Meteo: che tipo di ciclone sta nascendo sul Canale di Sicilia? Facciamo chiarezza

Meteo: che tipo di ciclone sta nascendo sul Canale di Sicilia? Facciamo chiarezza

Daniele Ingemi

Meteo: che tipo di ciclone sta nascendo sul Canale di Sicilia? Facciamo chiarezza

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mercoledì 27 Ottobre 2021 - 13:31

Sul Canale di Sicilia sta per svilupparsi un nuovo ciclone di tipo subtropicale

Ultimi aggiornamenti sul ciclone in sviluppo sul Canale di Sicilia

La piccola depressione subtropicale, con un minimo di appena 1009 hPa (qualcuno la spaccia già per un uragano, non sapendo che dentro un uragano la pressione scende sotto i 970 hPa), che ci ha interessato in questi ultimi giorni si sta allontanando sul mar Libico, su acque ancora calde. Sul Canale di Sicilia, a partire da stasera, si genererà un nuovo minimo di bassa pressione, che comincerà ad alimentarsi dal calore sensibile (aria calda) e latente (vapore acqueo) fornito dalla superficie marina. Questa struttura depressionaria nel corso della mattinata di domani si approfondirà, grazie al calo di pressione, nei bassi strati, prodotto dai forti temporali, in continua formazione nel tratto di mare fra Lampedusa e Malta. Il sistema di bassa pressione si troverà impossibilitato a muoversi verso est, ostacolato da un grosso anticiclone di blocco presente sul Mediterraneo orientale. Per questo stazionerà sui mari a sud della Sicilia, continuando ad “autoalimentarsi” dal vapore acqueo ceduto (per inerzia termica) dalla calda superficie del mare.

Ad est di questa circolazione è presente un esteso flusso di aria calda e molto umida, sullo Ionio, che ruota attorno la piccola depressione, iniettando al suo interno un bel po’ di calore, che difatti l’ha fatta evolvere in un sistema di bassa pressione subtropicale, ossia circondato, in modo asimmetrico, da vari temporali, senza alcun fronte freddo o fronte caldo che ne delinea il carattere extratropicale (tipico delle depressioni delle nostre latitudini).

Quest’aria calda e umida, entro la serata di domani, spingendosi verso la Sicilia, incontrerà i rilievi (Iblei, Etna, Peloritani, Aspromonte) che costringono quest’ultima a salire verso l’alto, condensandosi e producendo nubi e precipitazioni sparse, particolarmente insistenti sulle zone ioniche, dove purtroppo si verificheranno nuovi disagi, di carattere idraulico e idrogeologico.

La zona di Messina anche stavolta sarà interessata in modo meno significativo, nella giornata di venerdì, grazie all’Aspromonte che farà da schermo, sia ai forti venti orientali che ai temporali più intensi. Qualche pioggia più significativa si potrà vedere nel corso di venerdì pomeriggio/sera, fra il capoluogo e la costa tirrenica, quando i venti ruoteranno più da N-NE e Nord. Nella zona ionica, da Ali fino a Giardini, bisognerà fare molta attenzione alle mareggiate da E-SE ed Est in uscita dal quadrante nord di questo ciclone. Sulle coste ioniche potranno entrare treni d’onda alti più di 4 metri che potranno provocare fenomeni erosivi notevoli, oltre a rischiare di fare da “tappo” ai deflussi delle principali fiumare che saranno in piena.

Sta davvero arrivando un uragano mediterraneo?

Si tratterà di una comunissima depressione subtropicale, meglio nota con il termine di “TLC” (“tropical like cyclone”), come tante già viste negli ultimi anni. Il minimo, che non dovrebbe scendere sotto i 998 hPa non prima che si allontani sullo Ionio, ci porta ad escludere l’ipotesi di un “medicane”, come quello che nel settembre 2020 investì le coste greche e Corfù. Ma, quasi certamente, raggiungerà lo status di tempesta sub-tropicale, con venti medi sostenuti attorno l’occhio che potranno raggiungere gli 80-90 km/h. Per parlare di uragano dobbiamo avere venti mediati per minuti > 120 km/h, quindi immaginate un po’ voi cosa significa.

