"Ceccati un amico buono i cussa". Due arresti per tentata estorsione mafiosa

“Ceccati un amico buono i cussa”. Due arresti per tentata estorsione mafiosa

“Ceccati un amico buono i cussa”. Due arresti per tentata estorsione mafiosa

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venerdì 03 Agosto 2018 - 06:56

Sono il 25enne Rosario Russo, di Castiglione di Sicilia, e il 36enne Francesco Confalone, di Malvagna, arrestato in Germania

Sono responsabili di tentata estorsione con l’aggravante del metodo mafioso. I carabinieri della Compagnia di Taormina hanno arrestato a Castiglione di Sicilia il 25enne Rosario Russo e, in Germania, coi canali di cooperazione internazionale di Polizia, il 36enne Francesco Confalone, originario di Malvagna ma residente nella repubblica tedesca. I due arrestati sono elementi di spicco del clanRagaglia-Sangani” di Randazzo, affiliato alla consorteria “Laudani”, egemone nella parte nord orientale dell'area etnea. L'operazione, denominata "Porto Franco" è stata svolta con l'uso di intercettazioni telefoniche e ambientali.

LE INDAGINI

Le indagini hanno preso origine da una denuncia, sporta nel febbraio 2016 presso la Stazione Carabinieri di Malvagna, dal responsabile di cantiere della società di Paternò che si era aggiudicata l’appalto pubblico (per un importo di 630mila euro) relativo ai lavori di completamento della circonvallazione di Malvagna. Aveva trovato una bottiglia di plastica contenente del liquido infiammabile, un accendino ed un biglietto recante una frase manoscritta in dialetto siciliano dal chiaro tenore estorsivo, "CECCATI UN AMICO BUONO I CUSSA” (letteralmente “CERCATI UN AMICO BUONO DI CORSA”), che era stata attaccata alla maniglia di una macchina escavatrice.

Come emerso dalle testimonianze, Russo e Confalone erano stati notati mentre si aggiravano nei pressi del cantiere in fase d'avvio. Dalle intercettazioni telefoniche e ambientali, i carabinieri hanno accertato il coinvolgimento dei due, che volevano imporre il pizzo. Per ottenere un incontro, ricorrevano a minacce e, all'occorrenza, all'uso della forza. Ma la vittima è sempre stata determinata a non cedere all'estorsione. Le minacce sono così aumentate fino al biglietto minatorio, che avrebbe costituito solo il punto di partenza. Gli accertamenti del Ris di Messina hanno stabilito che l'autore dello scritto fosse Russo.

L'AGGRAVANTE DEL METODO MAFIOSO

Gli indagati – si legge nel provvedimento del giudice – hanno agito in un contesto ambientale “…connotato dalla pervasiva presenza di consorterie criminali aduse ad imporre il giogo estorsivo alle imprese aggiudicatarie di rilevanti commesse pubbliche...” e “…conformando il proprio agire a canoni comportamentali ormai tristemente noti…ricorrendo ad atteggiamenti obliqui ed insinuanti e formalizzando la richiesta attraverso una formula idonea a evocare una modalità comunicativa tipicamente mafiosa”.

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