A tu per tu con Stefano Bollani, star della scena jazz

A tu per tu con Stefano Bollani, star della scena jazz

Claudio Staiti

A tu per tu con Stefano Bollani, star della scena jazz

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domenica 20 Novembre 2011 - 22:06

«No, non penso di fare niente di nuovo. Semplicemente, come molti musicisti oggi, riassemblo materiali già esistenti, solo che forse li riassemblo in maniera diversa. In cosa sono diverso rispetto ad Allevi? Non porto gli occhiali!»

Non poteva mancare nel cartellone della Filarmonica Laudamo, uno dei musicisti più amati dal pubblico, autentica star della scena jazz come Stefano Bollani. Libertà, fantasia, ironia e doti non comuni di comunicatore sono gli ingredienti essenziali di quel suo linguaggio in cui gli stilemi jazz e una tecnica prodigiosa si mescolano a reperti del repertorio classico, del rock, del folk e della canzone popolare. Poco prima del concerto “Piano solo”, con cui si è esibito Domenica 20 al Palacultura, Bollani è stato intervistato per Tempostretto.it

Con quale spirito ha preparato questo concerto?

Quando son da solo a esibirmi, vengo sempre all’ultimo momento, come vedi, non ho neanche provato il pianoforte perché mi piace non annoiarmi -io per primo- per cui arrivo e mi faccio sorprendere dal palco, dal pubblico. Tutto in tempo reale. Mi diverto così. Tant’è vero che non scelgo mai il repertorio, suono sul momento e il 90% è improvvisato, anzi un po’ di più (ride).

Quindi ogni sera è diversa dall’altra? Se veniamo ad ascoltarla in un’altra città cambia tutto…

Sì, esatto. Ma anche se facessi due serate a Messina… Nulla è preconfezionato perché non mi divertirei!

Lei come ha scoperto la sua passione verso la musica?

L’ho scoperta talmente presto che non me lo ricordo! Nel senso che a sei anni ho detto “Voglio fare il cantante”. Non ho musicisti in famiglia, per cui ho semplicemente detto che volevo fare il cantate e mi hanno indirizzato al pianoforte perché era uno strumento con cui avrei potuto accompagnarmi un giorno…

Come classificherebbe la sua musica?

Ah! Se potessi non la classificherei… Però, dovendo, diciamo che c’è molto jazz, perché l’idea dell’improvvisazione viene da quel mondo. L’idea che, ogni sera, il concerto sia diverso e che i brani siano solo un pretesto per inventarsi qualcos’altro… Non è poi così importante quello che suono, tant’è vero che non c’è scritto nel programma di sala e non lo decido prima, perché tanto è semplicemente qualcosa che utilizzo per giocarci insieme. Prendo un tema lo smonto, o rimonto, per poter fare qualcosa che nasce sul momento…

Quanto ha influito in lei il jazz?

Eh…! Tanto. È proprio la filosofia del jazz che è unica. Sia nella musica classica, che a me piace molto, che nel pop, la struttura è molto ferrea e precisa perché c’è una sorta di mania di perfezione, nel jazz invece il bello dell’improvvisazione è che, se vuoi davvero tirar fuori ciò che hai in te quel momento, devi accettare il fatto che può darsi che non sia perfetto, anzi non lo è affatto…

Che considerazioni ha tratto dall’esperienza televisiva di Rai 3, “Presenta Bollani”?

Che si può fare! Non me l’aspettavo neanche io, non se l’aspettava la rete, non se l’aspettava nessuno che andasse bene. Del resto l’orario scelto era della serie “non rischiamo troppo, mettiamolo a mezzanotte”. Infatti, se lo ripetiamo, lo rifaremo alle 11, pare, l’anno prossimo. Abbiamo scoperto, per esempio, che è stato più seguito di un talent show, quindi siamo stati tutti molto contenti. Certo, non è facile fare televisione. Nel senso che è molto più noioso che fare un concerto: bisogna scrivere il programma, ci sono le prove, gli ospiti, la conduzione. C’è molta più tensione…

Si è sentito a disagio rispetto al palco del teatro?

Devo dire di no, perché eravamo in diretta e col pubblico in studio… Sarei stato molto più a disagio se ci fosse stata una telecamera e non avessi avuto nessuno a cui rivolgermi, ma avendo il pubblico era un po’ come fare un concerto e parlare un po’ di più…

Si sente uno scopritore?

No, non penso di fare niente di nuovo. Semplicemente, come molti musicisti oggi, riassemblo materiali già esistenti, solo che forse li riassemblo in maniera diversa…

In cosa è diverso rispetto ad Allevi?

(ci pensa un attimo)… Non porto gli occhiali!

Stefano Bollani (Milano, 5 dicembre 1972) è un compositore e pianista jazz italiano. All'età di sei anni comincia a studiare pianoforte. Esordisce professionalmente a quindici anni. Dopo il diploma di conservatorio conseguito a Firenze nel 1993 e una breve esperienza come turnista nel mondo della musica pop (con Raf, Irene Grandi e Jovanotti, fra gli altri) si afferma nel jazz, collaborando con grandissimi musicisti sui palchi piú prestigiosi del mondo. Fra le tappe della sua carriera, fondamentale è la collaborazione iniziata nel 1996 – e da allora mai interrotta – con il suo mentore Enrico Rava, al fianco del quale tiene centinaia di concerti e incide ben tredici dischi. Il referendum dei giornalisti della rivista specializzata Musica jazz lo proclama miglior nuovo talento del 1998. Particolarmente fuori dai canoni risultano alcuni suoi lavori come La gnosi delle fanfole, nel quale mette in musica le surreali poesie di Fosco Maraini insieme al cantautore Massimo Altomare (1998); Nel 2006 l'editore Baldini e Castoldi Dalai ha dato alle stampe il suo romanzo La sindrome di Brontolo. È apparso come personaggio, col nome di Paperefano Bolletta, in due storie a fumetti del settimanale Topolino, rivista di cui e'stato ufficialmente nominato Ambasciatore. Ha condotto, insieme a Caterina Guzzanti, il programma televisivo Sostiene Bollani, andato in onda su Rai 3 in seconda serata, tra il 18 settembre ed il 23 ottobre scorsi. Piano Solo, il concerto con cui per ora è in tournée, è anche il titolo del primo CD a suo nome per la ECM.

2 commenti

  1. spero che chi ha intervistato Bollani non gli abbia davvero detto che la stupenda trasmissione dallo strepitoso titolo “Sostiene Bollani” su Rai3 si chiamasse invece, banalmente, “Presenta Bollani” …

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  2. No. Si è trattato solo di un refuso al momento della stesura dell’intervista.

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