Messinacque spa, il Consiglio comunale dice no all'adesione alla società pubblico-privata

Messinacque spa, il Consiglio comunale dice no all’adesione alla società pubblico-privata

Giuseppe Fontana

Messinacque spa, il Consiglio comunale dice no all’adesione alla società pubblico-privata

martedì 11 Luglio 2023 - 19:50

24 consiglieri su 24 si sono opposti allo statuto per la costituzione della società. In aula anche Basile e Puccio

MESSINA – Il Consiglio comunale vota no alla proposta di delibera 213 del 10 luglio 2023 sull’adesione del Comune di Messina “alla costituenda società mista pubblico-privata Messinacque spa”. Tanto l’opposizione quanto la maggioranza si schiera contro l’ingresso del privato nella gestione dell’acqua e durante la discussione più volte si è fatto riferimento al referendum regionale del 2015 sull’acqua “bene comune”. Il no, formalmente contro lo statuto che andrà a costituire la Messinacque spa, è stato netto: 24 voti contrari su 24 presenti.

Basile: “Avevamo proposto l’Amam”

Il sindaco di Messina Federico Basile, in apertura di lavori, ha fatto il punto con una sorta di cronistoria: “A livello regionale circa sei anni fa si è determinato di costituire gli Ati, ambiti territoriali idrici, che ha il compito di gestire il servizio idrico integrato in tutta la provincia di Messina. Questo processo voluto dalla politica è stata gestita in questi anni dall’assemblea di Ati idrico, composto dai sindaci dei 108 comuni. Negli ultimi due-tre anni non è stato trovato il gestore del servizio integrato per tutta la provincia nonostante il comune di Messina si sia proposto non per velleità personali ma per capacità di gestione con il proprio gestore, l’Amam spa, che è una società privata a totale partecipazione pubblica come prevede la norma. Una scelta che non è stata presa in considerazione penso per motivi soprattutto politici, rispetto a una realtà che ha lavorato e sta lavorando bene. La mancanza di scelta rispetto all’assemblea dell’Ati ha prodotto un commissariamento che ha scelto autonomamente la tipologia di soggetto che dovrà gestire il servizio integrato. Il soggetto individuato è di natura pubblico-privata. Una volta deciso il soggetto il commissario ha posto all’attenzione dei comuni l’obbligo di votare lo statuto, non più la forma societaria che dovrà gestire. Oggi deliberiamo in un senso o in un altro su un atto propedeutico per una strada già tracciata. La società è composta dal 51 per cento dai 108 comuni, dal pubblico, e per il restante 49 per cento dal privato”.

Il direttore generale Salvo Puccio, nel corso della discussione, ha anche sottolineato che “il Consiglio comunale non avrà più il controllo sulle tariffe, come fa ora con Amam. Ma avrebbe il potere per una piccola parte, essendo 108 i comuni”. E poco dopo Puccio dichiara: “Il passaggio dei comuni a un gestore unico sarebbe catastrofico. Non esagero, perché ogni comune ha la sua realtà tra numero di utenti, debiti e crediti. Se non si è fatto in vent’anni evidentemente il problema c’è. Forse andavano aggregati prima i comuni più grossi e poi quelli di cinta, in un periodo dai tre ai quattro anni. Non è mai stato proposto”. Il no di Messina arriva dopo i voti contrari di altri comuni della provincia.

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