Morta per l'ospedale che non c'è: Lorenza Famularo poteva essere salvata

Morta per l’ospedale che non c’è: Lorenza Famularo poteva essere salvata

Alessandra Serio

Morta per l’ospedale che non c’è: Lorenza Famularo poteva essere salvata

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giovedì 11 Maggio 2023 - 08:00

Svolta nel caso della giovane morta nel 2020 e diventata simbolo della lotta per salvare l'ospedale di Lipari

MESSINA – Forse visite più accurate non avrebbero portato ad una diagnosi tempestiva di embolia polmonare. Però un corretto accesso al pronto soccorso avrebbe sicuramente dato il via ad un percorso terapeutico che avrebbe offerto più chance di cura e diagnosi. I medici non sono perciò incolpabili della morte di Lorenza Famularo, l’ospedale di Lipari sì.

E’ alla svolta la vicenda di Lorenza. Mentre gli investigatori stringono gli accertamenti, portando avanti il profilo penale su input della Procura generale, ci sono novità anche sul piano civile.

Sono arrivate infatti le conclusioni dei medici Gaetano Signorello e Giovanni Crisafulli, incaricati dal Tribunale di Messina di approfondire la vicenda della giovane di Lipari morta appunto di embolia polmonare dopo cinque giorni di andirivieni dalla struttura sanitaria delle Eolie. Vicenda diventata caso simbolo della lotta degli isolani per salvare il presidio dal continuo depotenziamento.

La causa

La consulenza dei due periti è stata depositata agli atti della causa per ottenere il risarcimento del danno, intentata dalla famiglia di Lorenza, assistiti dagli avvocati Nunzio Rosso, Vincenzo La Cava e Francesco Saija. Adesso i consulenti delle controparti hanno circa due settimane per depositare a loro volta loro controdeduzioni, poi i periti del Tribunale depositeranno il dossier conclusivo definitivo. Intanto, però, le conclusioni sembrano chiare e sono dirompenti.

Il mancato triage al Ps

L’embolia polmonare è una malattia difficilmente diagnosticabile, ammettono i medici. Però: “E’ attendibile ritenere che sia il mancato accesso al Pronto Soccorso dell’ospedale di Lipari all’epoca della presentazione della paziente in data 14 agosto sia il mancato ricorso allo stesso Pronto Soccorso in epoca successiva ha verosimilmente condizionato negativamente tutta la storia clinica della Sig.na Famularo. Infatti anche se difficilmente nel primo accesso al Pronto Soccorso, stante la sintomatologia ancora abbastanza aspecifica della paziente, si sarebbe potuti arrivare alla diagnosi di embolia polmonare, purtuttavia si sarebbe potuto indirizzare la paziente ad un ricovero ospedaliero per osservazione clinica ed accertamenti od ad una dimissione protetta con successiva rivalutazione.”

7 giorni di inutili accessi all’ospedale e le “lotte” per essere visitata

La tragedia di Lorenza si consuma infatti in 7 giorni: al ripresentarsi dei primi dolori acuti, la ragazza va al pronto soccorso ma viene rinviata a casa senza triage. Niente triage e neppure valutazione documentata anche ai successivi accessi. E anche per una successiva visita, non documentata, è servita l’insistenza di un parente su un medico che si è prestato. Soltanto il 22 agosto, e soltanto per insistenza di un parente presso il cardiologo, soltanto reperibile, Lorenza viene visitata in maniera completa e le vengono infatti prescritti successivi e puntuali approfondimenti diagnostici. Troppo tardi: Lorenza si accascerà a terra, senza forze, quella sera stessa.

Visitata, Lorenza poteva essere curata

Per questo se l’operato dei medici non è censurabile in relazione alla morte di Lorenza, certamente lo è la struttura ospedaliera, per il mancato triage, scrivono i consulenti del Tribunale: “In tutta questa tristissima vicenda sembra emergere la difficoltà di accesso all’assistenza sanitaria da parte della defunta e più in generale una limitata capacità di risposta del servizio sanitario di Lipari (…) In caso di ricovero, dapprima in P.S. e poi eventualmente in reparto, non è escludibile, anzi è probabile, che nonostante le confermate difficoltà diagnostiche proprie della “anomala” sintomatologia si potesse iniziare un percorso diagnostico, pervenire ad una esatta diagnosi e procedere ai giusti provvedimenti terapeutici che avrebbero salvato la vita alla paziente, con probabilità sufficientemente elevate”, concludono Signoriello e Crisafulli.

Un caso ancora aperto

Sul piano penale, intanto, va avanti l’istruttoria della Procura generale di Messina sul caso. Il Pg Costa ha avocato l’indagine penale, che la Procura di Barcellona voleva archiviare ed ha chiesto alla polizia giudiziaria dei Carabinieri di approfondire tutti gli aspetti della tragedia. Gli accertamenti vanno avanti a tamburo battente con l’acquisizione di documentazione e l’audizione di moltissimi testimoni. Due i camici bianchi inizialmente iscritti nel registro, che secondo gli inquirenti del Longano non hanno responsabilità penali nel decesso. Il quadro però adesso potrebbe cambiare.

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