Messina, la Chiesa piange il diacono Giovanni Garufi: iniziò l'opera pastorale nella "Sacra baracca" delle Case Gescal

Messina, la Chiesa piange il diacono Giovanni Garufi: iniziò l’opera pastorale nella “Sacra baracca” delle Case Gescal

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Messina, la Chiesa piange il diacono Giovanni Garufi: iniziò l’opera pastorale nella “Sacra baracca” delle Case Gescal

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lunedì 08 Agosto 2022 - 11:03

I funerali presieduti dall'arcivescovo, nella chiesa di Spadafora

di Ettore Sentimentale
MESSINA – Quando un amico vero torna al Signore, si percepisce subito il vuoto che lascia. Lo smarrimento si impadronisce del nostro animo e ci chiediamo: “perché Signore?”. Questi sentimenti albergano anche nel mio cuore davanti alla morte di Giovanni Garufi (62 anni): diacono, marito, padre e operaio. Ho avuto la fortuna di conoscerlo prima nella “sacra baracca” che fungeva da chiesa alle Case Gescal, dove lui era animatore liturgico e pastorale. Poi (1982) l’ho rivisto al santuario della Madonna della Catena, dove la comunità parrocchiale di S. Nicola in Gazzi trascorreva buona parte dell’estate nel condurre i campi di formazione soprattutto con le famiglie. Giovanni fungeva da animatore liturgico, generoso nel servizio e competente. Lì ho goduto dell’amicizia di Giovanni, corroborata anche da un hobby comune: la fotografia.

E iniziando dall’esperienza vissuta nella Valle del Chiodaro, abbiamo vissuto momenti di fraternità, uscendo (assieme al fratello Pippo) molte volte a riprendere i momenti più significativi degli uomini nei luoghi ove solitamente vivono.

La prima e indimenticabile esperienza l’abbiamo vissuta sul Monte Kalfa, ove siamo giunti alle 04.30 per riprendere tutte le fasi del sorgere del sole sullo Jonio. Una emozione che fa vibrare dentro le parole del salmista: “O Signore nostro Dio, quant’è grande il tuo nome su tutta la terra!”.

Lui aveva una Zenza Bronica 6×6 meccanica, con un otturatore alquanto rumoroso, il fratello una Pentax e io una Olympus, queste ultime fotocamere montavano la pellicola 35 mm. Loro usavano la Kodak Color Gold 100 e io l’Afgachrome 50S, una pellicola per diapositive. Erano i tempi in cui non esisteva ancora la fotografia digitale…

Uno scatto fatto da Giovanni che ritrae il sole all’orizzonte incorniciato nella ringhiera sull’affaccio del santuario e stampato a contatto (6×6) in poche settimane divenne un “biglietto” prezioso e ricercato nel gruppo degli animatori. A me sono rimaste oltre 200 diapositive, documento unico e prezioso perché, al di là dell’aspetto estetico, quella spedizione ha contrassegnato l’inizio di una amicizia cementata da 40 anni di conoscenza e stima reciproca. Grazie, Giovanni. Riposa in pace e chiedi per noi la pace.

I funerali, presieduti dall’arcivescovo, lunedì 6 agosto alle 17 nella chiesa dei Santi Giuseppe e Martino a Spadafora.

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