

Atm. Arrestati cinque fra dirigenti e dipendenti per truffa aggravata: tra i nomi anche quello del direttore generale Conte. Indagate altre 17 persone

Tag:

venerdì 18 Novembre 2011 - 15:03

L'ipotesi di reato è di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e di truffa in danno di un ente pubblico. Nel medesimo procedimento risultano indagate, in stato di libertà, anche altre 17 persone, che prestano o hanno prestato lavoro alle dipendenze dell’ATM. Venivano gonfiati i chilometri percorsi dagli autobus per ottenere quasi 19 milioni dieuro dirimborsi in quattro anni dalla Regione e dall'Agenzia delle Dogane.

Chilometraggi gonfiati, contachilometri manomessi, riparazioni mai eseguite, indebiti rimborsi percepiti ingannando la Regione e l’Agenzia delle Dogane, casi di assenteismo. C’è di tutto nell’ordinanza eseguita stamattina dai Carabinieri che ha portato all’arresto di cinque persone fra dirigenti e dipendenti dell’Atm mentre alle 17 sono indagate a piede libero. Un vero ciclone che ha investito un’azienda già in stato comatoso da anni e che rischia di sprofondare sempre più giù.
In tre anni di indagini i Carabinieri del Nucleo Investigativo e del Nucleo Radiomobile del Reparto Operativo hanno portato a galla un sistema che, con una serie di artifizi, ha consentito all’azienda di intascare indebitamente quasi 19 milioni di euro. Le indagini erano state avviate nel 2008 dall’allora procuratore aggiunto Franco Langher e proseguite dal sostituto Stefano Ammendola. A dare l’avvio all’inchiesta alcune denunce presentate in Procura. Agli arresti domiciliari sono finiti l’ingegner Claudio Conte, Direttore Generale dell’Atm, Salvatore Orlando, responsabile di esercizio gommato; Giuseppe Lampi, responsabile dell’Ufficio CED paghe; Francesco Lisa e Bartolo Enea, coordinatori di esercizio; I reati contestati vanno dalla truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche alla truffa in danno di un ente pubblico.
Per tre anni i Carabinieri hanno eseguito centinaia di controlli incrociati sui dati forniti dall’Atm alla Regione ed all’Agenzia delle Dogane. Migliaia di calcoli sui chilometraggi eseguiti nella realtà dagli autobus e su quelli indicati alla Regione ed all’Agenzia delle Dogane per incassare i rimborsi. I Militari hanno monitorato una per una tutte le linee, calcolando le distanze ed il numero dei chilometri e poi verificando le indicazioni fornite dall’azienda agli enti che dovevano erogare i contributi. Si è così scoperto che l’Atm trasmetteva alla Regione falsi consuntivi della percorrenza chilometrica annuale che veniva gonfiata. A volte veniva indicata una lunghezza chilometrica dei tragitti superiore alla distanza reale, altre volte venivano contabilizzate corse interrotte per guasti agli autobus come corse eseguite, oppure si ricorreva ad altri più complicati stratagemmi che avevano sempre lo scopo di moltiplicare il chilometraggio. Ma c’era un altro sistema per eludere i controlli. I dirigenti aziendali attestavano alla Regione di non poter quantificare con esattezza i chilometri annualmente percorsi dagli autobus a causa dei guasti ai contachilometri dei mezzi ed all’impossibilità di ripararli per mancanza di fondi. In realtà i periti nominati dalla Procura hanno accertato che ben 55 mezzi avevano i contachilometri guasti ma le riparazioni sarebbero state facili e poco costose. Addirittura per 24 autobus sarebbe bastato solo collegare la strumentazione per far ripartire il contachilometri. E comunque la maggior parte dei contachilometri risultava manomesso. Grazie a questo sistema l’Atm, ad esempio, nel 2003 ha percepito dalla Regione un indebito contributo di quasi 4 milioni di euro. Denaro utilizzato dall’azienda per pagare ai dipendenti un ingiustificato numero di ore di straordinario e per consentire loro di percepire l’indennità mensile di 155 euro chiamata “premio corse”. Dal 2003 al 2006 l’azienda avrebbe ottenuto somme non dovute dalla Regione per circa 15 milioni di euro ai quali bisogna aggiungere i rimborsi ottenuti dall’Agenzia delle Dogane, sul carburante consumato. Il gasolio, infatti, veniva quantificato in proporzione della percorrenza annuale chilometrica falsamente attestata. E dunque anche in questo caso i rimborsi erano enormemente gonfiati. Nel corso delle indagini, ed in particolare durante un blitz eseguito dai Carabinieri nel 2008 nella sede di via La Farina, sono stati contestati anche casi di assenteismo a dirigenti e dipendenti che non sono stati trovati sul posto di lavoro mentre risultavano presenti. Una decina in tutto fra i quali anche tre degli arrestati: Bartolo Enea, Giuseppe Lampi e Francesco Lisa. Gli ordini di custodia cautelare, richiesti dal sostituto procuratore Stefano Ammendola, sono stati firmati dal gip Daria Orlando che ha rigettato altre quattro richieste d’arresto.

