Quando la realtà somiglia a un film. Nel provvedimento d'arresto di Nucifora i dettagli dell'omicidio di Furci Siculo
MESSINA – Due colpi in faccia, poi altri colpi alle gambe e all’addome, una volta che Pippo Catania era a terra. “Non mi ricordo quanti”, ha detto Tanino Nucifora rispondendo alle domande del giudice Claudia Misale, durante l’interrogatorio di garanzia avvenuto ieri dopo l’omicidio di Furci Siculo di lunedì scorso.
Una vera e propria esecuzione: un colpo di doppietta per centrarlo, altri colpi per scaricare la propria rabbia, assicurato che fosse morto. Poi il fucile sbattuto a terra, a casa. Infine la drammatica confessione a moglie e figlie: “L’ho ucciso, sto andando a costituirmi ai carabinieri”.
Così l’ex commerciante di Roccalumera ha ricostruito l’omicidio del suo amico fraterno, il sovrintendente di Polizia in quiescenza compagno di caccia, di partite a carte, padrino e testimone di nozze. Una vita insieme, stroncata da una fatale rivelazione e da quei colpi di fucile, secondo gli inquirenti sparati con crudeltà. Per questo da oggi Nucifora è in carcere su ordinanza firmata dal Giudice per le indagini preliminari Claudia Misale, che ha contestualmente convalidato il fermo e che lo accusa di omicidio aggravato dalla crudeltà appunto.
Scene da un omicidio
Dalle pagine del provvedimento d’arresto emergono i particolari di quella drammatica sera, nel racconto dell’assassino. Riga dopo riga, le immagini di quelle che sembrano le scene di un filma stile “Il Padrino”, peraltro girato anche nella vicina Savoca, invece si tratta della vita reale. Si tratta degli ultimi istanti di vita di un uomo. “L’ho visto sul lungomare, sono andato a casa e ho preso il fucile, sono tornato e gliel’ho puntato al viso, rinfacciandogli la verità che avevo appena scoperto. Come hai potuto? Gli ho chiesto. Ma lui non rispondeva. Gli ho sparato due colpi in faccia, poi altri quando era a terra, non mi ricordo quanti”.
Il dramma di una famiglia
Così, in sintesi, confessa Nucifora, che non si è fermato malgrado accanto a Catania ci fossero altre persone, invitate ad allontanarsi, mentre lui imbracciava il fucile e lo puntava contro l’ex poliziotto. Poi, a casa, un’altra scena da film: dopo aver sbattuto il fucile a terra lo ripone nella fuciliera, racconta tutto alla moglie e alle figlie. Una di loro sviene, lui la invita a riprendersi perché “devi venire a trovarmi in carcere”. Quindi esce e si presenta ai carabinieri per costituirsi.
I prossimi passi dell’inchiesta
L’inchiesta sembra già a un punto netto, fermo. Invece il prosieguo giudiziario della vicenda è tutto ancora da scrivere. Con l’accusa di omicidio aggravato dalla crudeltà per Nucifora sembra arduo evitare l’ergastolo. Ma il difensore, l’avvocato Gianni Miasi, è già a lavoro per assisterlo al meglio.
Intanto la Procura aspetta gli esiti dell’autopsia, effettuata ieri pomeriggio dalla professoressa Elvira Ventura Spagnolo. L’incarico affidatole dal sostituto procuratore Roberta La Speme e dall’aggiunto Vito Di Giorgio è articolato: i pubblici ministeri vogliono infatti capire quale colpo è stato mortale, quanti ne sono stati sparati con esattezza (almeno quattro, secondo i primi rilievi, solo tre però sono forse andati a segno), a quanta distanza e con quanto lasso di tempo tra uno e l’altro. Catania era già a terra, quando è stato colpito successivamente? E’ stato colpito solo davanti? Sono questi gli interrogativi che il dossier del medico legale dovrebbe colmare, ma ci vorranno almeno 60 giorni per completare l’esame.
L’addio all’ex poliziotto
Sabato, invece, è il giorno del funerale di Pippo Catania, che verrà celebrato alle 15.30 a Furci. La famiglia dell’ex agente si è affidata all’avvocato Antonio Scarcella, che ora attende le conclusioni dell’indagine. Da oggi, invece, Nucifora potrà ricevere le visite della sua famiglia, in carcere.

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