Chiesto il rinvio a giudizio per cinque indagati per le estorsioni di Cosa Nostra nel barcellonese

Chiesto il rinvio a giudizio per cinque indagati per le estorsioni di Cosa Nostra nel barcellonese

Chiesto il rinvio a giudizio per cinque indagati per le estorsioni di Cosa Nostra nel barcellonese

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martedì 14 Febbraio 2012 - 13:26

I sostituti della Dda Verzera e Cavallo hanno chiesto cinque rinvii a giudizio nell'ambito dell'operazione Sistema 2 per le estorsioni imposte da Cosa Nostra bercellonesi agli imprenditori che si aggiudicavano appalti pubblici. Il provvedimento riguarda due boss, un collaboratore di giudizio e l'ex presidente dell'Ance di Messina Carlo Borrella.

I sostituti della Dda Giuseppe Verzera ed Angelo Cavallo hanno chiesto cinque rinvii a giudizio per altrettanti indagati dell’operazione “Sistema 2” sulle estorsioni ad imprenditori costretti a pagare il pizzo alla famiglia mafiosa di Barcellona. La richiesta riguarda il reggente di Cosa Nostra barcellonese, Carmelo D’Amico, 40 anni, il boss dei “mazzarroti” Tindaro Calabrese, 37 anni e l’imprenditore catanese, Alfio Giuseppe Castro, da tempo divenuto collaboratore di giustizia. I tre furono arrestati il 6 aprile dell’anno scorso dalla Squadra Mobile. Il provvedimento ha raggiunto anche l’ex presidente dell’Ance Messina, l’Associazione dei costruttori edili, Carlo Borella per favoreggiamento aggravato di associazione mafiosa ed il geometra Biagio Raffa, ex dipendente dell’impresa “Demoter”. A D’amico, Calabrese e Castro la DDA contesta il reato di estorsione aggravata dal metodo mafioso, episodi avvenuti tra il 2007 ed il 2008 tra Villafranca e Milazzo. Le indagini scattarono grazie alle dichiarazioni di un imprenditore edile costretto a pagare il pizzo. Un vero e proprio sistema delle tangenti che i padrini di Cosa Nostra imponevano agli imprenditori che vincevano gare di appalti pubblici nella zona. Immediatamente venivano contattati dagli emissari del clan che li costringevano a versare la cosiddetta “messa a posto”. Ad esempio D’Amico e Calabrese, secondo l’accusa, imposero il pizzo all’impresa “Mediterranea Costruzioni” impegnata nei lavori di realizzazione del centro commerciale di Milazzo. Il titolare versava al clan 10.000 euro a Natale, Pasqua e Ferragosto. D’Amico avrebbe costretto a pagare tangenti anche alla Demoter di Carlo Borella che stava realizzando opere di metanizzazione a S. Lucia del Mela. Per nascondere le prove dell’estorsione D’Amico chiese ad un altro imprenditore di rilasciargli una fattura di 20 mila euro per il “nolo a freddo” dei mezzi. Ma anche Borrella è indagato nell’operazione “Sistema” in quanto nel corso dell’interrogatori, condotto dagli uomini della Mobile, negò di aver versato il pizzo a Cosa Nostra. Per il favoreggiamento dei boss D’Amico, Calabrese e Castro è indagato anche il geometra Biagio Raffa al quale viene contestata anche l’emissione di false fatturazioni per 20 mila euro

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