Preoccupa il dissesto di Castell’Umberto. Ardizzone: «Intervenga il governo regionale»

Preoccupa il dissesto di Castell’Umberto. Ardizzone: «Intervenga il governo regionale»

Preoccupa il dissesto di Castell’Umberto. Ardizzone: «Intervenga il governo regionale»

venerdì 09 Aprile 2010 - 08:18

Il deputato Udc critico: «Le frane si susseguono nel silenzio, sembra che l’emergenza in Sicilia non faccia più notizia». Riproponiamo la relazione del prof. Ortolani sugli smottamenti del comune messinese e in particolare di Contrada Sfaranda

«Nel comune di Castell’Umberto, nel messinese, si susseguono frane nel silenzio più assoluto. Nei giorni scorsi uno smottamento ha provocato l’evacuazione di quasi cento persone dalle proprie abitazione. A questo si aggiunga che un’intera scuola è stata sgomberata nei mesi scorsi e da allora gli alunni non vi hanno più fatto ritorno». A denunciarlo è Giovanni Ardizzone, deputato regionale dell’Udc e vicesindaco di Messina, in seguito al sopralluogo effettuato ieri a Castell’Umberto. «Sembra – aggiunge – che l’emergenza in Sicilia sia diventata questione ordinaria tanto da non fare notizia e, quindi, da passare inosservata anche per le Istituzioni. Chiedo un intervento concreto del governo regionale per far fronte alle difficoltà del comune messinese».

Proprio sulla situazione di Castell’Umberto avevamo pubblicato, tre giorni fa, la prima relazione redatta dal prof. Franco Ortolani, ordinario di Geologia e direttore del dipartimento di Pianificazione e Scienza del Territorio dell’Università di Napoli Federico II, realizzata col contributo del geologo messinese Carmelino Mondello. Nella relazione, che riproponiamo integralmente, viene messo in risalto il tema specifico del dissesto di Contrada Sfaranda nel comune di Castell’Umberto.

«Secondo l’istituto di scienze dell’atmosfera e del clima (Isac) del Cnr l’inverno appena trascorso ha visto precipitazioni superiori alla media del 39%: questo valore pone la stagione passata al 23° posto nella graduatoria degli inverni più piovosi degli ultimi 2 secoli. In Sicilia le precipitazioni sono state superiori almeno al 25% rispetto alla media. Come sempre avviene quando piove molto, le colline si sgretolano, strade e paesi scivolano a valle. Centinaia di frane lente stanno ancora sconvolgendo in questi giorni la Sicilia. Le frane simili a quelle che stanno interessando San Fratello e Castell’Umberto coinvolgono uno spessore di substrato che può raggiungere i 10-30 metri; il loro inizio è avvertito dai cittadini grazie a vistose deformazioni che interessano la superficie del suolo e di solito non causano vittime mentre i danni alle abitazioni, infrastrutture e alle culture sono notevoli. A volte determinano l’evacuazione prima, e l’abbandono poi, di centri abitati; le vie di comunicazione sono completamente sconvolte. E’ evidente che senza le precipitazioni piovose questi eventi non si verificherebbero; è pure chiaro che se non vi fosse la presenza dell’uomo sul territorio devastato, fenomeni simili non farebbero notizia. La Sicilia orientale, zona dei Nebrodi e Peloritani, è quella maggiormente devastata dalle frane, tra il Tirreno e lo Ionio; è l’area a maggiore piovosità dell’isola. Sinteticamente si evidenzia che l’Appennino meridionale per molti decenni è stato interessato da precipitazioni nettamente inferiori a quelle degli ultimi 15 mesi e mezzo che sono state particolarmente favorevoli per l’alterazione del substrato costituito da rocce prevalentemente argillose e metamorfiche come quelle del messinese.