Ancora oggi quando si parla di “TLC” (“tropical like cyclone”) spesso si fa parecchia confusione, specialmente quando questo tipo di sistemi vengono associati ai tradizionali cicloni tropicali. Alcuni siti meteo, o peggio giornali, per ragione di click e pubblicità, addirittura si mettono a spacciare dei comuni cicloni mediterranei per uragani, invece di informare, in modo semplice e diretto, i cittadini su come comportarsi durante questi fenomeni meteorologici estremi, evitando così che fatti, come quello di Catania, possano, in futuro, evitare di provocare vittime. Peraltro l’evento di Catania è da ricondurre ad una linea di convergenza venti, fra grecale e scirocco, che per oltre 6 ore ha sostato nel tratto di mare davanti il Golfo, generando continui annuvolamenti e precipitazioni (fino a 200 mm in 6 ore) che si sono dirette verso la città etnea. La piccola depressione mediterranea non ha avuto un ruolo “attivo”, trovandosi a oltre 300 km di distanza.

La fase in cui un “TLC” si stacca dalla perturbazione principale, isolandosi in maniera autonoma sopra le calde acque superficiali del Canale di Sicilia

Differenza fra “TLC” e cicloni tropicali

L’unica vera differenza fra i “TLC” mediterranei e i tradizionali cicloni tropicali atlantici sta nella loro origine e nel meccanismo che ne determina il rapido approfondimento in mare aperto. In molti casi i “TLC” non sono altro che delle tempeste “ibride” che presentano marcate caratteristiche sub-tropicali, caratterizzati da un’attività convettiva (nubi temporalesche) “asimmetrica” e da un “cuore caldo” ben visibile nei medi e bassi strati dell’atmosfera. In alcuni casi però può capitare che la convezione attorno il nucleo centrale possa divenire particolarmente profonda, tanto da fare spiraleggiare il sistema sempre più velocemente, assumendo una struttura sorprendentemente simmetrica, con un perfetto “anello di convezione”, composto da nuvole torreggianti, che si chiudono a riccio attorno l’occhio centrale.

Ma a differenza dei tipici cicloni tropicali nei “TLC” lo scoppio dell’attività convettiva, che può avvenire pure sopra mari tutt’altro che caldi per mantenere un ciclone tropicale (+20°C +21°C), viene prodotto dall’afflusso in quota, sopra la circolazione depressionaria, di aria piuttosto fredda, con valori non adatti a processi ciclogenetici tropicali. Difatti in questo caso è proprio questo afflusso di aria decisamente più fredda in quota ad innescare la profonda ciclogenesi sub-tropicale, che poi riesce ad evolvere in un autentico ciclone tropicale.

Esempio di un ciclone subtropicale mediterraneo in formazione sul Canale di Sicilia

Come si formano questi cicloni subtropicali?

Questo flusso di aria fredda, soprattutto fra media e alta troposfera, determina una significativa intensificazione dei moti convettivi (correnti ascensionali) interni alla circolazione depressionaria. L’intensificazione di queste correnti ascensionali (prodotta dall’inasprimento del “gradiente termico verticale” e del “gradiente igrometrico”), contribuisce a riempire il nucleo depressionario di aria piuttosto calda e molto umida, fino ai medi e bassi strati, iniziando a creare un cosiddetto “warm core”, con temperature di oltre i +2°C +3°C (se non pure più) rispetto all’ambiente circostante.

