Consapevolezza

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domenica 02 Dicembre 2012 - 19:50

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La settimana scorsa ho parlato di felicità in tempo di crisi, riferendomi ai mutamenti sociali ed economici che inevitabilmente, in modo più o meno indiretto, toccano le vite di tutti noi. Ho posto l’attenzione sugli effetti virtuosi che la crisi porta con sé nelle vite di chi è costretto a “fare di necessità virtù”. Ho ricordato che crisi, prima ancora che collasso di un sistema consolidato vuol dire separazione, scelta, giudizio. Lo Zingarelli recita anche: “rapido mutamento, in meglio o in peggio, del decorso di una malattia”. Crisi vuol dire scombinare le carte e rimettere tutto in gioco. Turbare un equilibrio al fine di trovarne un altro, come è nella natura di tutte le cose. È solo un momento di un processo, e prepara il terreno per il nuovo che verrà comunque, sia se contribuiamo a crearlo, sia se lo stiamo ad aspettare passivamente. Quando però si parla di crisi, i toni allarmistici che spesso usiamo fanno comprendere che per la maggior parte di noi crisi non vuol dire tutto ciò, ma si riduce a sinonimo di catastrofe, cioè di un cambiamento definitivo, in peggio. Catastrofe è il momento, nella tragedia classica, in cui si svela l’intreccio alla fine del dramma. Poi finisce tutto, tutti a casa. Dopo la catastrofe c’è il nulla. Questo modo di concepire il problema è, probabilmente, uno dei motivi per cui la crisi economica ha portato con sé un’impennata del tasso di suicidi. Si è catastrofizzata la crisi. Il mio intento nel parlare di ciò, ribadisco, non è sminuire il dolore, la fatica, la disperazione che il cambiamento forzato di un equilibrio di vita comporta. Il mio intento è ricordare che tutto ciò è momentaneo. E questo vale per le grandi come per le piccole crisi: la fatica, lo sconforto, il dolore passano. Quel che resta è un nuovo equilibrio, che durerà più o meno a lungo, ma che di sicuro non sarà eterno. Dopo una catastrofe c’è il nulla, dopo una crisi c’è ancora la vita. La prima “domanda utile” che a questo punto possiamo porci è: “voglio subire passivamente i cambiamenti che la vita mi porta, oppure voglio prendere il timone della mia vita e fare come il marinaio che sfrutta anche i venti non proprio favorevoli per raggiungere comunque la sua meta?”. Dobbiamo decidere se essere foglie al vento al cospetto delle piccole e grandi crisi della nostra vita, oppure se vogliamo incanalare in direzioni il più possibile a noi congeniali la loro spinta al cambiamento. Naturalmente ci sono delle cose che non possiamo cambiare e dobbiamo accettare: ci sarà tempo per parlare anche di questo. Adesso voglio focalizzare la nostra attenzione al cambiamento. Tutto è mutamento, anche il decidere di non voler cambiare è mutamento: se lo si decide, si è attivi nel conservare lo stato delle cose, non più spettatori passivi del corso della vita. La chiave essenziale per non comportarsi da foglia al vento, ma da marinaio è una: consapevolezza. E’ una parola apparentemente semplice, ma la distanza che passa tra il dire consapevolezza e l’essere consapevoli è il mare. Se avrete la voglia e la pazienza di imbarcarvi anche voi in questo viaggio, potremo insieme, settimana dopo settimana, colmare un po’ della distanza tra il dire e l’essere, quel tanto che basta ad aprirci nuove prospettive sui problemi di sempre. Vi aspetto la prossima settimana: inizieremo a scoprire insieme cosa vuol dire consapevolezza e come la si mette in pratica. Prima di salutarvi vorrei ringraziare le persone che mi hanno scritto, per la fiducia che mi hanno dimostrata: risponderò a tutti, ci metterò solo un po’ di tempo.

Psicologica è curata da Francesca Giordano, psicologa, laureata presso l’Università degli Studi di Torino, specializzanda presso la Scuola di Psicoterapia Cognitiva, Roma (SPC), Vicepresidente A.p.s. Psyché, “mamma di giorno” presso il nido famiglia Ohana.

Avvertenza: questa rubrica ha come fine quello di favorire la riflessione su temi di natura psicologica. Le informazioni e le risposte fornite dall’esperta hanno carattere generale e non sono da intendersi come sostitutive di regolare consulenza professionale. Le mail saranno protette dal più stretto riserbo e quelle pubblicate, previo esplicito consenso del lettore, saranno modificate in modo da tutelarne la privacy.

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