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Nino Germanà: Concordo con Salvini su tutto. Mission? Lega primo partito in Sicilia

Sì, anche a me avevano detto, vedrai che la gente non capirà la tua scelta. Invece ho scoperto che i miei elettori l’avevano fatta prima di me, continuo a ricevere telefonate di apprezzamento. E sono telefonate che vengono dal territorio, che per me è sempre stata l’unica voce che ho ascoltato. E poi, francamente, io concordo con Salvini su tutto, dalle posizioni sui migranti a quelle sulla legittima difesa. Là dove la Lega governa, amministra bene e con buon senso, vedi Trentino Alto Adige o Veneto”.

Sempre stato di centro destra

Nino Germanà, che nelle scorse settimane ha ufficializzato il suo passaggio alla Lega, quando gli viene detto cambiacasacca o “leghista” non si scompone. Anzi, dopo quasi un anno al gruppo Misto della Camera passato per lo più senza molto clamore, è pronto a ripartire, come nella sua “personalissima” zona gialla. “Mi si accusa di cambiare casacca? Io sono sempre stato nel centro destra. Le origini della mia famiglia sono state democristiane, poi quando la dc non c’è più stata io sono stato tra i fondatori di Forza Italia a Messina ed in provincia. Forza Italia prima e Pdl poi. Sono sempre stato eletto nel centro destra”.

Il divorzio Alfano-Berlusconi

Nel mezzo però, mentre era deputato regionale ci fu il divorzio di Alfano da Berlusconi, con Ncd, una decisione che portò l’allora delfino dell’ex premier a restare al governo con Letta e Renzi, salvo poi sparire dal panorama nazionale insieme alla sua creatura politica. A cascata, quando Alfano restò al governo anche gli alfaniani strinsero alleanze a livello regionale. E con il governatore Crocetta entrò in giunta Carlo Vermiglio (in tandem tra Germanà e D’Alia).

“I due risultati in Ncd”

All’epoca ho seguito Alfano sempre come scelta territoriale, e non nego mai quel periodo. Ero deputato regionale e sono riuscito a incidere tantissimo. Faccio solo due esempi: fusione Irccs-Piemonte e riapertura Museo Regionale. Nel primo caso, da deputato regionale ho sposato la causa con la ministra Beatrice Lorenzin, che era Ncd, ed insieme a Beppe Picciolo e Santi Formica siamo riusciti a realizzare un grandissimo risultato. Nel secondo caso grazie all’assessore Vermiglio abbiamo riaperto un Museo chiuso da un quarto di secolo. Quando poi però Alfano decise, nel 2017 di portare il nostro gruppo alle Regionali in coalizione con il centro sinistra ho detto no. E sono tornato a Forza Italia, non ho cambiato casacca io, sono loro che hanno cambiato coalizione”.

Il ritorno in Forza Italia

Germanà lasciò quindi Ncd che nel 2017 si presentò insieme ai centristi in Alternativa Popolare, entrò in una lista, quella di Forza Italia, con candidati pesanti sotto il profilo dei numeri. “Sono arrivato terzo, dopo Luigi Genovese e Tommaso Calderone, ma ho aumentato i miei consensi, passando dagli 8 mila e 500 agli 11 mila e 500, e sono risultato in Sicilia il decimo più votato. Il che significa che ci sono 60 deputati all’Ars che hanno preso meno voti di me ma sono lì”.

Il ritorno alla Camera

Pochi mesi dopo, alle Politiche di marzo 2018, Germanà viene eletto deputato alla Camera, ma le acque, in Forza Italia, sono sempre agitate, sia a livello nazionale che in Sicilia, tant’è che si registrano molti divorzi e ancora oggi tanti mal di pancia nei confronti di una gestione del partito, da parte di Miccichè, solo “miccicheiana”. Quindi la rottura con Forza Italia (peraltro oltre a Germanà vanno via in tanti, il gruppo si dimezza).

F.I. non si rinnova

Rapporti personali splendidi con Miccichè, ma non c’è stata alcuna attenzione nei confronti del mio gruppo da parte sua. Sono rimasto deluso. Sono passato al gruppo Misto ed ora sono alla Lega. Purtroppo Forza Italia è andata sempre più depotenziandosi. Berlusconi è un Maradona della politica, ma non ha mai voluto individuare un erede. Non ha rinnovato la classe dirigente e le conseguenze si vedono. E’ l’unico leader di partito che ha 85 anni. Ora i rapporti in percentuale si sono ribaltati. Prima era Forza Italia che guidava la coalizione, ora è il terzo partito, dopo Lega e Fratelli d’Italia. E’ un partito che non si rinnova”.

Il passaggio alla Lega

Nel frattempo la Lega in Sicilia è passata da un lungo commissariamento, ben 3 anni, affidato a Stefano Candiani, alla nomina dell’ex azzurro Nino Minardo, una storia politica da moderato ed un grande tessitore di rapporti. A lui è stata affidata la costruzione della struttura organizzativa nel periodo che porterà alle Regionali 2022 prima e alle Politiche del 2023.

Ho ritrovato tutti gli stimoli perché so che ho un partito solido alle spalle, una struttura organizzativa e ripeto, condivido tutto di Salvini. Quando era ministro ci sono stati meno sbarchi, meno naufragi e meno morti. L’accoglienza non può essere quello che vediamo oggi, morti, persone che annegano

Il governo Draghi

Quanto alla Lega nel governo Draghi il deputato messinese concorda con la decisione di Salvini, che pure sta prestando il fianco alla crescita di Giorgia Meloni che, solitaria all’opposizione si è trovata una prateria. “Salvini ha fatto una scelta saggia. Mi ha colpito il tratto umano di Salvini che è diverso rispetto a come appare in tv o nei social. Sarebbe stato facile stare all’opposizione ma ha messo prima gli interessi degli italiani. La pandemia è stato il peggior momento per l’Italia con il peggior governo possibile, quello del M5S. Adesso in 2 mesi si è visto il cambio di passo, siamo passati dalle primule di Arcuri ad una grande campagna vacciniale di Figliuolo”.

Obiettivo Lega 1°partito

Alle Regionali 2022 la Lega punta a far sentire la propria voce e sulla ricandidatura di Musumeci nessuno si esprime apertamente ma non è affatto scontata. L’obiettivo è arrivare con un centro destra unito. “In realtà l’obiettivo è far sì che la Lega sia il primo partito in Sicilia. Alle Europee del 2019 la Lega in Sicilia è arrivata al 21%, rispetto all’1% del 2014…..Dobbiamo aprirci al territorio e i presupposti ci sono tutti. Non penso ad altre alchimie elettorali”.

Quanto a Cateno De Luca terzo incomodo, Germanà spiega: “La sua forza è la sua coerenza, ma è un solista e per diventare Presidente della Regione servono molti più voti. A De Luca Messina deve sicuramente l’aver sollevato per la prima volta in modo forte e risoluto la questione del risanamento”.