La presenza di un nocciolo depressionario, a circa 5000 metri, ancora a prevalente carattere freddo, può inizialmente illudere sulla possibile ibridazione, tanto da far apparire il sistema, già con caratteristiche tropicali, in un comune ciclone extratropicale (sotto l’aspetto del processo dinamico). Ma non è così, visto che il processo di trasformazione (da “baroclino” a “barotropico”) può risultare molto complesso, tanto da rendere quasi indeterminabile il tipo di sistema in evoluzione.

Durante questa fase il ciclone ha cominciato ad avviare la cosiddetta “tropical transition”, ossia l’evoluzione da un sistema ciclonico “baroclino”, in un sistema “barotropico”, con un minimo depressionario molto profondo, consolidato sia al suolo che in quota, nel medesimo punto lungo tutta la verticale. Ma prima della trasformazione in un sistema depressionario di tipo tropicale, nella fase di ibridazione, i flussi convettivi di calore sensibile (aria calda) e latente (aria umida) in ingresso nel vortice ciclonico devono dominare sulle altre correnti, riempendo quest’ultimo di aria calda e molto umida che innesca il processo di “autoalimentazione”, tipico dei cicloni tropicali.

Il medicane Qendessa che nel novembre 2014 transito a sud della Sicilia, investendo Malta con venti fino a 150 km/h

Una volta riempitosi di aria calda e molto umida, questa enorme quantità di energia termica incamerata dal piccolo ciclone favorisce la rapida formazione di enormi sistemi temporaleschi che cominciano a ruotare attorno al minimo di bassa pressione, ben riconoscibile dal tipico occhio centrale. Tutta questa energia potenziale viene trasformata in energia cinetica che produce un improvviso scoppio dell’attività convettiva (correnti ascensionali in rotazione vorticosa) attorno il centro della bassa pressione, comportando un notevole approfondimento di quest’ultima a seguito del calore latente sprigionato dalla condensazione del vapore acqueo messo a disposizione dalla calda superficie del mare.

In questo caso il ciclone diventa pienamente autonomo rispetto al contesto sinottico generale, prendendo la sua energia dal calore latente fornito dal mare. Di conseguenza la convenzione, forzata, esplode nel centro del sistema, il “gradiente barico orizzontale” (isobare fitte) attorno il ciclone si è rafforzato a dismisura, divenendo anche molto fitto, mentre i venti si sono intensificati improvvisamente fino a superare i 100-120 km/h, con veri e proprie bufere di vento, specie sul quadrante meridionale, che agevolano la formazione del tipico occhio del ciclone attorno le imponenti “torri temporalesche”, molto ben visibile dalle moviole satellitari.

Senza questo tipo di innesco dinamico in quota, rappresentato da un flusso di aria molto fredda e secca che dalla bassa stratosfera riesce a scivolare verso l’alta troposfera (“invasioni di aria stratosferica”), destabilizzando l’intera colonna d’aria, la formazione dei “TLC” e la loro successiva degenerazione in “Mediterranean Tropical Storm”, o più raramente in “Medicane” (uragani mediterranei), diventa quasi impossibile. Proprio per questo i “TLC” mediterranei possono nascere pure sopra mari freddi nel cuore della stagione invernale. Mentre un uragano, senza acque calde sopra i +27/28°C, non puo’ svilupparsi oltre lo stadio di depressione o tempesta tropicale.

2 commenti

  1. Grazie per l’esaustivo articolo.
    Al di là degli aspetti prettamente tecnici, ci sono alcune essenziali e comprensibili informazioni che servono ad esorcizzare quanto i cercatori di click, anche siti autorevoli (?), stanno mettendo in giro.
    Inoltre mi piacerebbe conoscere l’autore del vocale WhatsApp che gira da ieri sera seminando panico nelle persone più facilmente impressionabili…

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  2. Come sempre molto chiaro e tecnico…..creare allarmismi non serve a nulla se non a chi ha un tornaconto……
    speriamo solo che non faccia altri danni gia’ siamo stati castigati auguriamoci che non succeda nulla di drammatico.

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