Le condizioni climatiche influenzano in tempo reale gli equilibri della superficie del suolo; conseguentemente in queste decine di anni si è ispessito lo strato superficiale con scadenti proprietà geotecniche e sono peggiorate naturalmente le condizioni di stabilità di parte dei versanti. L’occupazione della superficie da parte dell’uomo è stata particolarmente attiva mediante la costruzione di edifici e strade e interventi vari che possono avere contribuito, localmente, a destabilizzare le precarie condizioni di stabilità di aree che già in passato erano state interessate da dissesti. L’incremento consistente delle precipitazioni piovose ha esaltato l’instabilità di gran parte dei versanti causando la rimobilizzazione di centinaia di frane. Tale evoluzione rientra nella naturale modificazione geomorfologica del territorio collinare e montano e determina, periodicamente, locali situazioni di crisi ambientale che si esauriranno o si amplieranno in relazione all’andamento pluriannuale delle condizioni climatiche. Il fenomeno franoso di Contrada Sfaranda nel Comune di Castell’Umberto interessa una vasta area già censita nel PAI come R4 (codice: 016-5CU-005); il dissesto si è riattivato a seguito delle abbondanti piogge. Il movimento gravitativo, manifestatosi in modo più evidente nel mese di Marzo 2010, non è altro che un processo annuo di riattivazione che coinvolge il versante e che perdura da tempo; esso è determinato dallo scorrimento differenziato gravitativo della coltre superficiale (di vari metri di spessore) che coinvolge manufatti e vegetazione. Il movimento è evidente sui manufatti dove si creano fratture con spostamenti verticali e laterali e sulla superficie del suolo dove si formano fessure e rigonfiamenti.

La causa principale che innesca i dissesti è rappresentata dall’acqua che imbibisce i terreni alterati di copertura non incastrati nel substrato. Interventi spesso non adeguati alle caratteristiche geomorfologiche e sismiche dell’area, naturalmente in condizioni di precaria stabilità, e la mancanza di sistemazioni idrogeologiche ed idrauliche dei versanti interessati dagli interventi umani favoriscono la periodica riattivazione dei fenomeni franosi. I rilievi eseguiti hanno evidenziato che sul versante ove si localizza il movimento franoso non è stata realizzata dall’uomo una adeguata rete di canali per la raccolta e smaltimento delle acque superficiali che si infiltrano nella coltre alterata alimentando la falda idrica che facilita i dissesti gravitativi. Un problema ricorrente riscontrato in tutte le aree interessate dai recenti dissesti è rappresentato dal fatto che i dissesti erano preesistenti e che è avvenuta una urbanizzazione non supportata da dettagliate indagini geologiche e geotecniche. Per quanto riguarda la Contrada Sfaranda si evidenzia che i dissesti che interessano vari manufatti sono ancora in evoluzione e che già nella fase attuale è indispensabile eliminare le infiltrazioni di acqua nelle fratture di superficie e realizzare una idonea regimentazione delle acque meteoriche.

Si sottolinea, ancora una volta, che vi è l’esigenza di acquisire le conoscenze geologiche, idrogeologiche e geotecniche, relativamente al territorio interessato dai fenomeni franosi, mediante l’esecuzione di indagini specialistiche, finalizzate alla ricostruzione del modello geologico-geotecnico tridimensionale del sottosuolo di specifico interesse anche in prospettiva sismica. Vanno stabiliti alcuni elementi di fondamentale importanza quali: spessore della coltre superficiale interessata dai dissesti; caratteristiche idrogeologiche della coltre superficiale; proprietà geotecniche della coltre e del substrato. Le deformazioni della superficie del suolo lungo tutto il versante in esame vanno attentamente monitorate in continuazione al fine di avere un quadro tridimensionale del fenomeno in atto. Ripetuti rilievi strutturali vanno eseguiti sui manufatti (muri, edifici, acquedotto, fognature) al fine di tenere sotto controllo gli aspetti strutturali più significativi al fine di garantire la sicurezza dei cittadini».

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