7 commenti

  1. ora ve ne siete accorti che c’e’ u mancia mancia e’ che non sono i dipedenti che non sono buoni ma il pesce fa puzza dalla testa

    0
    0
  2. Sono ormai decenni che l’ATM vede al suo vertice personaggi di ambigua serietà e professionalità. Questa città avrebbe potuto in più occasione dare un vero segno di rinascita partendo proprio da servizi essenziali come i trasporti, invece assistiamo continuamente ad uno sfacelo delle amministrazioni e ad un conseguente danneggiamento della nostra economia e della nostra immagine. La città dello Stretto ha bisogno di amministratori seri, che amano il loro lavoro e non i soldi e il potere che derivano da cariche di prestigio.
    La costante e crescente disaffezione che coinvolge la cittadinanza è inaccettabile. In qualunque città che si rispetti i trasporti sono una risorsa, vanno curati, implementati e devono creare ricchezza. (Basterebbe pensare a città come Milano, in cui l’omonima ATM da lavoro a circa 8 mila persone!)E’ vero, l’assenteismo e il disinteresse partono dall’alto e non si può dar la colpa ai dipendenti, ma è anche vero che il sistema è marcio fino alla coda, se si pensa al clientelismo ai favori che hanno coinvolto quest’azienda per quanto riguarda assunzioni e “repentini” avanzamenti di carriera. Si risolverà con il solito commissariamento vergognoso? Attendiamo passivi….

    0
    0
  3. Continuiamo a sfondare porte aperte…..e quanto c’è ancora da scoprire in tutti ma proprio tutti gli enti,per fortuna qualche magistrato di buona volontà fa bene il suo lavoro

    0
    0
  4. solo chi non voleva vedere non ha visto, e ditemi come si faceva a non accorgersi di questa evidente ruberia, gasolio ore di straordinari inesistenti, assenze dal lavoro, e nessuno degli 800 dipendenti si è accorto di tutto questo, però sempre presenti per protestare e fare sciopero……….

    0
    0
  5. Buttate le chiavi, hanno truffato Messina e i Messinesi, la città senza servizio e loro con le ville con piscina………… +++++++

    0
    0
  6. Dissento con il mio concittadino,che cita il detto il pesce puzza dalla testa,a cui contrappongo la citazione di Appio Claudio Cieco a Cesare,si era nel 300 a.C.,faber est suae quisque fortunae.L’arguto politico romano aveva ragione,ciascuno è artefice del proprio destino,della sua vita,questo vale per i messinesi di ATM,e non vorrei essere nei loro panni quando dovranno spiegare alle loro famiglie, che sono gli attori principali del fallimento dell’azienda che dovevano proteggere e del rischio concreto di restare senza lavoro.

    0
    0
  7. si scopre cio’ che si sapeva..bisognerebbe anche riflettere su questo dato : mediamente tutto il comune di messina con tutti i vari dipartimenti e’ arrivato ad avere 1800-2000 dipendenti, ATM DA SOLA…700 CIRCA…in piu’ ed adesso lo possiamo dire LUCRAVANO ALLEGRAMENTE..mentre il pensionato attendeva il bus..VERGOGNA!!!

    0
    0

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta
Tempostretto - Quotidiano online delle Città Metropolitane di Messina e Reggio Calabria

Via Francesco Crispi 4 98121 - Messina

Marco Olivieri direttore responsabile

Privacy Policy

Termini e Condizioni

info@tempostretto.it

Telefono 090.9412305

Fax 090.2509937 P.IVA 02916600832

n° reg. tribunale 04/2007 del 05/06/2007