Cronaca

Metadone fatale a Messina, Grimaldi si difende

Il 49enne morto per overdose il 2 novembre scorso a Messina aveva in corpo molto più metadone di quello che l’amico arrestato per averglielo ceduto ha solitamente a disposizione. E soprattutto ne aveva assunto dell’altro, prima di incontrare “l’amico”, la sera della morte.

avv Nino Cacia

E’ quel che è emerso dai primi accertamenti sulla vicenda, come rivela l’avvocato Nino Cacia, difensore di Massimo Grimaldi, il 48enne in comunità da un mese con l’accusa di morte come conseguenza di altro reato e cessione di stupefacenti.

Grimaldi è stato interrogato dal giudice Monica Marino, assistito dal legale, che commenta: “Il Grimaldi ha risposto ampiamente e puntualmente alle contestazioni, permettendo di chiarire taluni aspetti della vicenda. In particolare, la quantità di metadone rinvenuto nel corpo del deceduto era decisamente maggiore di quella che settimanalmente veniva consegnata dal Sert al Grimaldi.
Sul tragico evento, pertanto, potrebbero avere influito fattori estranei alla condotte ascritta al mio Assistito” – s
piega l’avvocato Cacia, facendo riferimento al fatto che il 49enne averebbe assunto la sostanza ancora prima di incontrare Grimaldi, che gliene avrebbe comunque ceduta dell’altra.

“Inoltre– conclude Cacia – il metadone rinvenuto all’esito dell’esame istologico sarebbe superiore a quello nella disponibilità dell’indagato.”

Il legale non ha presentato istanze di liberazione né avanzato altre richieste al giudice, quindi Grimaldi per il momento rimane comunque nella comunità di recupero di Biancavilla, in stato di arresto.