Migranti. "L'integrazione è la via giusta ma c'è ancora troppo sfruttamento"

Migranti. “L’integrazione è la via giusta ma c’è ancora troppo sfruttamento”

federicamorabito

Migranti. “L’integrazione è la via giusta ma c’è ancora troppo sfruttamento”

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giovedì 27 Aprile 2023 - 09:00

La situazione degli immigrati, dei richiedenti asilo, dei minori a Reggio Calabria. Risponde l'avvocato reggino Francesco Nucara

REGGIO CALABRIA – Sono in tanti a cercare una nuova vita in Italia. Arrivano dal Marocco, Ucraina, Nigeria, Georgia, India, Romania, Tunisia, Mali, Repubblica Domenicana, Moldavia. Povertà, guerra, persecuzione, sono solo alcuni dei motivi che spingono i migranti a cercare salvezza in Italia, ma quello che trovano non sempre è accoglienza e condizioni di vita migliori. Ma qual è la situazione degli immigrati, dei richiedenti asilo, dei minori a Reggio Calabria?

Il centro di ascolto

Un quadro della situazione ce lo offre l’avvocato Francesco Nucara che da ormai 20 anni svolge la sua attività presso il centro di ascolto diocesano “Monsignor Scalabrini”, presso la parrocchia Sant’Agostino, fornendo gratuitamente la prima consulenza.

In Italia non sempre le condizioni sono migliori

“Spesso mi trovo di fronte a storie difficili, storie di violenza, che si perpetuano nel nostro Paese – afferma Nucara-. Non sempre queste persone in Italia trovano condizioni di vita migliori. Mi è capitato di trovarmi di fronte donne che, contrariamente a quella che è la percezione generale, sposano italiani e vengono soggiogate e sfruttate, trattate comunque, seppur mogli, come delle colf da mariti che le tengono in casa, approfittando del loro stato di bisogno. Una situazione che pregiudica la loro dignità di persone, costrette anche a sopportare relazioni adulterine e, a volte, violenza fisica”.

I casi di discriminazione non sono tantissimi presso il centro di ascolto, ma capitano delle storie che colpiscono, soprattutto quando coinvolgono dei minori.

Bambini non accettati a scuola

“Una situazione che mi ha particolarmente colpito – prosegue l’avvocato – riguarda una giovane coppia con bimbi, arrivata in Italia ad anno scolastico iniziato e, non avendo a disposizione mezzi di trasporto, ha tentato di iscrivere i propri figli presso una scuola vicina, trovandosi di fronte al rifiuto del dirigente scolastico. Non avendo altra scelta si sono rivolti al centro di ascolto per chiedere aiuto. Ogni mediazione è stata inutile adducendo, il dirigente dell’istituto, la motivazione relativa all’assenza di posti disponibili. Siamo stati costretti a rivolgerci al Tar – conclude Nucara – che ha disposto l’iscrizione coattiva avendo noi documentato che, in realtà, le disponibilità c’erano”.

Ma come è cambiata la situazione in questi 20 anni rispetto agli immigrati? Quali sono le difficoltà maggiori che incontrano dal punto di vista legale o sociale?

Qualche anno fa erano molti gli avvocati che rifiutavano nei loro studi gli immigrati

“La percezione e l’atteggiamento da parte della gente, della società, sono certamente migliorati, perché ormai, anche se non vale per tutti, siamo abituati e vedere persone come noi, ma di colore diverso o religione musulmana. Ormai è all’ordine del giorno. Venti anni fa – racconta l’avvocato Nucara – non era così, gli immigrati venivano guardati con sospetto, in particolare nel periodo del drammatico attentato alle torri gemelle, tempi in cui il musulmano era visto come integralista, terrorista; c’era molto timore. Ricordo che all’epoca erano molti gli avvocati che rifiutavano nei loro studi gli stranieri, soprattutto non comunitari. Oggi ci sono anche più opportunità di lavoro per loro. Certo, a Reggio almeno, si tratta di lavori manuali e di fatica, come badanti, operai edili, che sono le categorie principali d’impiego. In questi ambiti sono ben accettati, anzi, graditi, ma la popolazione reggina non è pronta a vedere un migrante come dirigente amministrativo o d’impresa. Credo, inoltre, che la situazione al Sud, dove gli episodi di microcriminalità sono veramente rari, sia ancora migliore per loro, perché questo ci aiuta a non percepire l’immigrato come una minaccia”.

Lo sfruttamento dei migranti e la concorrenza sleale

Ma quali sono le principali difficoltà per chi viene in Italia? “Certamente lo sfruttamento da parte del datore di lavoro. Ci sono molte imprese serie che regolarizzano i propri dipendenti, indipendentemente dalla provenienza, altre che li sfruttano, approfittando del fatto che sono irregolari, per dare loro una miseria, creando, così, anche una concorrenza sleale con gli italiani. Si genera anche un danno al lavoratore, privandolo dei diritti e non consentendogli l’inserimento nel nostro Paese, e all’economia stessa. Insomma, siamo più accoglienti perché ci conviene. Poche badanti ricevono il Tfr, per esempio. Al termine del rapporto contrattuale vengono cacciate via, ma per fortuna qui i magistrati del lavoro sono attenti e approfondiscono l’attività istruttoria”.

La crescita del Paese

Ci parla di un cambiamento di mentalità l’avvocato Nucara, un cambiamento necessario che favorisca l’inserimento di persone che non delinquono, che non vogliono restare ai margini, ma che chiedono allo Stato di potersi inserire e di contribuire alla crescita del nostro Paese con il loro lavoro. L’emersione del lavoro nero rappresenta un’occasione di inserimento e crescita per i migranti ma anche per l’Italia.

Il calo delle nascite e la possibile soluzione

“La nuova frontiera del futuro è far venire in Italia chi è straniero per corsi di formazione e orientamento al lavoro. L’esigenza viene ad essere individuata perché abbiamo calo pauroso delle nascite, le più basse dall’Unità d’Italia ad oggi. L’età media si alza – afferma ancora – e si pone il problema delle pensioni. Gli extracomunitari sono in età giovane e c’è bisogno di loro perché l’Italia non può sostenere sé stessa. Quindi si apre uno spazio sempre maggiore per una nostra necessità, al di là dei profili etici”.

La nostra cultura per l’integrazione

“Per realizzare un vero Paese cosmopolita, insomma, si deve avviare un percorso importante di integrazione culturale. La cultura occidentale – ancora Nucara – ha molto da dare, la maggior parte è gente disperata e che non ha fatto percorsi di studi nel Paese di origine. È raro incontrare persone con un’identità già sviluppata, per cui l’Italia potrebbe divenire per loro culla di cultura. Siamo espressione della Magna Grecia, portiamo avanti la concretezza che deriva dall’essere figli dei romani, quindi abbiamo tanto da dare, realizzando un’integrazione efficace per noi e loro”.

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